C’è chi a agosto perde il posto

Festival della mente. Sarzana, Renzi si imbuca ma viene respinto.
Il sindaco manda inviti su carta intestata alla presentazione del libro del segretario, la Regione lo blocca.
(il Fatto Quotidiano, 27 agosto 2017)
Madre Matteo di Calcutta.
(il Fatto Quotidiano, 29 agosto 2017)
Gentiloni scippa a Renzi pure il consenso: all’Italia piace il suo silenzio.
Il presidente è il leader più apprezzato.
(il Fatto Quotidiano, 31 agosto 2017)

C’è chi a agosto perde il posto

Il momento è delicato
per Matteo che è abbarbicato
al potere a tutti i costi.
Il più triste degli agosti

non lo ha visto primattore.
Gentiloni fu un errore:
zitto zitto, piano piano
il sodal democristiano,

che non è proprio un portento,
sta aumentando il gradimento
della gente che lo apprezza.
Lo lanciò con la certezza

che non è pericoloso
ma leal, non ambizioso
ma ideal controfigura
che a nessuno fa paura.

Gentiloni, sceso in pista
con lo stil da anestesista,
smussa, cuce, media, lima
guadagnandosi la stima

dell’Europa e dei mercati.
Con i suoi modi felpati
alla Sergio Mattarella
si conquista la pulzella

che comanda nella Ue.
Senza slide, senza lacchè
qualche risultato ottiene:
il pil sale, l’export tiene,

con Minniti da aiutante
lascia in Africa il migrante
poiché verso l’equatore
non ci angustia quando muore.

Nei sondaggi a questo punto
non sol ha Matteo raggiunto,
lo ha alla grande superato,
concorrente è diventato.

Renzi, mentre aspetta il treno
che lo porti senza freno
a girar per il Paese,
a afferrar le mani tese,

a imbonire i creduloni,
a gioir per le ovazioni
sui trionfi del passato,
le bugie che ha raccontato

sul jobs act, la scuola buona,
le riforme alla carlona,
a inneggiare al suo programma,
al suo babbo, alla sua mamma,

all’Italia del futuro,
bonus, gas e idrocarburo,
alla prossima vittoria
con il voto che dà gloria,

del suo libro ovunque parla
con la fiorentina ciarla.
Un profluvio di parole
sulle spiagge sotto il sole,

nelle piazze, nei mercati,
negli stadi, in mezzo ai prati.
Per spazzar via Gentiloni,
Cinque Stelle, Berlusconi,

i leghisti di Salvini
ed i traditor piddini
tenta un colpo da giganti:
presentare il libro Avanti,

un trattato eccezional,
di Sarzana al Festival
della mente. Vien zittito,
la Region fa No col dito:

“Presentarlo? No, non può!
Con le sue bugie a gogo
non vogliam fare a Sarzana
Festival della panzana!”

blog MicroMega, 4 settembre 2017

Paolo sta sereno

Sospetti, faide interne e paure, la guerra fra governo e Renzi.
L’attacco al “trio che decide da solo” Gentiloni, Padoan, Calenda. Dietro la mazzata d’autunno.
(il Fatto Quotidiano, 15 aprile 2017)
Viale vaccini.
(il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2017)
Iva, Renzi rottama Padoan e le sue promesse alla Ue.
(ibidem)
Attacco a Cantone, il governo ci prova e poi si smentisce.
(il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2017)
Il governo governato da altri. A sua insaputa.
Dal caso Cantone alla manovra, Palazzo Chigi non decide nulla.
(il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2017)

Paolo sta sereno

E’ dal venti di febbraio
che il toscano parolaio
se ne andò da segretario.
Da quel giorno leggendario

diventò un signor Nessuno
che non ha potere alcuno.
Non esercita un mestiere,
non l’han fatto Cavaliere

e nemmeno baronetto,
da nessuno è stato eletto
e pertanto il suo giudizio
vale come quel di un tizio

che si incontra per la via,
dal gommista o in pizzeria.
Si può dir senza imbarazzo
che il boy scout non conta un cazzo.

Eppur, non si sa perché,
tutti fanno i suoi lacchè
e ne accettan le opinioni.
Ad esempio Gentiloni:

nominato presidente
del Consiglio non fa niente
che non piaccia all’ex ducetto.
Lo sappiamo ben, l’ometto

rintanato al Quirinale
più che un uomo è un caporale
ed ha nominato il Conte
per voler del rodomonte.

