Ci rubò l’oggi e il domani

Berlusconi rompe le larghe intese. Il Cavaliere: “Tutti in piazza ed è solo l’inizio”.
(la Repubblica, 27 novembre 2013)
La notte più lunga del Cavaliere: “Giuro che tornerò a Palazzo Chigi”.
(ibidem)
Quel che resta del ventennio.
(ibidem)
Berlusconi è fuori. Ieri dal governo, oggi dal Parlamento.
(il Fatto Quotidiano, 27 novembre 2013)
Berlusconi, leader decaduto. Il voto del Senato lo espelle.
(la Repubblica, 28 novembre 2013)
Goodbye Silvio, ex senatore.
(il Fatto Quotidiano, 28 novembre 2013)
“Marciamo sul Colle”. Ma Berlusconi ferma i falchi.
(ibidem)

Ci rubò l’oggi e il domani

Capolinea. Silvio è sceso
ma, attenzione, non si è arreso
e la turpe anomalia
non è ancor spazzata via.

Pur se il nano è decaduto
chi si illude è sprovveduto
nel considerar concluso
il ventennio dell’abuso.

Scorre il film delle sue azioni:
dall’inganno ai creduloni
con la sua discesa in campo
al famoso primo inciampo,

quella salva-ladri, legge
che i suoi simili protegge
evitando il chiavistello
ai briccon come il fratello.

E da allora fu un crescendo
con curriculum tremendo:
dal conflitto di interessi
alle fughe dai processi.

Dagli insulti ai magistrati
ai quattrini rapinati
grazie alle evasion fiscali.
Da gaffe internazionali

alle leggi fai da te.
Dalle bande dei lacchè
in perenne leccamento
agli acquisti in Parlamento.

Dai plotoni di olgettine,
di lenoni, di sgualdrine,
di compagne di una notte
poi politiche mignotte

agli affari coi mafiosi.
Da reati poderosi:
corruzione, concussione,
minoril prostituzione

alla macchina del fango.
Da massone d’alto rango
a promesse disattese.
Dalle Istituzioni offese

allo spregio alla morale.
Un disastro ventennale,
una droga che ha nutriti
i politici, i partiti,

maggioranza e opposizione
rovinando la Nazione.
Del caiman la decadenza
non ha come conseguenza

il salvare la baracca,
ma è la solita patacca
da ammannire alle tribù,
visto che soldi, tivù

e feral berlusconismo
ancor portan l’organismo
a moral putrefazione,
tal che una generazione

perlomeno resterà
priva di moralità.
Una guerra, anche feroce,
certo a una Nazion non nuoce

quanto l’era del caimano,
anche se pelato e nano.
Alla fine di un conflitto,
lavorando a capofitto,

si rifanno abitazioni,
scuole, comunicazioni,
ospedal, stabilimenti,
grattacieli, monumenti,

con impegno e sofferenze.
Per rifare le coscienze
che ha distrutto il Cavaliere
ahimè è necessario avere,

perché un popolo si addestri,
tempo ed ottimi maestri.
Ma i maestri dove stanno?
Quanti anni ci vorranno?

blog MicroMega, 29 novembre 2013

Il male minore

Pdl sull’orlo della scissione. Alfano: il governo deve durare. Fitto: vuoi fare la festa a Silvio.
(la Repubblica, 14 novembre 2013)
L’ultimatum di Angelino al Cavaliere. “Mi stai proponendo un trappolone”. “Rinvia tutto o vado via”. Drammatico confronto a cena.
(ibidem)
La vera barzelletta è l’unità del Pdl: ci crede solo Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2013)

Il male minore

Convocò quel criminale
il Consiglio nazionale
per passar dal Pdl
degli schiavi e delle ancelle

a una nuova Forza Italia
che assai presto terrà a balia,
il partito dei più bravi,
delle ancelle e degli schiavi.

Per la novità che incombe
si scatenano colombe,
mediator, falchi, falchetti,
angelini e diavoletti.

Il caiman non sa che fare:
l’obiettivo è non andare
a finire in una cella.
C’è Daniela, sempre quella,

che lo esorta: “Spacca tutto
o alla fin sarai distrutto!”,
mentre Alfano, il neostatista,
vuol che Letta resti in pista:

“Silvio, se salvi il governo
senza scatenar l’inferno,
sarai poi riabilitato
e ritornerai in Senato”.

Quasi fuori di cotenna,
Silvio sembra il Sor Tentenna:
“Fo’ il Consiglio”. “Non lo faccio”.
“Tengo Alfano”. “No, lo caccio!”

“Fo’ il Consiglio, ma sto zitto…”.
“Han ragion Daniela e Fitto,
Angelin non è sincero!”
Sbotta Nunzia: “Non è vero!

