Amato e i referendum

Amato e i  referendum     

Detto Sederinodoro,

per Amato fu il lavoro

il dar caccia a ogni sedile.

Un dì fu il Dottor Sottile,

 

 per la peculiarità

 di chi i propri affari fa

surfeggiando fra le leggi

con armonici volteggi.

 

Per lo smisurato ingegno

grazie al quale con l’impegno

arrivò sempre alla meta

lo chiamarono Eta Beta.

 

Uom per tutte le stagioni,

colse tutte le occasioni

per piazzare il suo sedere.

Esordì pro Cavaliere

 

già dai tempi di Bettino

quando, con cervello fino,

evitò coi suoi decreti

la chiusura delle reti

 

decretata dai pretori.

Di Bettin fra i servitori,

si schierò fra i non vedenti

al passar delle tangenti.

 

La carriera di Giuliano

salì come un aeroplano

che al decollo punta in alto.

Finché salto dopo salto,

 

arrivò alle grandi vette.

Al Tesoro si sedette,

andò agli Esteri, all’Interno,

fece il capo del governo,

 

l’Antitrust, l’Aspen, la Ue,

la Consulta fino a che,

per le sue tante poltrone,

di pension la collezione

 

giunse ad euro mille al giorno.

Ed adesso il gran ritorno

che dal Tennis di Orbetello,

quale giudice anzianello

 

 

il campione catapulta

a gran boss della Consulta.

Dove infine, giunto in vetta,

un traguardo ancor lo aspetta:

 

punir la magistratura

dei politici iattura.

Mentre spiega l’agir nuovo:

“Non cerchiamo il pel nell’uovo!”,

 

boccia sia l’eutanasia

che il dolor si porta via

sia la cannabis, la droga

che a mo’ d’eroina aggioga.

 

Solo un pel nelle sei uova

sulla neo giustizia trova,

cinque referendum, troppi,

vanno avanti senza intoppi

 

per colpire i magistrati.

Ben trent’anni son passati

dai dì di Mani pulite

e con un giro di vite

 

la vendetta fredda arriva

dei Mattei fra gli evviva.

Grazie Sederinodoro,

questo è il tuo capolavoro!

27 febbraio 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cari amici, vi scrivo

Full metal Figliuolo, 304 pagine di narcisismo e di esibizionismo.
(il Fatto Quotidiano, 8 marzo 2022)
Dal Covid alle quattro stelle. Le mirabili gesta di Figliuolo.
(Domani, 11 marzo 2022)

Cari amici, vi scrivo

Con mimetica supermedagliata,
con penna bianca in testa incorporata,
con mani ai fianchi e maniche a metà,
con mascherina e sguardo da altolà,

con le tre stelle in petto ben in vista
Figliuolo ha rilasciato un’intervista
al giornalista Beppe Severgnini.
Si narra il generale degli alpini

nel libro intitolato Un italiano.
Trecento pagine col cuore in mano,
trecento pagine di narcisismo,
di super ego, di esibizionismo,

di una canzone alla Totò Cotugno
con la chitarra e una bandiera in pugno.
Con l’epica marziale e l’oratoria
di chi vuol rimanere nella storia

ci racconta la propria strategia
per vaccinare una democrazia.
Che dice adesso ch’è giunto alla frutta?
“Che questo alpino ce l’ha messa tutta”.

Fra un “whatever in takes io ti vaccino”
ed un Green Pass da editto del Cremlino,
fra una preghiera a Cascia a Santa Rita
e una promessa ahimè spesso tradita,

fra arrabbiature, svolte, cambi passo
e un risultato sempre un po’ più basso
s’avvicina la fine pandemia
e Figliuolo si appresta ad andar via.

Per fortuna il suo libro barzelletta
non ci farà scordar questa macchietta.
I cronisti si trovan pronti in rampa
per realizzar le conferenze stampa

da fare in quasi tutte le città.
Le transenne son sistemate già
davanti a ventimila librerie
dove del general le fesserie

attireran migliaia di fresconi
accorsi alla ricerca di emozioni.
Il parroco che guida ogni parrocchia
al fedel che pregando si inginocchia

mentre segue la messa illustrerà
del general Figliuolo i bla bla bla
come fossero il verbo del vangelo
che su di loro scenderà dal cielo

Al venerdì gli Imam nella moschea
esporran dei fedeli alla platea
non le parole del Corano solo
ma pur le baggianate di Figliuolo.

Al sabato in ogni sinagoga
il rabbino commenterà con foga
insieme con la solita Torah
del general le tante amenità.

Il premier, il ministro, il magistrato
giureranno la fedeltà allo Stato
non sulla Carta costituzionale
ma sul libro del nostro generale

che presto il premio Nobel vincerà.
Ma ecco a un tratto che dall’aldilà
Paolo Villaggio la sua voce innesca:
“Quel libro è la cagata più pazzesca!”

13 marzo 2022

Saluti al Parlamento

Saluti al Parlamento

Dissentire vogliam da Mattarella
che ha fatto senza il buco la ciambella
di Draghi vulnus di democrazia
mettendo il Parlamento in agonia.

È ben chiaro che Draghi nel passato
a fare questo mondo ha cooperato
mostruosamente ingiusto e diseguale
che non ha nulla ormai di solidale.

Una Repubblica ne viene fuori
fondata, ci si dice, sui migliori
che ai sudditi dà sì qualche attenzione
ma nega lor la partecipazione

alle azion di gestione e di controllo.
Per i sudditi un po’ scavezzacollo
la breve ricreazione è ormai finita
e all’obbedienza il preside li invita:

basta con gli incapaci in Parlamento,
dei tecnici e dei saggi ora è il momento.
Il presidente appare infastidito
dalle richieste di ciascun partito

ed usa l’autocratico potere
dando al popolo calci nel sedere
come ai suoi squallidi rappresentanti.
Or con l’alto profilo si va avanti

con botta micidiale al Parlamento.
E la reazion dà ancora più sgomento:
ceri, te deum, applausi, eccitazione
al funerale di un’istituzione.

Parlamentar democrazia addio!
eliminata dal pugnale rio
di un sicario saudita fanfarone
al quale il presidente non si oppone.

Un governo presidenzial compare
il che vuol dire non parlamentare,
ma dei miglior, cioè dei competenti
che i ricchi farà sempre più contenti

e i poveri più poveri che mai.
Alla guida per toglierci dai guai
sta l’uomo Goldman Sachs solo al comando
con moglie di gran classe e muta quando

da qualcheduno viene interpellata.
Tempo d’oligarchia: nessuno fiata,
nessuno che protesta, tutto tace.
Dalla padella cadiamo nella brace.

Chi con le prediche e la finanza
ha portato il Paese alla mattanza
e il pianeta sull’orlo del burrone
ritorna nelle vesti del padrone.

Il sistema ritorna e non dà scampo,
coi diktat ci imprigiona ed in un lampo
il Parlamento italico qui giace.
Per questo Mario Draghi non ci piace.

22 febbraio 2021

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