6 giugno 2010
Ad Arcore, vigilia di Natale,
anno duemilacinque per la storia,
Silvio riceve un dono eccezionale:
un’intercettazione accusatoria
nei confronti del misero Fassino:
“Consorte, siam padroni di una banca!”
Sprofondato in poltrona l’omarino
per la grande emozione quasi sbianca
e promette a Favata, il donatore:
“La famiglia sarà grata in eterno!”
Per caso suo fratello è l’editore
del Giornale… Sei giorni ed è l’inferno:
“Fassino – sul Giornale – è un lestofante,
sono i Ds pien di farabutti,
non è vero che son anime sante,
sono mariuoli proprio come tutti!”
Non è trascritta l’intercettazione
e pertanto è illegale totalmente
ma se ne fotte Silvio, oggi campione
della privacy della brava gente.
E’ questa la denuncia che Favata
ha fatto al tribunale che ora indaga,
visto che la famiglia non fu grata.
Sui quotidiani tutti i dì dilaga
la legge che imbavaglia il giornalista
e che rende impotente il magistrato,
la legge target per il piduista
al traguardo oramai quasi arrivato:
fare in Italia tutto quel che vuole.
Per fermare il campione dei bugiardi
prorompe una proposta dalle gole:
“Cacciarlo a calci in culo!”… E’ sempre tardi.