Il problema è sol che Alfano
vuol posare il deretano
su una sedia o una poltrona,
ben lontan dalla pitona!”

Mentre pensa a un chiavistello,
Silvio vede Quagliariello
ch’è di casa al Quirinale:
“Il buon cuor presidenziale

lui potrebbe procurarmi,
evitandomi i gendarmi…
Ed allor perché cacciarlo?”
Ogni giorno un nuovo tarlo

rode dentro la sua testa:
“Chi mi vuole far la festa?
A chi devo dar fiducia?
A chi con Enrico inciucia

o a chi vuole le elezioni?”
Senzaquid coi suoi dentoni
torna per fregare Fitto:
“Grazie a lui sarai sconfitto,

non sol fuori dal Senato,
ma con Re Giorgio incazzato,
col governo comunista
e con la galera in vista.

Silvio, pensa a quel che fai,
sol con noi ti salverai!”
Causa i falchi, le colombe
e le quotidiane bombe

Berlusconi si dispera:
“E se fosse la galera
la migliore soluzione?
San Vittore, apri il portone!”

l’Universale, 15 novembre 2013

Enrico palle d’acciaio

La scommessa di Letta: “Avanti oltre il 2015”.
Ma per guidare la scissione del Pdl Alfano chiede di cambiare le tasse sulla casa.
(la Repubblica, 1 novembre 2013)
La decadenza slitta a dicembre, prima il voto sulla legge di stabilità.
(la Repubblica, 5 novembre 2013)
Crescita, l’Istat gela il governo. “Sovrastimato il Pil del 2014”.
(ibidem)
Deficit, l’Italia bluffa sui conti.
(il Fatto Quotidiano, 5 novembre 2013)
La seconda rata Imu torna in ballo. Saccomanni: “Non facile evitarla”.
(la Repubblica, 6 novembre 2013).
Ue taglia le stime sull’Italia. “Servono altri aggiustamenti”. Ma il deficit al 3% è salvo.
(ibidem)
Tributo al ministro. La Cancellieri trionfa alla Camera.
(il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2013)
Stangata europea su Letta: troppo deficit, non scherzate con l’Imu.
(ibidem)
In Europa dicono che ho palle d’acciaio”, così Letta finisce nel tormentone maschilista.
(la Repubblica, 8 novembre 2013)
Enrico “palle d’acciaio” e la montagna di carta.
(il Fatto Quotidiano, 8 novembre 2013)

Enrico palle d’acciaio

Forse in preda ad una canna,
Letta disse fra gli osanna:
“Il governo che dirigo
è oramai talmente figo

che oltre il quindici vivrà,
grazie alla stabilità!”
Di Angelino col supporto
sogna le riforme in porto:

qui la legge elettorale,
là il Senato federale
e poi men parlamentari
e successi straordinari

anche per l’economia.
Democrista ipocrisia
o la verità del saggio?
Sarà periglioso il viaggio

fra nemici di ogni risma
sempre pronti al cataclisma.
Perché è un pendolo Angelino
che, svegliandosi al mattino,

tira i dadi per sapere
se è nel dì del Cavaliere
od in quello del governo
da ministro dell’Interno.

Perché Mister Saccomanni
ogni giorno può far danni.
Se è nel giorno da bugiardo,
dirà prossimo il traguardo

di un bilancio ormai assestato
dalla Ue certificato.
Se è nel giorno da sincero,
farà guai dicendo il vero:

l’Imu non si può abolire
mentre il Pil non vuol salire,
calano prezzi e consumi,
le assunzion vanno in frantumi

e dovran salir le tasse.
Fan casino le grancasse
dei lacchè del Pdl,
delle tasse sentinelle.

Letta sa che la protesta
è una scusa disonesta
per dribblar la decadenza
del caiman, Sua Delinquenza,

ma di non saperlo finge,
mentre con il braccio cinge
la ministra Cancellieri.
“La sfiducia? Siamo seri,

solo per umanità,
che così bella la fa,
ha salvato la Ligresti.
E nessuno le contesti

l’amicizia col bandito.
Spero tutti avran capito
Qual è il senso della casta:
che nessun la tocca e basta!”

Oltre il quindici vivrà
grazie alla stabilità,
purché nulla cambi mai:
l’esodato coi suoi guai,

il precario, l’indigente,
chi soccombe per l’ambiente,
chi restò senza lavoro,
chi sta mal, tutti costoro

debbon stare fermi e zitti,
nonché privi di diritti,
perché non cada il governo.
Là sul Colle il Sempiterno

dettò a tutti la sua legge:
la stabilità protegge
i diritti della casta.
Poi si fece mummia e … basta!

blog MicroMega, 9 novembre 2013

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