Democratici e Progressisti

I politici amano la poltrona più del paese. (lettera)
(il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2017)
Dietro le finte scissioni non c’è alcun ideale. (lettera)
(il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2017)
“PDEXIT”, troppo pochi, troppo tardi.
(il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2017)

Democratici e Progressisti

La storia di un’intrepida scissione
è solo una mostruosa pagliacciata
che consente al ducetto fanfarone
e ai servitori della sua brigata
di rimettere il cul sulle poltrone
con una ignominiosa gazebata.
Uscire dal Pd quando al bulletto
i No! a milioni hanno fatto effetto

ed è più debole il suo progetto
è una mossa da poveri imbecilli.
Il dire: “Me ne vado, non aspetto”
mentre stanno crollando i suoi birilli,
è una rinuncia a fargli lo sgambetto,
è dare nuova forza ai suoi vessilli.
I Democratici e Progressisti
che si comportano da masochisti

sono in politica poveri cristi,
il tempo dell’addio è ormai passato.
Che facevano questi scissionisti
ai tempi in cui il Bomba assatanato
trattava al Nazareno coi forzisti
e in sintonia si era dichiarato
con Berlusconi fresco galeotto?
Quando sparì l’articolo diciotto?

Quando la Buona Scuola fu un casotto?
Quando lo Sblocca Italia fu approvato
e non ne fecero un quarantotto?
Quando l’Italicum fu strombazzato
la legge elettorale con il botto
che tutta Europa avrebbe scopiazzato?
Quando la madonnina Maria Etruria,
salita in cattedra con gran goduria,

partorì dal cervello fatto anguria
la rovina della Costituzione,
per la comunità tremenda ingiuria
grazie a un Senato da allucinazione?
Quando Verdini, di onestà penuria,
in maggioranza entrò con il cialtrone?
Quando noi soffrivam pene d’inferno
nel subire i soprusi del governo?

Quando Matteo con sorrisin di scherno
dei sindacati si prendeva gioco?
Quando la prescrizione, male eterno,
restò grazie a un ministro molto fioco?
Quando con Renzi era sempre inverno
e in ciel di sol se ne vedeva poco?
Quello era il tempo di fuggire via
e di salvare la democrazia.

Scoprire che il renzismo è una follia
oggi soltanto sembra tardi assai
e fa aumentare sol la compagnia
dei movimenti pien di parolai
che mostrano la rossa mercanzia
come fanno in vetrina i bottegai.
Non serve a nulla un gruppo macilento
che se va bene prende il tre per cento,

mentre il Pd si mette in movimento
e candida Emiliano e il prode Orlando
a segretario contro il boy portento.
L’uno che per il Che si va spacciando
e fa girar la lingua con talento,
l’altro ch’è il cocco di Giorgio il nefando.
Tre candidati che ci fan scappare,
anche Speranza ci poteva stare.

blog MicroMega, 1 marzo 2017

Il caso umano di babbo Tiziano

“Io denunciato per il mutuo a babbo Renzi”. Il consigliere fece un esposto in Procura.
Querelato dal padre di Lotti che concesse il mutuo.
(il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2017)
Il babbo di Renzi è indagato a Roma. Caso Consip. “Traffico di influenze illecite”.
(il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2017)
I pizzini che inguaiano papà Renzi e il suo amico.
(il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2017)

Il caso umano di babbo Tiziano

Col caso della Consip che s’ingrossa
babbo Tiziano sembra nei pasticci
e corre il rischio di scavar la fossa
a Matteuccio immerso nei bisticci
con chi ancor vuol cantar Bandiera rossa
e con i democristi fa i capricci.
Nel silenzio assordante dei giornali,
sempre impegnati contro i criminali

dei Cinque Stelle ed i loro sodali,
aspettando le azion dei magistrati,
parliamo dei trascorsi celestiali
di chi, sembrando il re degli sfigati,
possiede delle doti eccezionali
nell’equilibrio fra leggi e reati.
Grazie al cognato comunicatore,
Tiziano è diventato imprenditore

e di giornali fa il distributore.
Socio in affari è Matteo, il figliolo,
il qual nella Provincia si fa onore
e, Presidente diventato al volo,
cede le quote al proprio genitore,
diventando impiegato: non è dolo,
ma il suo babbo risparmia i contributi
che son dalla Provincia sostenuti.

