Camicia bianca

Sconto sull’antiriclaggio. Padoan dà l’altolà a Orlando. “Troppo blanda quella legge”.
(la Repubblica, 25 settembre 2014)
Questo matrimonio non s’ha da fare.
(il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2014)
Ombre di Nazareno sulla Tarantola.
(ibidem)
L’ira del Colle e Renzi avverte le toghe: “Il Presidente è con me”.
(la Repubblica, 26 settembre 2014)
“Non temo i poteri forti”. Renzi va da Marchionne e blinda il no all’articolo 18.
(la Repubblica, 27 settembre 2014)
L’affondo di Della Valle: il premier è un “sola”, possibile un altro governo.
(ibidem)
I vescovi scomunicano Renzi: “Basta spot, servono fatti!”
(il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2014)
“Mi attaccano, ma non mollo”.
(la Repubblica, 28 settembre 2014)
Della Valle pensa a un governo anti-Matteo. “Vado al Quirinale con una lista di ministri”.
(ibidem)

Camicia bianca

Mentre è in America per farsi bello,
dare a Marchionne pacche sulle spalle,
dir che al ritorno farà questo e quello,
Corriere della Sera, Della Valle

nonché la Cei gli lanciano la sfida:
“Soltanto a suon di slogan vai avanti
e c’è il timor che sotto la tua guida
andremo a finir male tutti quanti”.

Arriva puntual la sua intervista:
“Io me ne fotto dei poteri forti,
di me al mondo non c’è miglior statista
fra i presenti, i passati, i vivi e i morti.

Determinato son da far paura
e dico a chi mi attacca: “Io non mollo!
Ho le ricette giuste per la cura,
già rombano i motor, siamo al decollo!”

“Abolirò l’articolo diciotto
come da sempre voglion far Sacconi,
la Confindustria e qualche industrialotto.
I sindacati stiano zitti e buoni!”

“Della Giustizia la riforma è in corso,
per l’anticorruzione è pronto il flop.
Falso in bilancio? Su, cambiam discorso…
e all’antiriciclaggio un brusco stop.

La prescrizion? Fingiamo di accorciarla.
Mettiamo i magistrati sotto scacco,
è da tempo oramai che se ne parla,
è ora di schiacciarli sotto il tacco”.

“Gli ottanta euro senza copertura
li abbiam già dati ed or li confermiamo.
Darli anche ai poveri? Addirittura?
Non se ne parla, i soldi non li abbiamo”.

“Con le istruzioni di Matusalemme,
apologeta di democrazia,
abbiam già sistemato il Csm
che, essendo un organo di garanzia,

ci siam divisi Berlusconi ed io
e pur per la Consulta lo faremo”.
“Abbiamo già al Senato detto addio
e per l’Italicum certo non tremo:

liste bloccate, premio, sbarramenti
decideremo con oculatezza
così che solo in due ne siam contenti,
il sottoscritto e Sua Nefandezza”.

“La presidenza Rai andrà a Pilati
che consulente fu per la Gasparri
poiché col Nazaren siamo impegnati
al non fare al caiman giammai più sgarri”.

“Come vedete con questo programma
l’ostilità di ogni potere forte
ci fa il solletico, altroché un dramma.
Basta mandar le minoranze a morte”.

Io faccio fuori Cuperlo, Bersani
e gli altri microbi e perdi giorno,
Silvio fa fuori i clan napoletani
con Fitto, Minzolini e chi hanno intorno.

Così un nuovo partito nascerà
con un leader bifronte, Renzusconi.
Forza Pd come suo nome avrà,
governerà per più generazioni.”.

La conclusione sembra fantasiosa?
Fate attenzion poiché poco ci manca
e mentre al Quirinal Giorgio li sposa,
sul Colle sventola camicia bianca.

blog MicroMega, 29 settembre 2014

La posta di nonno Giorgio

Lettera del Presidente della Repubblica un anno dopo la rielezione.
(Corriere della Sera, 18 aprile 2014)
De Bortolitano.
(il Fatto Quotidiano, 19 aprile 2014)
Re Giorgio, crucci e promesse: la riforme e poi me ne vado.
(ibidem)
La prosa guizzante. Tra “stato di paralisi” e “concentrica pressione”.
(ibidem)

La posta di nonno Giorgio

Anniversario della rielezione.
De Bortoli e Corriere della Sera
chiedono a Sua Maestà la recensione
di come andò la nuova primavera.

Dall’alto del suo trono il Presidente
in buon politichese ha raccontato.
“Non ho il minimo dubbio, fui vincente
in un lavoro faticoso e ingrato.

Non avrei mai voluto ritornare,
ma i pellegrini son saliti al Colle
in piena confusion per implorare
che, invece di restarmene in panciolle,

riprendessi la guida del Paese
come ho fatto nei primi sette anni.
Sol io so cucinar la larghe intese
fra il partito che è nato per gli inganni

e un vecchio malfattor pregiudicato
al momento ancor fuor dalla galera.
Mi ricordo la crisi dello Stato
nonché l’apocalittica atmosfera

di una paralisi istituzionale,
il rischio che salisse fino a qua
e si installasse dentro il Quirinale
un tipo losco come Rodotà,

il terror che le bande a Cinque Stelle
portassero il Paese alla rovina.
Di fronte a queste orrende tremarelle
per la fin dell’Italia ormai vicina

non mi restò che sfoderare il brando
e dell’esercito degli sbandati
col mio coraggio assumere il comando.
Gli italiani son sempre fortunati.

Grazie a me, ad Enrico e a Berlusconi,
con il governo detto a larghe intese
i risultati sono stati buoni:
il premier è caduto al nono mese,

per l’arrivo di un giovane messia,
senza fare nemmeno una riforma
e senza risanar l’economia.
Però sul Colle vige il nessun dorma!

Il caiman, diventato delinquente,
vien con tutti gli onori al Quirinale
ed il governo non può fare niente
che non piaccia al novello criminale.

L’economia è stata risanata,
calan le tasse senza coperture,
la legge elettoral, altra porcata,
prepara per doman nuove iatture.

Del Senato con la trasformazione
e con un premierato assai più forte
stan massacrando la Costituzione
e la democrazia mandando a morte.

Pertanto il risultato è positivo
malgrado intrighi, atteggiamenti e fatti
che di me hanno fatto un obiettivo
per il discredito dei mentecatti.

E’ ormai molto vicina la vittoria,
ma irrinunciabile resta l’impegno
di arrivar fino al giorno della gloria.
Il giorno dopo finirà il mio regno!”

Fra un tripudio di applausi ed ovazioni
inneggia all’uom del Colle il parco buoi:
“La supplichiam, Maestà, non ci abbandoni
e ancora per un po’ resti con noi!”

blog MicroMega, 23 aprile 2014

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