Napolitano ter

Solo 16 ministri, la metà sono donne.
(la Repubblica, 22 febbraio 2014)
Vertice di quasi tre ore al Colle. Tensione su Giustizia e Esteri.
(ibidem)
Il Colle cancella Gratteri. Renzi nasce già dimezzato.
(il Fatto Quotidiano, 22 febbraio 2014)
Il renzicchio.
(ibidem)
Renzi, governo a quattro mani.
Dopo quasi tre ore il Quirinale corregge la lista: “Alla Giustizia non può andare un giudice”.
(ibidem)

Napolitano ter

L’Italia tutta attende il lieto evento.
Sta al Quirinale da Napolitano
da un paio d’ore il fiorentin portento
salvatore del popolo italiano

che inizia a dubitare e già si chiede:
“Rinchiusi nel segreto di una stanza
tra il Bomba e Sua Maestà cosa succede?
Dobbiam forse riporre ogni speranza?”

Passa mezz’ora e infin spunta Matteo
che illustra il suo governo gattopardo,
seguito dall’anzian partenopeo
che spiega le ragioni del ritardo.

La gallina che canta ha fatto l’uovo!
“Nessun braccio di ferro col premier
durante le tre ore di ritrovo.
Mia moglie Clio ci ha preparato il the,

abbiam guardato un pezzo di partita,
chiacchierato sul Napoli e sui viola,
telefonato al Papa gesuita
scambiato coi marò qualche parola

e infin, parlato un po’ del più e del meno,
gli ho fatto i complimenti per la lista
che gli ho approvato in un battibaleno…”.
Ma il naso si è allungato al migliorista.

Checché si dica dopo Enrico Letta
Napolitano non ha perso il vizio
di fare d’un premier una marionetta,
imponendo Sempronio, Caio e Tizio.

“Alla Giustizia mai dei magistrati,
vogliono agire da ministri veri
rischiando di dar buoni risultati.
Matteo, cancella subito Gratteri!

I magistrati son dei curiosoni,
pensa a Palermo cosa han fatto a me
per quell’affar delle intercettazioni…
Teniamoli lontano, sai com’è”.

“Ma hai già fatto ministro Palma Nitto,
magistrato sodal di Cosentino…”.
“Ma che dici Matteo, stattene zitto!”,
risponde il Re facendo l’occhiolino.

“E chi ci metto allora, Presidente?”
“Mettici un garantista del Pd
che non faccia mai male al delinquente…”.
E fu così che Orlando finì lì.

“Ed al Tesoro?” “Metterei Delrio
od un altro politico di pregio…”.
Napolitano fa l’ira di Dio:
“Non un politico, è un sacrilegio!

Ci vuole un tecnico e sai perché?
Checché si dica noi siamo vassalli
delle nazioni forti della Ue
e ad Angie non dobbiam pestare i calli.

A parere di Draghi e di D’Alema
Pier Carlo Pàdoan sembra il migliore.
Da un’altra parte il tuo Delrio sistema
e metti delle banche un servitore”.

“E all’Interno?” “Per discontinuità
nonché per evitare il bis di Letta
vorrei togliere Alfano…”. “Ma va’ là,
non intonare questa canzonetta…

Fra il dire e il far, Matteo, c’è in mezzo il mare.
La discontinuità non farla, basta dirla
e ai vecchi ministeri fa’ tornare
del Nuovo Centro Destra ‘sti tre pirla”.

“Confermi gli Esteri per la Bonino?”
“Pensavo di cambiarla, per il vero”.
“D?accordo, il radicale è un partitino
ed anche se Pannella è battagliero

non ha forza per fare alcun ricatto.
Accontentati Silvio, me ed Alfano,
del resto del governo me ne sbatto.
Fa’ pure quel che vuoi, caro toscano!”

E fu così che il vecchio gattopardo
modificò la lista di Matteo
uscita con tre ore di ritardo,
in autentico stil partenopeo.

Il Renzi primo che succede a Letta
in omaggio a Giorgio, Alfano e Cavalier
la discontinuità fa barzelletta
e diventa Napolitano ter.

blog MicroMega, 25 febbraio 2014

Orizzonte 18

Alfano sfida Renzi per restare all’Interno.
(la Repubblica, 18 febbraio 2014)
Nuove promesse: una riforma al mese.
(il Fatto Quotidiano, 18 febbraio 2014)
Le condizioni di Alfano a Renzi: La maggioranza non può cambiare e se c’è la patrimoniale noi usciamo”.
(la Repubblica, 19 febbraio 2014)
L’altolà di Berlusconi sulle riforme. “Subito l’Italicum, il Senato viene dopo”.
(ibidem)
Renzi in mezzo alla palude. Per ora comanda Alfano. I dolori del giovane incaricato, tra le pretese di Napolitano (5 ministri) e i diktat dell’alleato Angelino.
(il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2014)
I paletti del Colle sull’Economia.
(la Repubblica, 20 febbraio 2014)
Berlusconi e l’assillo di Mediaset. “Il governo tuteli le mie aziende”.
(ibidem)
Renzi-Berlusconi, 7 minuti per un patto di ferro
(il Fatto Quotidiano, 20 febbraio 2014)

Orizzonte 18

Parole vuote, vane, truffaldine,
contenitori senza contenuto,
arrosto poco e fumo senza fine:
è questo il Salvatore linguacciuto.

