Vecchia Signora nella bufera

Il patto Juventus-ultrà. Un anno per Agnelli. “Avallava gli illeciti”.
(la Repubblica, 26 settembre 2017)
E’ colpa di Agnelli: la Figc condanna i vertici della Juve. Biglietti, ultrà e malavita.
Il tribunale squalifica il presidente (con lo sconto) per un anno: non potrà rappresentare la società.
(il Fatto Quotidiano, 26 settembre 2017)
“La ‘ndrangheta in curva Juve e i soldi dei biglietti finiti ai boss”.
(la Repubblica, 30 settembre 2017)
“La ‘ndrangheta controllava il tifo della Juventus”.
(il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2017)

Vecchia Signora nella bufera

La Juventus, che mistero!
Lo squadrone bianconero
suscita molte domande:
“E’ davvero così grande

o è il poter che la fa tale?”
“E’ una squadra eccezionale
per abilità e blasone
o è una squadra che si impone

grazie a trucchi ed intrallazzi?”
“E’ la squadra dei Palazzi,
degli snob, della ricchezza
o di un popolo che apprezza

il bel gioco innanzi tutto?”
“Bianconero vuol dir lutto,
come il nero suggerisce
o candor per le altre strisce?”

In Italia i risultati
sono quasi da primati
e il tifoso si innamora.
Vince sempre la Signora,

quando è in casa e quando è fuori,
ha dei buoni giocatori
sia in difesa che all’attacco:
dribbling, stop, colpi di tacco,

tunnel, scatti, cross, parate,
corse, lanci, rovesciate…
e non mancano le reti.
Gli arbitri son così lieti

nel vedere tal tesoro
che, voilà, giocan per loro
nel far uso del fischietto.
Juve ed arbitro, un duetto.

A scudetti è a più di trenta
pur se un paio se li inventa,
ma per coppe e supercoppe
non dan latte le sue poppe:

nella Champions non è in palla
e in Europa non sta a galla.
A ottenere un 8 al gioco
manca dunque ancora un poco,

mentre per lealtà sportiva
molto a stento al 4 arriva.
Nel lontan duemilasei,
nonostante i suoi trofei,

grazie a Moggi e a suoi maneggi,
fra gli italici sbeffeggi,
è finita in serie B.
La Signora, ebbene sì!,

gli arbitri se li sceglieva
e nel far così vinceva
gli scudetti in modo scaltro,
tutti, un anno dopo l’altro.

Sprofondò tra le cadette
e da meno diciassette
ripartì un po’ sputtanata
per la rapida scalata

del ritorno in serie A.
Grazie a Agricola anni fa
per il doping fu inquisita.
Pare che fosse imbottita

di pasticche e beveroni
che mutavano in leoni
e gazzelle con i fiocchi
anche i giocatori brocchi.

La Giustizia fu sconfitta:
la Juventus fu prescritta,
come Agricola ovviamente.
Ora invece il presidente

Andrea Agnelli è condannato:
il suo staff ha intrallazzato
con le bande degli ultrà
senza avere il suo altolà.

Regalavano gli addetti
in gran quantità i biglietti,
i pass e gli abbonamenti
ai tifosi prepotenti

per tener le curve buone.
Li guidava un capoccione
della ‘ndrangheta esponente,
“un tifoso deferente”

lo descrisse il prode Andrea.
Questa Juve è un’epopea,
sia nel bene che nel male,
nella merda e nel caviale.

blog MicroMega, 3 ottobre 2017

Un calcio all’etica

Chiellini, perdono nazionale. Lo juventino squalificato per tre turni dopo il colpo a Pjanic.
Ma Prandelli lo chiama lo stesso.
(il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2014)
E sul web tanta ironia contro il ct per il caso Chiellini.
(la Repubblica, 14 maggio 2014)
Codice etico, il sarchiapone di Papa Cesare Prandelli.
Ecco la lista dei 30 pre-convocati per il Brasile. Ovviamente c’è Chiellini.
Le tavole della legge del ct sono fatte di perdoni e ghigliottine distribuiti a capocchia.
(il Fatto Quotidiano, 14 maggio 2014)

