Addio Monti…

Senato, Napolitano ferma Monti.
(la Repubblica, 16 marzo 2013)
Soltanto fumate nere, poi Monti vuole il Senato. Nulla di fatto per le presidenze delle Camere.
Il premier spinge avanti il proprio nome. Il Colle, contrario, lo stoppa.
(il Fatto Quotidiano, 16 marzo 2013)
Il sabato nero dei montiani, lacerati sul sì a Schifani e sulla linea del professore.
(la Repubblica, 17 marzo 2013)
Monti sconfitto ancora rischia di scomparire.
(il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2013)
Montiani, un partito spaccato in tre. Lista civica si divide tra fedeli al prof, cattolici e montezomoliani.
Tutti scontenti.
(il Fatto Quotidiano, 19 marzo 2013)
L’ira di Monti scuote il Centro. “Disgustose le vostre insinuazioni, c’è chi vuole la mia estinzione”.
(la Repubblica, 21 marzo 2013)
Nessuno vuole Monti, anche Scelta civica non lo sopporta più.
(il Fatto Quotidiano, 21 marzo 2013)
Il loden va in naftalina, non ci mancherà.
(ibidem)

Addio Monti…

Il campion della Bocconi
senza voti né elezioni
arrivò un bel giorno in vetta
solo grazie all’etichetta

di tecnocrate modello.
Col presidenzial suggello
fatto senatore a vita,
con la furia più accanita

aumentò la povertà
di chi assai già male sta:
i precari, gli ammalati,
gli indigenti, i pensionati,

con l’eterna scusa che
così vuol la bieca Ue.
Tanto il prof ci prese gusto
che, pur di anatemi onusto,

lieto corse alle elezioni
con l’idea che sian coglioni
gli italian che vanno al seggio.
Non sol. Si mise col peggio

degli antichi democristi,
dei padron, degli ex fascisti:
Montezemolo, Casini,
Acli, Sant’Egidio, Fini.

Dell’Europa si scordò:
“L’Iva non aumenterò,
meno tasse pagherete…”,
gli usual scherzi da prete.

Col cagnetto andò in tivù,
col nipote a culo in su
fu ripreso su un tappeto.
Mai un disastro più completo:

dell’Italia il salvatore,
l’ammirato professore,
dell’economia il portento
trionfò col dieci per cento.

E da allora fu tragedia:
la conquista di una sedia,
di un sedil, di una poltrona
per la bocconiana icona.

Del Senato presidente?
Mica male, è un propellente
per poter salire al Colle.
Ma Napolitan non volle

e Bersani men che meno.
Della Camera? Ma è osceno!
Da quel posto non si sale
certamente al Quirinale!

Non sol non lo vuol per sé,
ma non vuol nemmeno che
vada a qualchedun dei suoi,
i campion del “”Cristo e noi?”,

quei gloriosi baciapile
che stan mal senza un sedile
e hanno il cul con le ventose.
“Dite cose disgustose,

ma a chi vuol la mia estinzione
dico: “Non cerco poltrone!”,
si difende il professore.
Loden e ventiquattrore

però non sono più in voga
col tecnocrate che affoga
negli errori del passato.
“Monti, addio! T’hanno esodato!”

blog MicroMega, 22 marzo 2013

Dopo il boom sento un cri cri

Gli insulti e gli esorcismi di chi aveva capito tutto.
(il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2013)
Gli ingrillati.
(il Fatto Quotidiano, 28 febbraio 2013)

Dopo il boom sento un cri cri

Del caimano nei vent’anni
dei politicanti i danni
han raggiunto un tal livello
che un politico novello,

nato attore, si conquista
la patente di statista.
Insultato fino a ieri
con epiteti severi:

Stercorario scarabeo.
Demagogo, un antiebreo.
Stalin, Duce, affamatore.
Rosicon, ladro, impostore.

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