Pace all’anima sua

Calenda Granturismo.
(il Fatto Quotidiano, 25 agosto 2018)
Walter Veltroni, la costruzione dell’alternativa.
Non chiamiamoli populisti, contro questa destra estrema è l’ora di una nuova sinistra.
(la Repubblica, 29 agosto 2018)
Il Martina giramondo: ecco la pazza estate del segretario a tempo.
(il Fatto Quotidiano, 30 agosto 2018)
Nicola Zingaretti. “Meno Macron e più equità. Il mio Pd non sta con l’élite”.
(la Repubblica, 31 agosto 2018)
Pd, renziani contro Zingaretti.
(la Repubblica, 1 settembre 2018)

Pace all’anima sua

Ma il Pd che fine ha fatto?
Si è nascosto in qualche anfratto
delle grotte di Frasassi?
Nuota nel mar dei Sargassi?

E’ finito sulla luna?
Fa glu glu nella Laguna?
E’ caduto giù dal ponte?
In version camaleonte

ogni dì si mimetizza?
In Perù si riorganizza?
Trita ghiaccio in Patagonia?
Fa tisane alla begonia?

Si diletta in qualche alcova?
Lauto premio a chi lo trova.
C’è sol qualche capoccione
che anziché l’opposizione

fa casino coi colleghi
nel timor qualcun lo freghi.
Il più attivo è Zingaretti
che scansar vuol gli sgambetti

alla sua candidatura.
Sa già che la sua avventura
da eventuale segretario
sarà un ripido Calvario

poiché è legge del partito
che chi vince va punito.
Già sentenziano i renziani:
“Da Macron tien giù le mani

ché chi è contro Macron
non può che essere coglion!”
Renzi, ormai a tutti inviso,
fino ad or non ha deciso

che sarà del suo futuro:
ciò che è certo è che il figuro
farà più del consentito
per distruggere il partito.

Del Pd spunta in agenda
anche il caso di Calenda
che con perfido cinismo
un tour contro il populismo

in Italia ci promette
nonché alcune paginette
di un libercolo già pronte
su un repubblicano fronte:

proporrebbe nientemeno
che un novello Nazzareno
con la salma del caimano
per salvare l’italiano.

Per scansare la tregenda
del marpion Carlo Calenda
per fortuna c’è Veltroni,
il campion che dà emozioni.

Il partito ha rovinato
alla grande nel passato
con più d’una marachella:
ha travolto Mortadella

e ha azzerato la sinistra.
La sua storia non registra
che terribili disastri
ma con il favor degli astri

Walterloo fra noi ritorna
e la sua ricetta sforna:
“Il Pd si salverà
se sognare ci farà”.

Ma al risveglio la mattina
ci troviam Zero Martina,
il malfermo segretario
che ogni dì del calendario

va, in version consolatore,
nelle terre ove il dolore
ha colpito tanta gente:
a Bologna, ancor dolente

per la bomba del due agosto.
A Amatrice, ameno posto
poi distrutto dalla scossa.
Alla Taranto che affossa

le speranze cittadine
che il disastro abbia un dì fine.
Alla Foggia dei migranti
vittime dei lestofanti

dediti al caporalato.
A Catania ove lo Stato,
nelle vesti di Matteo,
chiuse il porto all’eritreo.

Alla Genova del ponte
dove ai fischi ha fatto fronte.
Alla critica Scampia.
La moral della poesia?

Il Pd è molto malato
e purtroppo vien curato
da fior di quaraquaquà
per cui presto morirà.

E Martina sarà lì,
alle esequie del Pd
per concludere la storia.
Con un Pater, Ave e Gloria.

blog MicroMega, 6 settembre 2018

Il cialtrone di Pontida

In viaggio tra i tifosi di Salvini. Selfie e baci sognando il Salvatore.
Da Catania a Pontida il ministro cerca il contatto fisico e i fan apprezzano.
“Hai la pancia ma sei un bell’uomo” gli urla una siciliana.
C’è chi si preoccupa: “Devi riposarti”.
(la Repubblica, 18 agosto 2018)

Il cialtrone di Pontida

E’un trionfo ovunque vada,
su pei monti, per la strada,
nella piazza del paese,
dentro i bar, fuor dalle chiese

o nel prato di Pontida.
Dappertutto applausi, grida,
pacche, abbracci, invocazioni.
Dopo il Duce, Berlusconi

ed il puffo di Rignano
ora il popolo italiano,
mandria immensa di bovini,
vuole sol Matteo Salvini.

