Pier Carlo non farlo

Pier Carlo, eppure avevi una reputazione.
(il Fatto Quotidiano, 20 ottobre 2016)
Padoan, l’uomo che danza sugli specchi.
(il Fatto Quotidiano, 21 ottobre 2016)

Pier Carlo non farlo

Un illustre economista,
un sapiente pubblicista,
super plurilaureato
dall’Fmi stimato,

un ricercator di vaglia
che per il sapere abbaglia
saggi d’ogni continente,
apprezzato consulente

di Ocse, Istat, Bce,
un allievo di Caffè,
professore molto dotto…
guarda come si è ridotto

da quel giorno maledetto
nel qual incontrò il ducetto
e un curriculum di pregio
patì mille ed uno sfregio.

Mezze maniche, ovvio nere
come ai tempi un ragioniere,
chiuso nella sua stanzetta,
le istruzion del capo aspetta

ed, avutele, di slancio
studia i falsi di bilancio.
Il lavoro è complicato
poiché Renzi, scatenato

perché infine vinca il Sì,
prende impegni tutti i dì,
promettendo le palanche
come avesse dieci banche.

Rimarran solo promesse
fatte nel proprio interesse
e mai le rispetterà
poiché è un mentitor, si sa,

ma il boy scout le estende a tutti:
a evasori e farabutti,
a custodi e gondolieri,
ad idraulici e barbieri,

a precari e a pensionati,
alle mamme ed ai neonati
a studenti e minatori
a ogni tipo di elettori,

all’Est ed al Settentrione,
al West ed al Meridione.
E Pier Carlo, diligente,
deve, almeno formalmente,

far quadrare uscite e entrate.
Con le balle più azzardate
dà l’addio all’economia
e con grande fantasia

tappa i buchi di Matteo
diventandone correo.
La manovra è un colabrodo,
ma Pier Carlo trova il modo

di far finta che funzioni,
senza tasse né condoni,
parolacce invise al Sire
il qual non le vuol sentire.

Ma non è finita qui,
poiché Renzi per un Sì
i suoi doni vanta ovunque
con le slide bugiarde e dunque

vuole Padoan come spalla
che confermi ogni sua balla
con il timbro del sapiente,
marionetta compiacente,

col sigillo dell’esperto
che famiglio si è scoperto.
Forza con le pantomime:
“Non facciamo sovrastime,

ma ci guida l’ottimismo
grazie a un tocco di renzismo!”
“Il governo, assai coerente,
ha una strategia vincente:

meno tasse, più lavoro,
meno fame, più Pandoro!”
“Caro Padoan che follia!
Da campion d’economia,

del saper dall’apogeo
a giullare di Matteo!”
Renzi e Padoan, due Pinocchi
nel paese dei balocchi.

blog MicroMega, 21 novembre 2016

Manovra lacrime, sangue e ribollita

La manovra sale a trentasei miliardi. Tfr in busta paga per tre anni, ma più tasse sui fondi pensione.
Incassi maggiori dall’evasione.
(la Repubblica, 16 ottobre 2014)
Stangata su Comuni e Regioni per pagare Irap e 80 euro.
(il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2014)
Regioni in rivolta contro i tagli. “Sanità a rischio, Renzi offende”. Il premier: “Basta veti e sprechi”.
(la Repubblica, 17 ottobre 2014)
Sanità, scuola, treni cambiano verso: costeranno di più.
(il Fatto Quotidiano, 17 ottobre 2014)
Manovra ancora da scrivere. Ma cosa ha approvato il Cdm?
(il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2014)

Manovra lacrime, sangue e ribollita

La manovra da trentasei miliardi
varata dal governo di Matteo
è la prova di quanto sian bugiardi
quelli che dicono: “Renzi è un babbeo!”

“Ci son tagli di tasse eccezionali,
i più grandi mai visti in tutto il mondo!”
Gli ottanta euro ormai son strutturali…
(ma son sempre gli stessi o mi confondo?).

Viene abbassata l’Irap per le imprese,
cinque miliardi sono un bel malloppo.
Si riducon dei giovani le attese
poiché verranno assunti, ed al galoppo,

grazie all’abolizion dei contributi
per i primi tre anni di lavoro.
Agli ammortizzator son devoluti
ben due miliardi, un piccolo tesoro.

Cinquecento milioni alla famiglia
ed ottocento alle partite Iva,
trecento alla ricerca e, meraviglia!,
cinquecento alla scuola, se ancor viva.

Più qualche spicciolo alla Giustizia
e del Tfr al grande inganno
e sei miliardi, che non fan notizia,
per spese obbligatorie in ogni anno.

Per un total di trentasei miliardi.
E a fronte delle uscite quali entrate?
Qui salta fuori il gioco degli azzardi.
Le slot machine verran penalizzate,

ma il sol pensarlo suscita un sorriso
poiché sono campioni di evasione.
Ai fondi di pensione si è deciso
di raddoppiare, ahimè, la tassazione.

Ben undici miliardi vengon presi
dal deficit che sale di altrettanto
e seicento milioni sono attesi
dalle frequenze che vanno all’incanto.

La lotta agli evasor? Quattro miliardi.
Chi li ha messi in bilancio nel passato
li ha poi pagati cari presto o tardi
poiché un bel buco nero si è trovato.

I soldi agli evasor portati via
van conteggiati dopo e giammai prima,
questo è un principio di ragioneria
perché un bilancio non sia pantomima.

L’ultima posta delle entrate mega
merita il coro d’un lungo buh buh
poiché soltanto un imbroglion stratega
si può inventar che la spending review

dia quindici miliardi coi suoi tagli.
Tagli fatti a casaccio, beninteso,
senza entrar delle spese nei dettagli,
dopo aver Cottarelli vilipeso.

Dalle Province pioverà un miliardo
(ma allor vuol dire che ci sono ancora…).
Quattro miliardi poi sono il traguardo
per mandar le Regioni alla malora.

Ben conoscendo i loro precedenti,
senza tagli di spese ben precisi,
non ridurranno i loro emolumenti,
ma aumenteran le tasse ben decisi

o taglieran le spese per gli anziani,
gli asili nido, i treni pendolari,
le buche per le strade, i parchi urbani,
le biblioteche, i convalescenziari.

La legge, già votata, ancor non c’è,
ciononostante là sull’alto Colle
felice s’è congratulato il Re
con Matteo Renzi e con le sue rampolle.

Se avesse fatto Silvio Berlusconi
metà delle stronzate di Matteo
avremmo avuto sei rivoluzioni
e del Pd duemila ed un corteo.

blog MicroMega, 20 ottobre 2014

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