Emergenza Letta

Letta dal Meeting sfida Berlusconi. “Chi segue interessi di parte verrà punito. Già in ottobre cambiare il porcellum”. Stoccata anche alla fronda del Pd: “Alt ai professionisti del conflitto”.
(la Repubblica, 19 agosto 2013)
Messa coi ciellini e larghe intese, a Rimini un revival in stile dc.
(ibidem)
“Resisto io a capo del centrodestra”.
Berlusconi dà il segnale di battaglia e il Pdl assedia di nuovo Napolitano.
(la Repubblica, 20 agosto 2013)
Abolizione del porcellum, il Pdl fa muro.
(ibidem)
B. va alla guerra totale: pressioni, minacce, dossier.
(il Fatto Quotidiano, 20 agosto 2013)
Avviso al Quirinale e al Pd: “Il governo finisce con Berlusconi”.
(ibidem)
B. non si salverà, gli restano soltanto i franchi tiratori.
(ibidem)

Emergenza Letta

“Emergenza uomo” è il tema
e il premier con l’anatema
apre il Meeting di Cl,
show di democriste stelle.

E’ prevista anche la messa,
essenzial santa premessa
a un incontro benedetto
e da Dio Padre protetto.

Giorgio Re, Sua Onnipotenza,
con la video conferenza
ed i soliti sermoni
miete applausi ed ovazioni,

funzionando da apripista
per la stella democrista,
salvatore del Paese
col governo a larghe intese.

Dove Monti un anno fa,
colto dalla cecità
a dalla cialtroneria,
vide nella galleria

una luce verso il fondo,
Letta Enrico fa un affondo
tipico della scamorza
che tuonando si fa forza.

“Un governo illuminato
ha da tempo cominciato
un percorso di speranza…
Che nessun, per tracotanza

e interesse personale,
provi a farlo finir male
nel momento in cui la crisi
della fin dà i primi avvisi!

Con il popolo che aiuta
fermeremo la caduta,
ne usciremo, ve lo giuro,
se operiam per il futuro!

Dal porcellum cominciamo,
entro ottobre lo aboliamo”.
Con coraggio da leoni
Letta attacca Berlusconi.

Nell’emettere il ruggito
pare non aver capito
che, pur molto battagliero,
vale meno di uno zero,

di uno sporco pedalino,
poiché è solo un burattino
con ben tre burattinai.
Uno è Giorgio scaccia guai

che, tenendolo per mano,
lo portò in bocca al caimano.
L’altro è il noto galeotto
che ogni giorno si fa sotto

con minacce e con ricatti:
“O convinci i mentecatti
senator del tuo partito
a votar per un bandito

o il governo a larghe intese
finirà fra qualche mese,
alla faccia tua e del nonno”.
Terzo nel togliergli il sonno

è il Pd, un burattinaio
che ne vale un centinaio:
mille mani, cento fili,
cento menti, cento stili

per frenarlo e intimorirlo,
per fregarlo e per tradirlo.
Vivo per la parlantina,
Letta è un morto che cammina.

23 agosto 2013

Alfan prodige

Angelino, il ministro dimezzato, sconfitto come Cadorna a Caporetto, salvato solo dai quasi amici.
(la Repubblica, 20 luglio 2013)

Alfan prodige

Dicon che Brunetta è un nano
ma che dire allor di Alfano?
L’uno è nano per l’altezza,
l’altro è nano di cabezza,

l’uno è di cervello speed,
l’altro è proprio senza quid,
un ministro dimezzato,
dal Pd non sfiduciato

in ossequio a Giorgio Re.
Questo omuncolo chi è?
Siculo coordinatore,
Segretario servitore

di un padron che lo ha avvilito,
sbeffeggiato dal partito
che fa come non ci fosse,
irretito dalle mosse

dei kazaki al ministero
dove fa il finto nocchiero,
la mascella ben serrata,
luccicante la pelata.

E’ un Cadorna a Caporetto,
comandante in capo abietto
che sui collaboratori
scaraventa i propri errori.

C’è perfin qualcun che dice
che di Letta faccia il vice,
messo lì come un pupazzo
poiché non combina un cazzo.

Pusillanime, incapace,
paracul, lacchè, mendace,
Senzaquid fa i propri uffici
se gli fregano la bici.

All’inizio dell’estate
una bici da magnate
del valor d’euro tremila
un ladruncolo gli sfila

sulla spiaggia di Agrigento
pedalando via col vento.
In detective trasformato,
Angelino ha reclutato

Ros, intelligence locale,
Polizia municipale,
Nocs e Capitaneria,
confidenti, qualche spia,

qualche amico degli amici
e alla fin la cara bici
è tornata al suo padrone,
col ladruncolo in prigione

dietro una finestra a sbarre.
La moral che si può trarre?
Questa operazion perfetta
che ridà la bicicletta

tecnologica e assai speed
a Angelino Senzaquid,
è il successo più palese
del governo a larghe intese.

 

Non mollo!

Berlusconi gela i suoi militanti. “Non si vota, il governo va avanti, ma io non mollo e resto qui”.
Le lacrime del Cavaliere: io sono innocente.
(la Repubblica, 5 agosto 2013)
Lacrime di caimano: “Innocente, non mollo”.
(il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2013)
Dal palco abusivo chiede ai suoi: assolvetemi voi.
(ibidem)

Non mollo!

Per capir quanto un potere
influenza possa avere
su onestà e democrazia
se affidato alla regia

di statisti non statisti,
liberal, santi o marxisti,
pensar basta a una nazione
che ha paura di un briccone,

ormai vecchio barbagianni,
che ha finito di far danni
poiché ha preso la patente
di accertato delinquente.

La riunion di pasdaran
inneggianti al capo anzian
in un pomeriggio afoso
fu spettacolo penoso.

Al balcone i suoi lacchè:
Bondi con la Santanché,
Capezzon, Verdini, Fitto
e il craxian P2 Cicchitto.

Col suo “c’hann scassat o’ cazzo!”
la vajassa da strapazzo
dà una nota raffinata
alla nobile adunata

che in via Plebiscito sta.
Fiume della Libertà?
E’ pozzanghera, non fiume
quella che si appella al nume

il qual per i fan è luce:
“Silvio! Silvio! Duce! Duce!”
Sventolare di bandiere
nelle mani di megere

che, mostrando l’entusiasmo,
speran di provar l’orgasmo
dell’andata giovinezza
dell’amor grazie all’ebbrezza.

Di remote provenienze
e di comunal presenze
gli striscioni danno conto:
“Siam con te noi di Bitonto,

di Trepuzzi, di Gravina
e perfin di Soresina”.
Ecco, si fa muto il coro,
poiché son comparsi loro,

la Pascal senza Dudù
e il Berlusca in total blu
pronto, a lacrime innescate,
a sparar le sue cazzate:

“Pur se il fatto non ci ammalia,
per il bene dell’Italia
il governo vada avanti!”
I delusi sono tanti,

ciascun con il suo pavese:
“Basta con le larghe intese!”
Ma si sa com’ è la ggente,
segue sempre il più fetente…

Poi la solita delizia
dell’attacco alla giustizia:
“Gli impiegati dello Stato
i qual m’hanno condannato

grazie a un comunista inganno,
certo non mi fermeranno.
Io ci sono, io qui resto,
col mio fare sempre onesto! –

Alza il ton – Sono innocente!”
Mentre esulta la sua gente,
con Francesca che lo abbraccia
spara l’ultima fregnaccia.

Il caiman grida: “Non mollo!”,
ma ha la merda fino al collo.
Da domani al Capellone
metteranno il pannolone.

5 agosto 2013

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