Un calcio all’etica

La situazione è sempre più nefanda.
Claudio Scajola vien rimesso in cella
dopo più di trent’anni da educanda.
Nonostante Dudù e la damigella
il Cavaliere vuol tornare in pista
e riprende a promettere dentiere.
Della galera giunto quasi in vista
Dell’Utri non ne vuol proprio sapere
e fugge in Libano da Gemayel.
Beppe Grillo continua a dir cazzate.
Matteo Salvini attacca gli infedel.
Il Colle e gli Usa tramano imboscate.
Sono ancor fra gli indiani i due marò.
Tangentopoli torna ai vecchi fasti
con i grandi lavori dell’Expo.
Maroni e Lupi si dichiaran casti.
Torna il compagno G. coi suoi silenzi
per sputtanar Bersani ed il Pd.
Una riforma al dì promette Renzi
che dalla A non arrivò alla B.
Ma al confronto di quello che succede
in politica ed in economia
di Prandelli l’astuta malafede
non è di certo il peggio che ci sia.
Un santo con aureola fu all’inizio
del suo lavoro con la Nazionale,
deciso nel voler stroncare il vizio
di giocatori con poca morale.
Codice ético: fu lo specchietto
per ingannar le allodole sognanti:
“In Nazionale chi non è perfetto
ammesso non sarà d’ora in avanti!
Pur quando del mondial saremo in vista
azioni antisportive non ne voglio:
chi le commette sarà fuori lista!”
Così decise il coach alla Bergoglio.
La scopa nuova scopò ben tre dì
ed all’inizio tutto ha funzionato:
chi quell’etico codice tradì
in Nazional non venne convocato.
Poi gli interessi si son fatti grandi
e in salita la via verso il successo:
Bonucci e Crìscito, due convocandi,
per le scommesse son sotto processo.
Bonucci, ritenuto necessario,
vien convocato come fosse niente,
Crìscito, meno star e più gregario,
rimane a casa, prandellianamente.
Arriva Supermario Balotelli,
giammai campione di comportamento,
ma in area fa talvolta tal sfracelli
che per Prandelli è un ottimo elemento.
La bestemmia non è una cosa bella
e, giustamente, non è ammessa in campo:
se n’è colpevole qualche brighella
viene cacciato e escluso senza scampo.
Se a bestemmiare è Cesare Prandelli,
e ben due volte almeno è capitato,
non basta che il labial te la scodelli:
il santo Mister non ha bestemmiato,
ma se l’è presa col suo porco zio.
Ed ora l’ultimo degli abomini.
Tutto è pronto per il Brasile e Rio
e fra chi parte c’è Giorgio Chiellini.
Squalificato per ben tre giornate
per un atto violento e intenzionale,
la più classica delle gomitate
a un giocator di Roma capitale,
da Cesare Prandelli viene assolto:
“Per me non fu violento come gesto!”
e vien Chiellini trionfalmente accolto.
Son bianconeri e il codice è indigesto!

blog MicroMega, 19 maggio 2014

‘A vergogna

Curva padrona. Stato sconfitto.
(il Fatto Quotidiano, 4 maggio 2014)
Proiettili e pallone. La Coppa Italia diventa campo di battaglia.
(ibidem)
Ministro degli Interni è Genny ‘a carogna. La trattativa se giocare o no in mano al capo degli ultras che parla solo con il capitano Hamsik in una pioggia di bombe carta.
(ibidem)
Lo Stato nel pallone salvato da Gomorra.
(la Repubblica, 5 maggio 2014)
Inchiesta sulla trattativa, anche Genny indagato. Alfano: “Non c’è stata”.
(la Repubblica, 8 maggio 2014)
Le ambiguità che il ministro non vede.
(ibidem)
Tutte le bugie di Alfano sul negoziato.
(il Fatto Quotidiano, 8 maggio 2014)

 

‘A vergogna

Napoli-Fiorentina, Coppa Italia.
La finalissima si gioca a Roma
e una partita che i tifosi ammalia
segnala che questo Paese è in coma.
Un colpo di pistola ed un tifoso
viene colpito fuori dell’arena
e il popolo campan più bellicoso
che in curva nord ribolle si scatena.
Ha un capo, tal Gennaro De Tommaso
ben noto come Genny ‘a carogna,
un soprannome avuto non a caso
e che pare il più adatto alla bisogna.
Nera T-shirt con scritta invereconda,
di tatuaggi pien, questo omaccione
dirige l’infernale baraonda
con le due chiappe sulla recinzione.
Vien giù di tutto dalle gradinate,
bombe carta, fumogeni, petardi
e d ‘a carogna l’urlo: “Non giocate!”
In tribuna ci son tanti boiardi,
da Grasso, del Senato Presidente
a Renzi, il velocissimo stratega,
da Rosy Bindi, una tifosa ardente
ai capoccion del Coni e della Lega.
Che fare? Darla vinta a quel buzzurro
o giocare comunque la partita?
Con lui si tratti! E il capitano azzurro
l’ok ottenne dalla malavita
per il bene supremo del Paese,
con lo stesso sistema che Matteo
adotta col governo a larghe intese
quando tratta con Berlusconi, il reo.
Il giorno dopo si alzano due cori.
Il coro dei potenti dello Stato,
nel ruolo degli eterni mentitori:
“Co ‘a carogna non abbiam trattato!
Hamsik disse: “Non fare il birichino,
adesso noi giochiamo la partita!”
e l’omaccione, fattosi omarino,
pentito se ne andò verso l’uscita”.
Lo Stato trattative non ne fa
con chi si dedica al malaffare.
Per conferma si chieda a Sua Maestà
e a Mancino, sodal di cellulare…
Poi c’è il coro degli scandalizzati
che sdegno provano quando si tratta:
“Accordi e trattative son vietati
dei malfattori con l’infame schiatta!”
Ma dove son vissuti questi allocchi?
In eremi, in conventi di clausura,
con le orecchie tappate e chiusi gli occhi
o vittime di rigida censura?
Non solo qui si fan le trattative
con mafia, con ‘ndrangheta e camorra,
ma con la malavita si convive
e il Parlamento par che non la aborra.
Chi da premier fu un truffator fiscale
poi condannato dalla Cassazione
vien spesso ricevuto al Quirinale
coi corazzier che gliele fanno buone.
Collabora al governo del Paese,
invece di quattr’anni di galera
va ai servizi social due giorni al mese
e insulta i giudici da mane a sera.
Qui i mafiosi sovente sono eroi,
ci son politici filo mafiosi
e le due Camere son serbatoi
di tipi quanto men pericolosi.
In un Paese dove il malaffare
fa una Repubblica della vergogna
sol la fortuna può farti incontrare
quel galantuom di Genny ‘a carogna.

blog MicroMega, 9 maggio 2014

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