L’Aquila, Italia Tragedia in quattro atti, atto secondo

15 agosto 2010

Il giorno dopo il sisma Silvio arriva:
prima di tante visite trionfali,
a caccia degli applausi e degli evviva
per la false promesse padronali:

“Affrontate la nuova vita in tenda
come foste in vacanza in un campeggio,
ma segnate la data sull’agenda:
entro settembre, fresche di tinteggio,

ci saran nuove case per voi tutti.
Nel frattempo la Protezion civile
penserà ai centri storici distrutti!”
Intorno a lui si muovon lunghe file

di senator, ministri, deputati
per star vicini al popolo aquilano.
Ai funeral singhiozzi disperati
squassano il rude petto del caimano

che promette: “Non resterete soli!”
E infatti porta i capi del G8
che, prodighi, promettono i piccioli
per una chiesa o un monumento rotto.

Poi se ne scorderan rapidamente,
imitando il bugiardo anfitrione.
Settembre arriva ed il presidente
va a L’Aquila per l’ìnaugurazione

di poche case in legno dei trentini
nonché di qualche alloggio sulle molle,
ma vanno ad abitarci ben pochini
e senza casa restano le folle.

I vecchi sradicati sulla costa
vivono tristi dì nelle pensioni,
per chi protesta è pronta la risposta:
“Questi sfollati rompono i coglioni!”

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