No, grazie

Lo spread, i timori delle cancellerie e ora lo scenario del Financial Times: “Il Paese rischia l’uscita dall’euro”.
Ma per esperti e sondaggisti lo spettro non si traduce in consensi per la stabilità.
Per chi vota la paura? Urne, conti e mercati, cresce l’allarme Italia. Perché può aiutare più i No che i Sì.
(la Repubblica, 22 novembre 2016)

No, grazie

Se No dicono i sondaggi
è il momento di esser saggi
e non dar per già avvenuto
che il ducetto sia fottuto.

Nella stanza dei bottoni
c’è una banda di cialtroni
pronti ad ogni colpo basso
purché il No giunga al collasso.

C’è lo spread che è risalito,
ogni giorno c’è il ruggito
di un infam potere forte
che pronostica la morte

della nostra economia.
La nutrita compagnia
si infoltisce a vista d’occhio
per salvar Renzi Pinocchio.

Le internazionali banche
non appaiono mai stanche
di lanciar funesti allarmi.
J P Morgan, fra i gendarmi,

vuol che la Costituzione
sia gettata in un bidone.
Confindustria fu assai lesta
nel predire la tempesta

con il Pil che va a puttane
e la gente senza pane.
Le cancellerie straniere
fanno in tutte le maniere

tifo per il ragazzotto:
se la stan facendo sotto
Merkel per il suo futuro
che non è così sicuro

e Barack per un presente
spaventoso e sconvolgente.
Bankitalia fa del voto
un temuto terremoto:

“C’è gran volatilità,
addio alla stabilità!”
Dà il suo fiato alla cagnara
il Financial Times che spara:

“Con il No fuori dall’euro!”,
da ricorrere alla neuro.
E il Wall Street Journal proclama:
“Col No cambia il panorama,

per chi investe è un vero insulto
che lo porterà al tumulto!”
Ai cialtroni forestieri
poi si aggiungon battaglieri

anche quelli nazionali,
altrettanto micidiali:
Padoan con Sergio Marchionne,
incrollabili colonne,

bravi con le loro imprese
nel distruggere il Paese
ed infine Giorgio Re,
il burattinaio che,

da napoletano scaltro,
con un golpe dopo l’altro
ci ha portato fino qui
per terrore di un cri cri.

Questi infami consigliori
che il No voglion fare fuori
aman la stabilità,
che è melassa in verità,

nella quale ci hanno immersi
dopo che ci siamo persi,
mentre fan gli affari loro,
con il wellfare il lavoro,

l’istruzione,la Giustizia,
la politica milizia,
la salute dell’ambiente
e un futuro almen decente.

Nessun sembra aver capito
che, pur se rincoglionito,
oggi al popolo italiano
Padoan, Napolitano,

giornalon, cancellerie,
banche, Ue, burocrazie
ormai fan sol rabbia e schifo
e pertanto il loro tifo

contro il No è la giusta spinta
per aver battaglia vinta
contro il Sì della melassa
di una casta satanassa.

blog MicroMega, 25 novembre 2016

Pier Carlo non farlo

Pier Carlo, eppure avevi una reputazione.
(il Fatto Quotidiano, 20 ottobre 2016)
Padoan, l’uomo che danza sugli specchi.
(il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2016)

Pier Carlo non farlo

Un illustre economista,
un sapiente pubblicista,
super plurilaureato
dall’Fmi stimato,

un ricercator di vaglia
che per il sapere abbaglia
saggi d’ogni continente,
apprezzato consulente

di Ocse, Istat, Bce,
un allievo di Caffè,
professore molto dotto…
guarda come si è ridotto

da quel giorno maledetto
nel qual incontrò il ducetto
e un curriculum di pregio
patì mille ed uno sfregio.

Mezze maniche, ovvio nere
come ai tempi un ragioniere,
chiuso nella sua stanzetta,
le istruzion del capo aspetta

ed, avutele, di slancio
studia i falsi di bilancio.
Il lavoro è complicato
poiché Renzi, scatenato

perché infine vinca il Sì,
prende impegni tutti i dì,
promettendo le palanche
come avesse dieci banche.

Rimarran solo promesse
fatte nel proprio interesse
e mai le rispetterà
poiché è un mentitor, si sa,

ma il boy scout le estende a tutti:
a evasori e farabutti,
a custodi e gondolieri,
ad idraulici e barbieri,

a precari e a pensionati,
alle mamme ed ai neonati
a studenti e minatori
a ogni tipo di elettori,

all’Est ed al Settentrione,
al West ed al Meridione.
E Pier Carlo, diligente,
deve, almeno formalmente,

far quadrare uscite e entrate.
Con le balle più azzardate
dà l’addio all’economia
e con grande fantasia

tappa i buchi di Matteo
diventandone correo.
La manovra è un colabrodo,
ma Pier Carlo trova il modo

di far finta che funzioni,
senza tasse né condoni,
parolacce invise al Sire
il qual non le vuol sentire.

