Un quarantenne nonnodipendente

Letta lancia la sfida dei quarantenni. “Tocca a noi, guai a fallire. Subito le riforme, Renzi non vuole il voto”.
(la Repubblica, 24 dicembre 2013)
Letta: svolta generazionale, noi quarantenni senza più alibi. Nel 2014 riforme e ripresa.
(ibidem)
La modernità e il tatticismo.
(ibidem)
Letta, quarantenne in fuga. “Giù le mani dal Quirinale”.
Nella conferenza di fine anno il premier rivendica: ho ringiovanito il governo.
(il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2013)

Un quarantenne nonnodipendente

E’ fine d’anno e in conferenza stampa
si esalta il nipotino Enrico Letta,
il qual per la vergogna non avvampa
nel raccontar la nuova barzelletta

di una generazion di quarantenni
che, saltando trent’anni in calendario,
supererà gli ostacoli perenni
di una Nazione avvolta nel sudario.

Albero di Natale alle sue spalle,
con profumo d’incenso e stil curiale,
propina ai giornalisti le sue palle
sul miracolo generazionale.

Di fronte a Renzi e ad Angelino Alfano,
in politica nuovi pressoché,
la marionetta di Napolitano
la novità reclama anche per sé.

Finge di non saper che l’abbiam visto
da decenni in politica impegnato,
inizialmente come democristo
ed or da progressista mascherato.

Pachiderma che lepre vuol sembrare,
percorre la sua strada Lettamente,
copyright Grillo, intento a raccontare
le abitual menzogne di chi mente.

In soltanto sei mesi Lui farà
quello che in dieci anni non han fatto
tutti i politici quaraquaquà
ai quali i quarantenni han dato sfratto.

I primi passi verso le riforme
del Senato e dei seggi in Parlamento.
La legge elettoral con nuove norme.
Delle provincie l’annichilimento.

Un pian per il lavoro ormai scordato.
Spending review e lotta all’evasione.
Il rientro, da secoli aspettato,
dei quattrin dàlla Cònfederazione.

Le norme contro l’autoriciclaggio,
la criminalità e i reati annessi.
Ed infin, proprio come in un miraggio,
la morte del conflitto d’interessi.

“Siamo una bella squadra e lo vedrete:
il trio Matteo, Enrico ed Angelino
è in grado di raggiungere le mete
che tutti porteran fuor dal casino!”

La conferenza stampa è ormai alla fine,
la platea, già mezza addormentata,
rimpiange Berlusconi e le olgettine,
quando Letta fa l’ultima sparata:

“Abbiate fede in me, un quarantenne
che se si trova qui può ringraziare
un vecchio comunista novantenne
che suo tramite vuole governare!”

Ma è il solo scudo che protegge Letta.
Il giorno in cui Re Giorgo se ne andrà
perché canaglia Renzi lo sgambetta,
dentro la sua melassa annegherà

blog MicroMega, 29 dicembre 2013

Lo Schettino del Quirinale

Napolitano: “Non si vota nel 2014, bisogna prima fare le riforme. Valuterò se posso restare al mio posto”.
(la Repubblica, 17 dicembre 2013)
Il sindaco gela la cerimonia del Colle, sedia in nona fila e fuga prima del buffet.
(ibidem)
Napolitano minaccia: O si fa come dico io o lascio il Quirinale.
Tutti al Colle per la cerimonia degli auguri natalizi. Il presidente dà l’aut aut al nemico delle larghe intese. Renzi non partecipa al brindisi e se ne va senza salutare.
(il Fatto Quotidiano, 17 dicembre 2013)

Lo Schettino del Quirinale

Tutta la casta è andata al Quirinale,
come da tradizion consolidata,
per lo scambio degli auguri di Natale
col Presidente. Cambian anno e data

ma la musica par sempre la stessa.
Re Giorgio biascica il suo vangelo
come un prevosto quando dice messa
ed a tutti fa pelo e contropelo.

L’altr’anno disse: “Non ritornerò
poiché fa male alla Costituzione
ripetere il mandato. Non si può!
E in più son stanco: me ne vo’ in pensione!”

Poi Giorgio non è stato di parola:
sarà che a non far nulla ci si annoia,
sarà che Clìo, povera figliola,
ad averlo per casa, sai che gioia!

Saran le immunità presidenziali
che in tempi di processi mafia-Stato
lo fan dormire ben fra due guanciali,
fatto sta che Re Giorgio è ritornato.

Proclama: “Poiché tutti mi han voluto!”
E gli italian, che sono creduloni,
come bambini ingenui gli han creduto,
come a Babbo Natale ed ai suoi doni.

