Canto XIII

Baffino di salvataggio

IV

Nella realtà il Berlusca è ormai finito
poiché sembra che tutto vada storto
e gli alleati l’abbiano tradito.
Casini è il primo a dire: “Il Polo è morto!”

Lo segue Fisichella: “E’ sbrindellato!”
C’è chi dice: “Vogliamo la Moratti,
visto che il grande capo va cambiato.”
Come boss altri nomi vengon fatti:

“Possiamo far Tremonti oppur Martino
o ancor Cossiga, l’ex picconatore,
se Silvio farà indietro un passettino…”
“Potrebbe fare l’amministratore,

sindaco diventare di Milano…”
Berlusca si difende e dice: “No,
Io dal potere non starò lontano!
Giammai di passi indietro ne farò!

Son stato premier, sono Cavaliere
ed i calzoni mai tirerò giù!”
Ma mentre nell’oblio sta per cadere,
arriva Baffo che lo tira su.

Un bolscevico, un rosso comunista
il caso del Berlusca prende a cuore
e molto prontamente scende in pista
a Silvio dimostrando grande amore.

A lui rivolto Massimo D’Alema
sussurra: “La salvezza s’avvicina
poiché t’appianerò ogni problema.
Silvio, risorgi, alzati e cammina!”

Berlusconeiea 282

Risorge Berlusconi e gli sorride,
contento di trovare un fessacchiotto
ch’è pronto ad affrontarlo in nuove sfide,
lui cacciatore e l’altro passerotto.

V

Si vedon Silvio e Massimo per mano
e la notizia fa grande scalpore,
vogliono insieme correre lontano
poiché fra loro è nato un grande amore.

Litigarelli come fidanzati,
lavoreran per darci le riforme,
nei giorni sì procedono abbracciati,
nei giorni no non salvano le forme

insultandosi in modi inverecondi,
poiché la Commission bicamerale,
che deve conciliar opposti mondi,
è un congegno davvero micidiale,

uno scambio d’inganni e concessioni,
un fiorir di bidoni e di bugie:
“Se tu zittisci i giudici cialtroni
che fanno ignominiose porcherie

sol per il fatto che m’hanno indagato,
concedo che sia eletto il presidente
con il voto del popolo sfigato
e non del Parlamento solamente.”

“Se tu il federalismo mi concedi,
consentirò ogni tipo di affarismi,
conflitti d’interessi e quanto chiedi
per farti i fatti tuoi con tutti i crismi.”

“D’accordo, separiamo le carriere,
ma in cambio non apriamo le prigioni.”
“Se men parlamentar tu vuoi avere,
io voglio meno giudici impiccioni.”

VI

Dopo ricatti, moniti ed avvisi,
dopo minacce e insulti devastanti,
han partorito infine i due Narcisi
un mostro fra il ludibrio degli astanti.

“E’ stato un bricolage delle riforme –
dice Giuliano Urbani inorridito –
e da un accoppiamento proteiforme
un ircocervo strano è scaturito!”

“Ci siamo incamminati per Parigi –
sarcastico commenta Achille Occhetto –
ma dopo non si sa quali prodigi
siam giunti ad Hammamet, bello scherzetto!

Cercando Mitterand siamo partiti
per poi trovar, ahimé, Craxi Bettino!”
A giungere a un accordo son riusciti,
ma Berlusconi è sempre birichino,

non gli basta ottenere un gran successo
poiché della Procura di Milano
ha da sempre un terribile complesso.
Colà lavoran senza far baccano

Borrelli, il grande capo e Boccassini.
Silvio sceglie di fare un ribaltone
prima che saltin fuori dei casini
e all’improvviso cambia direzione:

“Quel Massimo D’Alema è un gattopardo
e vuol con la riforma insufficiente
andare come un gambero al traguardo.
Bicamerale stop! Costituente!”

Il Cavaliere chiude lo spartito,
sullo spettacolo cala il sipario.
Il Pd, democratico partito,
riproverà col primo segretario

ad inciuciar con Silvio Berlusconi:
“Concordiam le riforme, Cavaliere!”
Rimedierà potenti sganassoni
ed un bel tot di calci nel sedere.

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