Vita dura per il rottamatore
il qual mostrava tanta sicurezza
di poter fare in sol quarantotto ore
un buon governo e non una schifezza

come quello del Letta giubilato.
“Orizzonte 18” è il nome scelto
e rappresenta il poco che è restato
delle intenzion del giovinetto svelto.

Credeva tutti proni al suo volere,
tutti inneggianti all’uom solo al comando,
ma due dì son bastati per vedere
che sbuca ad ogni angolo un commando.

E si ripetono i vecchi riti
della prima Repubblica che torna,
sono sempre più piccoli i partiti
ed ogni giorno due nuovi ne sforna.

Chi vuole il vertice di maggioranza,
chi arriva col Cencelli sotto il braccio,
chi vuole, dentro il chiuso di una stanza,
far luridi ricatti da bravaccio,

far saggi moniti da presidente,
far ignobili inciuci in gran segreto.
Parlano Alfano, Giorgio e il delinquente
ed il povero Renzi va al tappeto.

“Non spostarti a sinistra o sei fottuto.
Voglio restar ministro dell’Interno.
Patrimoniale? Allora ti saluto.
O quattro ministeri o sarà inferno.

Prima l’abolizione del Senato,
la legge elettorale poi verrà.
Lo ius soli deve essere evitato
ed il job act, mi spiace, ma non va”.

Il bello è consultare Berlusconi:
“La legge elettoral va fatta in fretta.
Devi salvar le mie televisioni.
Per i boiardi il mio parere aspetta.

Ti posso consigliar sulla Giustizia,
sulle pensioni, su lavoro e fisco,
parola che del tutto mi delizia
perché lo fotto mentre mi arricchisco.

Sei giovane e per nulla comunista
e a me a Verdini questo piace assai.
Con te siam pronti già a scendere in pista
se Alfano Senzaquid farà dei guai”.

“Sali al Colle, ho bisogno di parlarti.
Del ministero del’Economia,
mio caro Renzi, tu non occuparti,
parla con Visco, Draghi e compagnia

e non pensar di far come ti pare.
Per quanto poi riguarda la Giustizia,
Alfano ed il caiman devi ascoltare
oppure il tuo governo neanche inizia.

Attento! Per andar fino al diciotto
al Pd requisisci ogni pugnale,
con l’Europa non far troppo casotto
e strozza Grillo con il suo sodale”.

Partì con un programma rigoroso:
a febbraio l’Italicum va al via,
job act a marzo e poi, senza riposo,
a april lo stop alla burocrazia.

A maggio il fisco, a giugno la Giustizia,
a luglio l’acqua sarà fatta vino,
a agosto delle ferie la delizia
ed a settembre tenterà il giochino

di camminar sull’acqua come Lui.
Ad ottobre resuscita il caimano,
e a novembre, finiti i tempi bui,
avrà salvato il popolo italiano.

Parlar di fare una riforma al mese
con ben nove partiti in maggioranza
par una bizzarria così palese
che qualcuno ha chiamato un’ambulanza

che arriva con lettiga ed infermieri
ed il rottamatore porta via.
E pensare che fino all’altro ieri
il Pd lo spacciava per Messia!

21 febbraio 2014

Alfan prodige

Angelino, il ministro dimezzato, sconfitto come Cadorna a Caporetto, salvato solo dai quasi amici.
(la Repubblica, 20 luglio 2013)

Alfan prodige

Dicon che Brunetta è un nano
ma che dire allor di Alfano?
L’uno è nano per l’altezza,
l’altro è nano di cabezza,

l’uno è di cervello speed,
l’altro è proprio senza quid,
un ministro dimezzato,
dal Pd non sfiduciato

in ossequio a Giorgio Re.
Questo omuncolo chi è?
Siculo coordinatore,
Segretario servitore

di un padron che lo ha avvilito,
sbeffeggiato dal partito
che fa come non ci fosse,
irretito dalle mosse

dei kazaki al ministero
dove fa il finto nocchiero,
la mascella ben serrata,
luccicante la pelata.

E’ un Cadorna a Caporetto,
comandante in capo abietto
che sui collaboratori
scaraventa i propri errori.

C’è perfin qualcun che dice
che di Letta faccia il vice,
messo lì come un pupazzo
poiché non combina un cazzo.

Pusillanime, incapace,
paracul, lacchè, mendace,
Senzaquid fa i propri uffici
se gli fregano la bici.

All’inizio dell’estate
una bici da magnate
del valor d’euro tremila
un ladruncolo gli sfila

sulla spiaggia di Agrigento
pedalando via col vento.
In detective trasformato,
Angelino ha reclutato

Ros, intelligence locale,
Polizia municipale,
Nocs e Capitaneria,
confidenti, qualche spia,

qualche amico degli amici
e alla fin la cara bici
è tornata al suo padrone,
col ladruncolo in prigione

dietro una finestra a sbarre.
La moral che si può trarre?
Questa operazion perfetta
che ridà la bicicletta

tecnologica e assai speed
a Angelino Senzaquid,
è il successo più palese
del governo a larghe intese.

 

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