Gentiloni è una crescenza
con la data di scadenza
ed è noto che un formaggio
non governa col coraggio

delle proprie decisioni.
Se lo mangiano i ghiottoni.
Per le aziende dello Stato
il governo ha nominato

tutti i vertici voluti
dal campion dei linguacciuti.
C’è dei voucher il problema
e il governo studia il tema

per depotenziarli un po’?
Matteo Renzi dice: “No,
van del tutto eliminati!
Qui ci son troppi incazzati

e coi referendum basta!”
ed intanto il cul si tasta
ancor molto dolorante.
Paolo esegue sull’istante.

Qualche vil giocherellone
depotenzia un po’ Cantone
con un comma che sparisce?
Renzi non interloquisce,

ma gli basta un’occhiataccia…
ed il comma si rintraccia
e ritorna al posto giusto,
come vuole il bellimbusto.

La Ue vuol la manovrina?
“Aumentiamo la benzina,
giochi, sigarette e bolli!”
“Queste son proposte folli,

non si aumentano le tasse
o mi bocceran le masse
col futuro molto tetro!”
Padoan fa la marcia indietro.

Per i conti di un altr’anno
il governo è già in affanno
e vuol aumentare l’Iva,
suscitando il pronto evviva

della Ue delle supposte?
Fanno i conti senza l’oste.
Matteo Renzi pone il veto
con lo stile consueto.

Se già oggi fa così
tuonerà fra pochi dì,
ritornato segretario
di un partito straordinario:

“Presidente del Consiglio,
a calcioni non ti piglio.
e al momento sta sereno.
Ma nell’auto fatti il pieno!”

blog MicroMega, 27 aprile 2017

Addio, mio bello, addio

Renzi chi?
(il Fatto Quotidiano, 21 gennaio 2017)

Addio, mio bello, addio

Certo il No è stato un knockout
per il povero boy scout.
Certo il dar le dimissioni
e vedere Gentiloni

che diventa il proprio erede
ed al suo posto si siede
lo fa andar fuor di cervello.
Certo spingere il carrello

con la spesa del mercato
è uno schiaffo esagerato.
Certo salutare il Giglio
e portare a scuola un figlio

con paterna tenerezza
non dà il massimo di ebbrezza.
Certo star senza la Boschi
vuol dir viver tempi foschi.

Il moral certo va giù
se ogni dì non sta in tivù,
in due o tre dei suoi canali,
e lo snobbano i giornali.

Certo che bello non è
il vedere il neo premier
dalla Merkel a Berlino
e star senza il suo bacino.

Dopo tutta la fatica
di appagar la voglia antica
di un aereo personale
che ci costa un capitale,

certo al povero figliolo
il vederlo adesso in volo
con a bordo Gentiloni
fa girar molto i coglioni.

Certo il No di Carofiglio
a esser petalo del Giglio
della sua segreteria
non è il meglio che ci sia,

come il gesto di Martina
che fa No con la manina.
Certo l’esser sputtanato
da uno Staino che ha chiamato

a diriger l’Unità
tanta gioia non gli dà.
Certo il crollo di iscrizioni
degli antichi creduloni

al partito moribondo
rischia di mandarlo a fondo.
Certo la cresta dell’onda
con la schiuma che lo inonda

e gli fa sentir l’ebbrezza
di una celestial carezza
è un ricordo che fa male
nella situazione attuale.

Certo che, facendo il conto,
è terribile il confronto
fra un Re Mida che indorava
tutto quello che toccava

e un tapin che sta al paese
con i figli, con Agnese,
con la felpa e le ciabatte.
Eppur Renzi se ne sbatte,

non si arrabbia, non impreca,
non è in preda a furia cieca,
non va in chiesa a pregar Dio
perché breve sia l’oblio.

E non piange lacrimoni.
Renzi pensa a Gentiloni
e ai problem che gli ha lasciato:
un bilancio disastrato

che la Ue vuol sia corretto
con manovra a pronto effetto.
Una legge elettorale
che fa schifo ad un maiale.

L’Alitalia che peggiora
di un milione ogni mezzora.
Il Jobs Act che non funziona.
Il flop della Scuola Buona.

L’Almaviva. Il terremoto,
le casette solo in foto.
Una cyber sicurezza
che è ridotta a una schifezza

e una Rai ch’è a un punto morto
col bidon Campo Dell’Orto,
altroché la Bbc
che promise nei bei dì!

Non è il caso di invidiarlo
ed è ben non incontrarlo
poiché ciò che gli lasciò
al neo premier procurò

il peggior dei coccoloni.
Per sfuggire a Gentiloni
Renzi assai lesto è fuggito:
sul carrello…del bollito.
(copyright Marco Travaglio)

blog MicroMega, 30 gennaio 2017

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