Il cerchio tragico della Meloni

Senato, La Russa presidente con 17 voti dell’opposizione.
(il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2022)
Camera a Fontana, leghista filo Putin.
(la Repubblica, 15 ottobre2022)
La strategia bifronte del ministro Nordio. Bellicoso a parole, prudente nei fatti.
(Domani, 13 dicembre 2022)
Il ritratto. Il ministro dell’Istruzione e del Merito.
(il Fatto Quotidiano, 30 novembre 2022)
Piantedosi & C: è partito il concorso di “Ignobiltà”.
(il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2023)
La Madonna che piange parla una volta al mese.
(la Repubblica, 4 marzo 2023)

Il cerchio tragico della Meloni

Che fatica avrà fatto la Meloni
per sfornare un governo di campioni
che, riuniti in compagine, diventa
degno se non di lode almen d’un trenta?

A quanti esperti Giorgia si è rivolta,
a quanti consulenti ha detto: “Ascolta”,
per quante posizioni ha emesso un bando
i cacciator di teste interpellando?

Già prima che il governo suo nascesse
erano state buone le premesse.
Con pizzo e baffi, demoniaci peli,
raccoglitor del Duce di cimeli,

La Russa è presidente del Senato.
A capo della Camera è arrivato
l’ultrà cattolico e del Verona
che i gay e gli immigrati non perdona,

di Salvini il pupillo, quel Fontana
che tre rosari almeno al giorno sgrana.
Fra i ministri Roberto Calderoli,
che al sol vederlo vuoi chi ti consoli,

è inventor della nuova terapia
che ha nom differenziata autonomia,
la novella terribile porcata
che porta ad un’Italia spezzettata.

Alla Giustizia Nordio da Treviso
che nella sua poltrona ben assiso
vuol il bavaglio alle intercettazioni,
l’immunità ai parlamentar birboni

e far di Montesquieu un deficiente:
addio magistratura indipendente,
addio separazione dei poteri
e pm che contan come zeri.

Per l’Istruzione non c’è stata gara,
c’è quel fenomeno di Valditara
legionario di Cristo o giù di lì
che cazzia gli studenti tutti i dì.

Il ministro all’Interno è un fuori classe,
al suo confronto gli altri son carcasse.
L’amico di Salvini, Piantedosi
del vivere civil cala le dosi.

Dei salvataggi in mare è Gran Visir
con il motto “Partire è un po’ morir!”
Carico residual chiama il migrante
e dalle Ong lo tien distante.

Quinta stella nel ciel della Meloni
è quel Salvini che nelle concioni
vuol “Porti chiusi!” e “Prima gli italiani!”
che ne fanno il campion dei disumani.

Nel vedere di Giorgia la brigata
nella povera Italia nessun fiata
né si dispera, la protesta langue.
La sola a pianger lacrime di sangue

è la Madonna in quel di Trevignano,
paesin vicino al lago di Bracciano
che dà la voce ad ogni tre del mese
ad una pia signora del paese.

Si mormora che qualche giorno fa
abbia intimato a Giorgia l’altolà
piangendo fra singhiozzi e lacrimoni:
“Ma dove hai preso tutti quei cialtroni?”

14 marzo 2023

L’inferno di Meloni

Senato, La Russa presidente con 17 voti dell’opposizione.
(il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2022)
Camera a Fontana, leghista filo Putin. Dal Pd agli Lgbt+ “Sfregio all’Italia”.
(la Repubblica, 15 ottobre 2022)

L’inferno di Meloni

Ci sono dei momenti nella vita
nei qual ti sembra persa la partita
e ti senti talmente disperato
da maledire il giorno in cui sei nato.

Non avvien se una donna ti abbandona.
Ti consoli: “Non era quella buona,
in un domani certo meglio andrà
e quella giusta non mi lascerà”.

Non avvien se un figliol ti fa incazzare
perché sdraiato guarda il cellulare
e ogni giorno ti sembra meno sveglio:
“Concorderemo come usarlo meglio”.

Non avviene se sei senza lavoro:
“Con i grillini troverò il tesoro,
grazie al reddito di cittadinanza
lavoro avrò e soldi in abbondanza”.

Non avvien se ti senti qualche male:
“I farmaci, il dottore, l’ospedale
mi daranno la giusta soluzione
e in pochi dì mi sentirò benone”.

Non avviene se la tua squadra perde.
“Non sono proprio tutti delle merde,
ci son l’arbitro, il var e la fortuna.
Ritornerò a tifar dalla tribuna”.

A tutto c’è rimedio a questo mondo,
non c’è mai nulla che ti mandi a fondo.
Quando allora ti senti disperato?
Quando allora rimpiangi d’esser nato?

Quando pensi che c’è Giorgia Meloni,
voluta da milion di creduloni,
che appar sui manifesti lungo i viali,
sulle tivù, sui social, sui giornali.

Eccola mentre blatera in comizio
alternando a momenti di giudizio
annunci di obiettivi sciagurati
con alte grida ed occhi strabuzzati.

Eccola mentre sal da Mattarella
che si accinge a affidare alla pulzella
l’incarico di fare il suo governo.
Ecco La Russa, del Senato il perno,

con baffi e pizzo diavoleschi peli,
raccoglitor del Duce di cimeli,
da sempre fasciston fino al midollo.
Ecco capo alla Camera il rampollo

del leghista Salvini, quel Fontana
di sbandierata fede putiniana,
ultrà cattolico e del Verona
che contro i gay e gli immigrati tuona,

dice cinquanta Ave Maria per giorno
e al rito tridentino fa ritorno.
Ecco il governo di Giorgia Meloni,
ecco l’inferno con i suoi gironi.

Quando da bimbo non andavo a messa:
“E’ un peccato assai grave e si confessa,
se continui così, andrai all’inferno!”
lesto arrivava il cazziaton materno.

Ridevo dei rimbrotti della mamma.
Ora che abbiam della Meloni il dramma
mi son convinto che l’inferno c’è
ed ancor vivo ci son dentro, ahimè!

pubblicato su Domani del 19 ottobre 2022

Top