Non è mai troppo tardi

Nicola Gratteri. “Sulle intercettazioni la riforma di Nordio è un regalo alle mafie”.
(il Fatto Quotidiano, 24 gennaio 2023)
Memoria corta. Il ministro, che oggi vuole limitarne l’utilizzo, da pm coordinò l’inchiesta sulle tangenti.
Cimici in barca e al bar: così Nordio intercettava a strascico sul caso Mose.
(il Fatto Quotidiano, 5 febbraio 2023)
“Torna il bavaglio alla libera stampa”.
(la Repubblica, 15 giugno 2023)
La giustizia secondo Nordio. “Silvio sarebbe orgoglioso”.
(la Repubblica, 16 giugno 2023)

Non è mai troppo tardi

Carlo Nordio è un esperto magistrato,
procuratore aggiunto pensionato
e attor di tre carriere parallele.
La prima da pm con il fiele

con inchieste importanti e rumorose
dalle rosse coop al ricco Mose.
Un’altra da pm anti pm
impreziosita da brillanti gemme:

discorsi, saggi, libri, editoriali
sui mal della Giustizia, colossali.
La terza da ministro meloniano
contro Minerva peggio del caimano,

campion mediatico di garantismo
e di leggi ammantate di renzismo.
“Via l’abuso d’ufficio” che la Ue
impone a tutti senza ma né se.

“Gran tagli al traffico delle influenze”
che causerà pesanti conseguenze
nella guerra all’amata corruzione.
“Nuovi bavagli per l’informazione”.

“Appello che al pm vien vietato
se in primo grado è assolto l’imputato”
con alla par condicio un bel saluto
ed alla corruzione un grande aiuto.

“Tagli letal per le intercettazioni”.
La chiamano Riforma Berlusconi,
ma il Cavaliere era un dilettante
al confronto di un Nordio delirante.

E quello che or non vuole intercettare
è lo stesso che davasi da fare
da pm tenace e battagliero
a intercettare l’universo intero.

Al Ponte dei Tre Archi, in autostrada,
a Mestre nel piazzale del Ramada,
all’Hotel Monaco, sui vaporetti,
a casa, in gondola, nei gabinetti,

nella sede ufficial della Regione,
a Campo Santo Stefano, in stazione,
al Motel Agip di Porto Marghera,
di giorno e notte, di mattina e sera,

per anni, non per giorni o settimane.
Apriva le galere a carovane:
dall’alto general della Finanza
all’assessore ormai uomo di panza,

di Venezia dal primo cittadino
a Galan presidente birichino.
Tanti indagati con nomi eccellenti,
tanti quattrin, montagne di tangenti,

custodie cautelari a volontà
e sui giornal notizie in quantità.
Qual la morale sul guardasigilli
campione di pandette e di cavilli?

Sono tanti i ministri alla Giustizia
che furon per l’Italia una nequizia:
Mastella ricordiam, Conso, Martelli,
Marta Cartabia, l’ingegner Castelli,

Nitto Palma, Angelino senza quid,
Fassino e Biondi il salva ladri speed.
Han tutti favorito Berlusconi
per tenerlo lontan dalle prigioni.

A questo punto col caimano morto
e, a quanto pare, non ancor risorto
è giunta l’ora di far buone leggi
e non più trucchi e luridi maneggi.

“Caro azzeccagarbugli, è tempo! Inizia
a far proprio il ministro alla Giustizia!
Non far dei malfattori gli innocenti,
non far dei magistrati i delinquenti!”

Carlo Cornaglia

29 giugno 2023

Tocca a Nordio da Treviso ridare al Cavaliere il suo sorriso

Mose, così l’ex pm arrestò 35 persone “spiandole” 2 anni.
(il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2022)
Nordio, il garantista intermittente tra cene e manette lagunari.
(il Fatto Quotidiano, 11 dicembre 2022)
La strategia bifronte del ministro Nordio. Bellicoso a parole, prudente nei fatti.
(Domani, 13 dicembre 2022)
Nordio affonda l’abuso d’ufficio. Toghe in rivolta sulle intercettazioni.
(la Repubblica, 18 dicembre 2022)

Tocca a Nordio da Treviso ridare al Cavaliere il suo sorriso

Molti son stati i vil guardasigilli
di Berlusconi ignobili birilli
da quando, Salvator, discese in campo.
Il primo, Previti, fu come un lampo:

dal presidente Scalfaro bocciato,
alla Difesa Cesare è approdato
lanciando nei ministeriali quadri
Alfredo Biondi che col salva-ladri

tentò di far uscir dalle galere
i malfattori cari al Cavaliere.
Fu Roberto Castelli della Lega
per Silvio con la Ue in feroce bega

sull’europeo mandato di cattura.
Tentò pur di dar vita alla bruttura
di giudici e piemme separati
e al controllo mental dei magistrati.

Poi venne il prode senza quid Alfano
che battagliò in difesa del caimano
col lodo che, bocciato dalla Corte,
di Berlusconi complicò la sorte.