Ma non è finita qui,
poiché Renzi per un Sì
i suoi doni vanta ovunque
con le slide bugiarde e dunque

vuole Padoan come spalla
che confermi ogni sua balla
con il timbro del sapiente,
marionetta compiacente,

col sigillo dell’esperto
che famiglio si è scoperto.
Forza con le pantomime:
“Non facciamo sovrastime,

ma ci guida l’ottimismo
grazie a un tocco di renzismo!”
“Il governo, assai coerente,
ha una strategia vincente:

meno tasse, più lavoro,
meno fame, più Pandoro!”
“Caro Padoan che follia!
Da campion d’economia,

del saper dall’apogeo
a giullare di Matteo!”
Renzi e Padoan, due Pinocchi
nel paese dei balocchi.

blog MicroMega, 21 novembre 2016

La stabilità di Nonno Golpe

Grazie, Maestà.
(il Fatto Quotidiano, 8 novembre 2016)
Trump, gli incazzati ribaltano il mondo.
(il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2016)
“Io so come si fa”: ecco come ha vinto.
(ibidem)
Massimo Cacciari. Senza più la sinistra, contro la destra non resta che Grillo.
(ibidem)
Re Giorgio allo scoperto: “Votare è un problema”.
Il presidente emerito della Repubblica sconvolto dalla vittoria di Trump.
(ibidem)

La stabilità di Nonno Golpe

Parlan di stabilità
e della necessità
di non affrontar l’ignoto
e perciò temono il voto

ed il popolo che prova
a cercar ciò che gli giova
e a evitar ciò che gli nuoce.
Chi ha il poter non vuol dar voce

a chi cerca di cambiare
ed a chi si dà da fare
con il voto, la protesta
e lo stop ai capintesta.

Poiché, ahimè, stabilità,
infernal divinità,
vuol dir cose ben diverse
per chi vinse e per chi perse.

Una è quella del potere
che è l’eterno timoniere
con la globalizzazione,
la delocalizzazione,

con le multinazionali,
le finanze universali,
il fasullo socialismo
e l’infame post blairismo.

L’altra è quella delle masse
oberate dalle tasse,
che ci son solo per loro,
senza welfare né lavoro,

quando c’è sottopagato,
vittime del precariato
che soltanto voucher dà,
di un’avara sanità,

di un’ignobile giustizia,
di ogni tipo di nequizia,
con periferie scassate
e menzogne a vagonate.

Trump, Le Pen, Brexit, Orbàn
son l’orribile doman
di chi non ce la fa più
non potendo andar più giù.

Perché mai tanto stupore?
La democrazia che muore
tenta un gesto disperato:
andrà mal, ma ci ha provato.

Qui da noi non è successo,
Giorgio Re non l’ha permesso,
lo ha evitato ad ogni costo.
Qualche golpe ben nascosto

ci ha negato le elezioni.
Salvò Silvio Berlusconi
la sfiducia rimandando
per dar tempo al miserando

di comprarsi i senatori
che dovevan farlo fuori.
Poi, sull’input dell’Europa,
lo cacciò via con la scopa

e coi giochi di prestigio
ci donò Monti il prodigio,
anziché farci votare.
Non udì il rosso compare

il gran boom di Beppe Grillo
pilotandoci tranquillo,
alla faccia di Bersani,
il più nano fra i più nani,

al governo di quel Letta
che, obbediente marionetta,
ha portato il Belpaese
al governo a larghe intese.

A Porcellum giubilato,
Giorgio Renzi ci ha donato,
imponendo a quel portento
di far con un Parlamento

abusivo in modo enorme
le spregevoli riforme
alla attual Costituzione.
Non un golpe, ma un golpone.

Ed ancor non è finita.
Con la voce risentita
i suoi moniti riprese
dopo la Brexit inglese

ed il voto americano:
Sua Maestà Napolitano
trova alquanto sconvolgente
che diventi Presidente

Donald Trump e vede il male…
nel suffragio universale.
“E’ il votar che dà problemi!”
Meglio assai i vecchi sistemi

quando, ai tempi di Baffone,
non votavan le persone,
ma arrivavano i soldati
con le blindo e i carri armati.

Ma ora è tempo di votare
la riforma del giullare
e se il NO trionferà
addio alla stabilità!

blog MicroMega, 15 novembre 2016

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