Ma pose condizioni molto chiare:
“Governo dell’inciucio a larghe intese.
La legge elettorale da cambiare.
Riforme per il bene del Paese,

anche violando la Costituzione
con scorciatoie e con ploton di saggi.
Fingere di far salva la Nazione
a suon di norme Ue, trucchi e miraggi.

Ma, soprattutto, boicottare Grillo!”
Poi chiuse il suo intervento in modo netto
il Presidente, col final sigillo:
“O fate tutto questo o mi dimetto!”

I mesi sono corsi via veloci:
non c’è ancora la legge elettorale,
le larghe intese hanno meno soci,
le riforme son messe molto male,

il popolo è più povero di prima,
c’è meno Grillo sì, ma coi forconi
ed un boy scout che non sarà una cima,
ma nelle ruote mette già i bastoni.

Mentre traballa la stabilità,
Letta, detto premier palle d’acciaio,
con i suoi quotidiani bla, bla, bla
continua a pestar acqua nel mortaio.

Ma lo Schettino che dall’alto Colle
dà le istruzioni al timoniere inetto
vuol che continui questa corsa folle
verso lo scoglio…”Avanti o mi dimetto!”

Se, incatenato al trono al Quirinale,
Napolitano manda agli italian
questi splendidi auguri di Natale,
è meglio assai far festa al Ramadan!

blog MicroMega, 23 dicembre 2013

Sua Maestà Pinocchio I

“Larghe intese o vado via”. Napolitano avverte le Camere.
Durissimo discorso di insediamento: “Siete irresponsabili”.
(la Repubblica, 23 aprile 2013)
50 sfumature di inciucio. Re Giorgio prova con Letta.
(il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2013)
Il timbro di Napolitano: “E’ un governo politico”. Il Colle garantisce sull’intesa tra destra, sinistra e centro.
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2013)
Legge elettorale, Letta studia il decreto. Rispunta di nuovo il Super Porcellum.
Possibile blitz già a novembre. Stallo nella maggioranza.
(la Repubblica, 12 novembre 2013)
Legge elettorale, la grande paralisi.
(la Repubblica, 13 novembre 2013)
L’altolà di Renzi al proporzionale: “Ci condanna alle larghe intese”. Pdl e M5S bocciano il doppio turno.
Napolitano: non si getti la spugna. Ma ora è paralisi.
(ibidem)
Salta il blitz per il Super Porcellum. “Qualcuno vuole un ritorno al passato”.
(ibidem)

Sua Maestà Pinocchio I

Esordì, quando rieletto,
con un gran destro, diretto
a colpire, dritto al mento,
un inetto Parlamento.

“Omissioni in quantità,
irrespònsabilità,
guasti, contrapposizioni,
tatticismi, esitazioni

han segnato il vostro fare.
Resto per farvi cambiare
questa strada vergognosa.
Chi non cambia, chi non osa,

chi nel Parlamento dorme
senza fare le riforme
e la legge elettorale
dell’Italia vuole il male.

Ormai più che ottuagenario
salirò questo Calvario
con le mie residue forze,
ma, se fate le scamorze

proseguendo lo sfacelo
e ignorando il mio vangelo,
ne trarrò le conclusioni!”
Battiman, plausi, ovazioni

dalla banda dei falliti:
“Larghe intese? Tutti uniti,
questa è l’ora del riscatto!”
“Presidente, soddisfatto?

Da sei mesi il suo governo
ha un bandito come perno
che utilizza Letta Enrico
come la foglia di fico

che ne cela le brutture.
Ogni giorno le fratture
si fan sempre più evidenti,
nonostante i consulenti

che Lei tiene al suo servizio
per sfuggire al precipizio!
Siamo i soli nel creato
ad avere un condannato

che un paese tiene in scacco.
Quest’Italia è ormai bivacco
di ploton di malfattori,
di affaristi, di evasori

che la portano in rovina.
E il momento si avvicina.
La ripresa è una menzogna,
non esiste, Lei la sogna.

La porcata elettorale
resta ancora tale e quale,
quella che sei mesi fa
condannò senza pietà.

Chiaro appar che il Parlamento
d’ogni suo suggerimento
bellamente se ne frega,
fra un litigio ed una bega,

fra un rimando e un’amnesia,
fra uno stop per avaria
e un ricatto del bandito,
fra un belato ed un ruggito.

Presidente, a questo punto
il momento sembra giunto
di proporle una domanda,
timida, educata, blanda:

“Si ricorda quel che ha detto
a quel Parlamento inetto
che non sol non è cambiato,
ma è di molto peggiorato?

“O cambiate o me ne vado!”
Presidente, è in mezzo al guado:
o davvero se ne va
o è bugiardo in tarda età!”

blog MicroMega, 15 novembre 2013

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