C’era una volta il Pd

Renzi deluso dal voto, si cambia.
(la Repubblica, 7 giugno 2016)
La crisi nelle città.
(ibidem)
Matteo: “Non sono contento”. Ma poi si pente: “Siamo al 40%”.
(il Fatto Quotidiano, 8 giugno 2016)
Renzi minaccia: “Interverrò nel Pd usando il lanciafiamme”.
(il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2016)

C’era una volta il Pd

Cinque le grandi città
che il toscan quaraquaquà
vuole conquistar col voto,
ma è successo un terremoto.

Quasi all’ultimo minuto
tutte e cinque han ricevuto
la benedizion renziana
ed in tutte fu una frana

grazie al bacio della morte
che ne complicò la sorte.
A Milano toccò a Sala:
con la forza di un bengala

lì si scatenò Parisi
il qual raggelò i sorrisi
del furbetto dell’Expo
che al suo fianco lo trovò

sulla via del ballottaggio.
Di Fassino l’arrembaggio
al Comune di Torino,
grazie sia a Chiara Appendino

che alla fuga dei votanti,
non è andato così avanti
da ottenere la vittoria.
Incomincia un’altra storia

e alla fine si vedrà.
Per vent’anni e più in città
il successo fu immediato,
Chiara almen gliel’ha negato

con la giovanil speranza
di mandar Piero in vacanza.
A Bologna stessa storia:
si prospetta la vittoria

per il sindaco ora uscente
fin dal primo turno. Niente,
i bei tempi son finiti,
gli elettori son spariti

e lo lasciano in balia
della vecchia compagnia:
fasci, Lega e Berlusconi.
La leghista Borgonzoni

lo trascina al ballottaggio.
“Forza, Merola, coraggio!”
Anche a Roma Capitale
il partito è andato male.

Risultato da sgomento:
diciassette e due per cento,
nove in meno di Marino!
Il ducetto fiorentino

vede un gatto nero …. bigio
per il piccolo prodigio:
la finale con la Raggi.
Ciò fu sol grazie ai viraggi

del caiman contro Meloni
che han negato ai fascistoni
la final con la grillina.
Di Giachetti la rovina

è soltanto rimandata,
Roma è già pentastellata!
Certo a Napoli è ancor peggio:
ecco l’ultimo sbeffeggio.

Cinque visite in sei mesi
e milioni d’euro spesi
per Bagnoli dal boy scout
per mandar Giggin knock-out

non gli son serviti a niente,
poiché terza è la Valente,
fuori pur dal ballottaggio.
Manca l’ultimo passaggio

per la comunal batosta,
ma la nota faccia tosta
imperterrita millanta:
“Quasi ovunque oltre il quaranta…”.

E’ la solita renzata
agli ingenui dedicata.
Ben diversa è la realtà:
il partito fa pietà

e pertanto va cambiato
a disastro completato.
“Agirò col lanciafiamme!”
“Jamme, Matteuccio, Jamme!”

blog MicroMega, 10 giugno 2016

De gustibus non est disputandum

Renzi boccia il porcellum corretto: “Resta un maialinum”.
(la Repubblica, 24 maggio 2013)
Riforme, domani le mozioni. Giachetti ripropone il mattarellum.
(la Repubblica, 28 maggio 2013)
Legge elettorale, salta il “porcellinum”. Niente mini modifiche.
I fedelissimi del Cavaliere: ma così si blinda Letta e non si vota più.
(la Repubblica, 29 maggio 2013)
Il Pd si spacca sulla legge elettorale, poi in aula dice no al mattarellum. Letta: non è tempo di scherzare.
Sì al testo dell’esecutivo, stop ai dissidenti. Renzi: liturgia dc.
(la Repubblica, 30 maggio 2013)
La preoccupazione di Napolitano. Riforma del porcellum a rischio.
(ibidem)
Brunetta: “Per la prima volta i Democrat rispettano i patti”.
(ibidem)
Il Pd contro se stesso dice no all’abolizione del porcellum.Il documento di Giachetti chiedeva il mattarellum.
(il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2013)
Dai grillini sì alla mozione “ribelle” con Sel.
(ibidem)

De gustibus non est disputandum

Nel Pd, senza imbarazzi,
la masnada dei Tafazzi
si martella sempre là.
Gli elettor son la metà,

ma nel team non cambia nulla:
ciascheduno si trastulla
con il gioco preferito
che è distruggere il partito.

Per la legge elettorale
si aspettava il funerale
del porcellum tanto odiato.
Letta aveva sentenziato: Continua a leggere

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