Il panzone pensionato,
il bulletto palestrato,
la matrona pettoruta,
la vecchietta linguacciuta,

la coppietta di borgata,
il pelato camerata,
la mammà con il bambino
il cafon con l’orecchino

in lunghissimo corteo
fanno il selfie con Matteo.
Chi alla fin l’ha conquistato,
pur se orribile, sfocato

e, purtroppo, veritiero
se lo guarda tutto fiero
e lo mostra soddisfatto
a chi ancor non se l’è fatto.

Con la sua aria gradassa
urla il Capitan Fracassa
e alla guerra santa invita:
“E’ la pacchia ormai finita!

Tutto è sotto il mio controllo,
di un millimetro non mollo
nel respingere i migranti!
Han finito quei furfanti

con le splendide crociere!
Via! Ed a calci nel sedere!”
Fra mozioni degli affetti
e carezze ai pargoletti

par l’imam di Gallarate
mentre spara altre cazzate:
“Star con voi per ferragosto
diventar mi fa più tosto

ed in vostra compagnia
sono pieno di energia
per difendere i confini!”
“Grazie d’esser coi bambini,

sono il sole ed il futuro!”
pigola il turpe figuro
mentre i genitor commossi
lacriman con gli occhi rossi.

Alla ‘ndrangheta si espande:
“Io la metterò in mutande,
finiran tutti in galera!”
Nella magica atmosfera

dalla mandria dei bovini
molti inneggiano a Salvini
come a un santo sull’altare.
“Capitan, fatti toccare!”

“Sei un bell’uom, pur con la pancia!”
“Con la man sfiorai la guancia
del campion sceso quaggiù!”
e…non se la lava più.

“Ama i bimbi, ama l’Ttalia,
è per questo che mi ammalia!”
“Alla ‘ndrangheta pon freno!”
“Prende l’autobus e il treno

proprio come tutti noi,
senza farsi i cazzi suoi!”
“Basta col galleggiamento,
Matteo vuole il cambiamento!”

“Finalmente un che decide
e fa superar le sfide
fino alla trionfal vittoria!”
La moral di questa storia?

Quando sei così coglione
da affidarti ad un cialtrone,
non ragioni ma fai il tifo
e alla fin tutto è uno schifo.

blog MicroMega, 30 agosto 2018

Calenda, chi?

Calende greche.
(il Fatto Quotidiano, 15 luglio 2018)

Calenda, chi?

Confindustria e la Ferrari
furon suoi primi arengari,
Montezemolo lo prese
per il buon politichese

nel team di Italia futura,
poi finì per sua sciagura
nel partito bocconiano
per dar a Monti una mano

nell’andare in fallimento.
Ma chi è tale portento?
Chi è quest’uomo da tregenda?
Il suo nom? Carlo Calenda.

Il curriculum di Carlo
era tal da proiettarlo
nel governo di Matteo
dove giunse all’apogeo

di ministro allo Sviluppo,
uno fra i miglior del gruppo
nel discendere la china
verso la final rovina.

Nel momento del collasso
per portare ancor più in basso
i tapini del Pd
meditò e poi disse: “Sì,

ne divento tesserato”,
l’unico che si è aggregato.
Il Pd non lo cagò
e Calenda si incazzò:

“Se nessun mi tiene in conto
ad andarmene son pronto”:
Si aspettava una sommossa:
“Finiremo nella fossa

se Calenda se ne va!”
“Del Pd che ne sarà?”
“Voglia Iddio che non s’involi
se no resteremo soli!”

“Carlo è ormai come una droga!”
Ma nessun piange e si sfoga,
nessun muove un sopracciglio,
nonostante il suo cipiglio.

Ma non se ne va Calenda,
vuol scansar la cosa orrenda
di un accordo con Di Maio:
“Quello sì sarebbe un guaio!”

Resta immobile il partito
di pop corn ben rifornito
per assistere al disastro
del bel trio giallo verdastro

Conte, Lega, Cinque stelle.
“Ne vedremo delle belle!”
Anarcoide sovranismo
li chiamò col suo lirismo

il Calenda di quei dì
che ”Ora andiam oltre il Pd!”
disse con far da stratega,
ma nessun fece una piega.

La sua mente scatenata,
offrì un’altra calendata:
“Un repubblicano fronte
intravedo all’orizzonte

per salvar questo partito!”
ma nessuno mosse un dito
a eccezione dei Savoia
che protestan: “Porca troia,

è un’idea proprio tremenda!”
Instancabile Calenda
corre come uno stallone
“Voglio entrare in Direzione

per mandar tutto in rovina
sotto l’ala di Martina!”
ma Martina, che follia!,
preferisce la Madia.

“Ma che Direzione è questa? –
con gran delusion protesta –
a me sembra un harakiri!”
La moral per gli elzeviri?

Crede d’essere il messia,
per mostrar la giusta via
predica, conciona, ciancia
ma è sol Renzi con più pancia.

blog MicroMega, 26 luglio 2018

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