Tutto legal, ma: “Stil, tanti saluti!”
Sono infiniti i trucchi del papà:
decide la Regione degli aiuti
con dei finanziamenti a società
gestite dalle donne? In due minuti
babbo Tiziano dal notaio va
e vende a moglie e figlie le sue quote.
Da Lotti padre poi lesto riscuote

del mutuo regional le banconote,
grazie alla garanzia della Regione.
Poi non si sa per quali strade ignote
vien Luca Lotti assunto dal ciarlone
fra coloro che fan girar le ruote
col culo sulle provincial poltrone.
Ottenuti i quattrin per le signore,
pensa bene l’astuto genitore

di diventar di nuovo imprenditore
e ricompra l’azienda di famiglia,
tradendo il patto col finanziatore.
Con i quattrin succede un parapiglia,
forse il padron ha fatto qualche errore,
forse qualcuno ha fatto gozzoviglia
e l’azienda va male, non ci piove.
I creditori spuntan da ogni dove,

ma ormai i quattrin sono finiti altrove.
Purtroppo alle scadenze stabilite
scadon le rate, ma nessun si muove
per pagare le somme pattuite.
Chi ha fatto credito non si commuove
e la Regione che le ha garantite
è costretta a sborsare la palanca
per rimborsare il prestito alla banca,

mentre, sul braccio destro mano manca,
Tiziano ci fa il gesto dell’ombrello:
con i nostri quattrin l’ha fatta franca.
Ma c’è di più: il consiglier modello
che carta e penna furibondo abbranca
per fare alla Giustizia un giusto appello
è stato prontamente querelato.
Babbo Tiziano è puro ed illibato.

blog MicroMega, 23 febbraio 2017

G7, non vip ma caprette

Taormina, pecore e cantieri chiusi, a 100 giorni dal G7 rischio figuraccia.
Il vertice. Elipista, strade per i cortei presidenziali, certificazioni di agibilità e videosorveglianza: per l’incontro dei Grandi del mondo di maggio manca tutto.
(la Repubblica, 12 febbraio 2017)

G7, non vip ma caprette

Il G7 di maggio si avvicina
e a Taormina verranno i capoccioni,
ma a chi va a spasso nella cittadina
sembra di avere le allucinazioni
poiché vede la mucca Carolina,
i vitelli, le pecore e i caproni
che brucano e fan elioterapia
laddove gli elicotteri in teoria

dovrebbero sbarcar la baronia
dei sette stati più industrializzati.
Dell’elipista la fotografia
vedono sol di fantasia i dotati.
Dall’eliporto partirà una via
che porterà i capi degli stati
nel luogo in cui, da infami imbonitori,
prenderan per il cul gli ascoltatori.

Al momento è un tratturo da trattori
con fossi, avvallamenti e buche, tante,
nessun cantiere per fare i lavori,
piano regolator senza variante
e, coi noti ritardi tricolori,
Raffale Cantone nonostante,
mille deroghe al posto delle gare
per favorir la mafia e il malaffare.

La seconda elipista a quanto pare
è accanto alla piscina comunale
con via d’accesso ancor da sistemare
e un tetto che al girare delle pale
in cielo in mille pezzi può volare
come un big bang nell’era primordiale.
L’autostrada di accesso alla città,
la Catania Messina, fa pietà

per le buche e i rattoppi in quantità
e i tratti ad una sola carreggiata.
Manca nei tunnel l’elettricità
e la volta appar tutta affumicata
sebbene debba transitar di là
ogni delegazione accreditata.
C’è da rifar la pavimentazione
della strada che porta nel rione

del teatro dell’inaugurazione,
il greco, ove la Scala di Milano,
non sarà in sciopero per l’occasione,
farà sfoggio del bel canto italiano,
magari con tenore il fanfarone
e Maria Etruria a fare da soprano.
Agibile non è il Palacongressi
per i cronisti ed i servizi annessi,

poiché mancano ancor tutti i permessi.
La videosorveglianza è in alto mare
e i terminal ancor non son connessi.
Siamo fatti così, niente da fare:
forti nei drink, nel cibo e negli amplessi
ma debolissimi nel programmare.
E nel caos dell’evento siciliano
ciancia la Boschi sull’arredo urbano.

blog MicroMega, 20 febbraio 2017

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