Della Cartabia infin con la regia
venne fatta una specie di magia:
la prescrizion di botto se ne è andata
e…con un altro nome è ritornata!

Il tempo passa ed i guardasigilli
nel compiacerlo son sempre più arzilli.
Adesso tocca al Nordio da Treviso
ridare al Cavaliere il suo sorriso

o, meglio, il ghigno del caimano infame
che vuol della Giustizia fare strame.
Pubblico ministero diventato,
difese la democrazia e lo Stato

ma sempre coi colleghi in lite ardita.
Poiché apprezzava assai la bella vita
ogni giorno alle cinque della sera
l’ufficio diventava una galera:

ne fuggiva e da saggio bon vivant
cercava il suo sollazzo quotidian.
Nei convegni e in dottrina garantista,
fu nell’agire assai giustizialista:

arresti preventivi dei birboni,
inchieste a strascico, intercettazioni
come piemme gli sono servite
nella stagione di Mani Pulite

e nelle indagini per stecche al Mose.
Ma con il tempo il garantismo esplose
e da anzianotto Nordio si è pentito
diventando un ministro intenerito.

Si disse un Churchill per età e sapienza
ma non brillò purtroppo per coerenza.
Sceso in politica da pensionato
si scordò ciò che disse: “Un magistrato

alla politica mai dica Sì!
per di più nel collegio dove agì…”
Or ridà voce al vecchio Cavaliere:
separazion total delle carriere,

stop all’azion penale obbligatoria
e alle intercettazioni, vecchia storia,
all’abuso d’ufficio l’altolà
ed ai parlamentar l’immunità.

La moral? Montesquieu fu un deficiente,
addio magistratura indipendente,
addio separazione dei poteri,
largo ai piemme come camerieri

ubbidienti al potere esecutivo.
Era di Silvio questo l’obiettivo
e grazie a Nordio lo raggiungerà.
Giustizia ugual per tutti? Ma va là!

pubblicato su Domani del 10 gennaio 2023

Palamara & C.

Chi può e chi non può.
(il Fatto Quotidiano, 16 maggio 2020)
Palamara & C., traffici anche per nominare il consigliere di Ermini.
(il Fatto Quotidiano, 17 maggio 2020)
La Palamarata.
(il Fatto Quotidiano, 23 maggio 2020)
Magistrati, politici, attori e sportivi. La rete di Palamara fra chat e caffè.
(la Repubblica, 27 maggio 2020)

Palamara & C.

Nella rete di Luca Palamara
si stava come dentro una tonnara,
ma i tonni si agitavan per entrare
anziché per lo sforzo di scappare.

Nelle public relation fu campione
per gran capacità di relazione,
una mano per tutti, mai uno scontro
ed infinite le occasion di incontro.

Convegni, ristoranti, aperitivi,
caffè, salotti, circoli sportivi,
una partita, un’inaugurazione,
od un drink dei Parioli alla magione.

Per lui gli amici sono tutti Ciccio
pronto a risolverne qualunque impiccio:
“Luca te prego, me controlli questo?”
“Ma dai ‘na mano?” “Per favor fai presto!”

Sempre pronto nel dare una risposta,
digita, trama e tesse senza sosta.
Con mille tvb si dà da fare:
“Non mi scordo di te!” “Ci puoi contare”.

L’uom col telefono sempre rovente
ha due compari tutti lingua e mente:
sono Cosimo Ferri e Luca Lotti,
due deputati, due fedel picciotti,

due renziani di Italia moribonda
grazie alla quale la Nazion sprofonda.
Infiniti i messaggi a Palamara,
una questua continua, una cagnara.

Politici, sportivi, giornalisti,
allenatori, attor, vippami misti,
boiardi dello Stato, vip, cantanti,
ma soprattutto magistrati, tanti.

Non importa il colore o la corrente,
chiunque lo interpella non si pente:
i più importanti dei Capi Procura,
chi di promuoversi si prende cura,

chi per l’amica vuol la promozione,
chi vuol solo scambiare un’opinione,
chi vuole fare accordi, chi vuol voti,
chi vuol che Palamara lo piloti

per evitare che qualcun lo azzanni.
Palamara festeggia i compleanni,
annuncia nomine e promozioni
con le dovute congratulazioni

ai suoi beneficiati vincitori.
Verminaio di traffici, favori,
delazioni, complotti correntizi,
imboscate, minuscoli servizi,

spartizion, dossieraggi, maldicenze,
ricatti, simonie ed influenze.
Pur la Procura della Capitale,
che quanto o più di un ministero vale,

fu oggetto di manovre e di complotti
di Palamara, Ferri e Luca Lotti.
Della congrega una delle gemme
fu la scelta del vice al CSM

che poi si rivelò una delusione
poiché da eletto diventò un birbone.
Eppur “Godo!!!” ha twittato Palamara
quando fu Ermini a vincere la gara.

Da più di un anno tutto sanno tutti
ma della compagnia dei farabutti
nessuno ancora in tribunale lotta.
E la Giustizia? La bilancia è rotta.

blog MicroMega, 3 giugno 2020

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