Paolo sta sereno

Sospetti, faide interne e paure, la guerra fra governo e Renzi.
L’attacco al “trio che decide da solo” Gentiloni, Padoan, Calenda. Dietro la mazzata d’autunno.
(il Fatto Quotidiano, 15 aprile 2017)
Viale vaccini.
(il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2017)
Iva, Renzi rottama Padoan e le sue promesse alla Ue.
(ibidem)
Attacco a Cantone, il governo ci prova e poi si smentisce.
(il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2017)
Il governo governato da altri. A sua insaputa.
Dal caso Cantone alla manovra, Palazzo Chigi non decide nulla.
(il Fatto Quotidiano, 23 aprile 2017)

Paolo sta sereno

E’ dal venti di febbraio
che il toscano parolaio
se ne andò da segretario.
Da quel giorno leggendario

diventò un signor Nessuno
che non ha potere alcuno.
Non esercita un mestiere,
non l’han fatto Cavaliere

e nemmeno baronetto,
da nessuno è stato eletto
e pertanto il suo giudizio
vale come quel di un tizio

che si incontra per la via,
dal gommista o in pizzeria.
Si può dir senza imbarazzo
che il boy scout non conta un cazzo.

Eppur, non si sa perché,
tutti fanno i suoi lacchè
e ne accettan le opinioni.
Ad esempio Gentiloni:

nominato presidente
del Consiglio non fa niente
che non piaccia all’ex ducetto.
Lo sappiamo ben, l’ometto

rintanato al Quirinale
più che un uomo è un caporale
ed ha nominato il Conte
per voler del rodomonte.

Gentiloni è una crescenza
con la data di scadenza
ed è noto che un formaggio
non governa col coraggio

delle proprie decisioni.
Se lo mangiano i ghiottoni.
Per le aziende dello Stato
il governo ha nominato

tutti i vertici voluti
dal campion dei linguacciuti.
C’è dei voucher il problema
e il governo studia il tema

per depotenziarli un po’?
Matteo Renzi dice: “No,
van del tutto eliminati!
Qui ci son troppi incazzati

e coi referendum basta!”
ed intanto il cul si tasta
ancor molto dolorante.
Paolo esegue sull’istante.

Qualche vil giocherellone
depotenzia un po’ Cantone
con un comma che sparisce?
Renzi non interloquisce,

ma gli basta un’occhiataccia…
ed il comma si rintraccia
e ritorna al posto giusto,
come vuole il bellimbusto.

La Ue vuol la manovrina?
“Aumentiamo la benzina,
giochi, sigarette e bolli!”
“Queste son proposte folli,

non si aumentano le tasse
o mi bocceran le masse
col futuro molto tetro!”
Padoan fa la marcia indietro.

Per i conti di un altr’anno
il governo è già in affanno
e vuol aumentare l’Iva,
suscitando il pronto evviva

della Ue delle supposte?
Fanno i conti senza l’oste.
Matteo Renzi pone il veto
con lo stile consueto.

Se già oggi fa così
tuonerà fra pochi dì,
ritornato segretario
di un partito straordinario:

“Presidente del Consiglio,
a calcioni non ti piglio.
e al momento sta sereno.
Ma nell’auto fatti il pieno!”

blog MicroMega, 27 aprile 2017

Martina chi?

Martina chi sul tandem Pd.
Invisibile, lavoratore, reduce da giravolte e sconfitte. Ma per il ministro ora arriva la ribalta. Grazie al ticket con l’ex premier.
(L’Espresso, 12 marzo 2017)

Martina chi?

Renzi pare aver capito
che il Pd è ormai un partito
troppo a destra e gli elettori
stan cercando nuovi amori.

Anziché cambiare rotta,
fa una mossa galeotta:
forma un ticket con Martina,
la sinistra meneghina

un mix fra magico giglio,
ed un timido coniglio.
Studi da perito agrario
laurea e a lungo funzionario

di un partito che partì
da Pci e arrivò Pd.
Sul Ciao con camicia a scacchi,
pugno chiuso e modi fiacchi,

con un far gentiloniano
esordì da veltroniano,
militò con Franceschini
e poi fu tra i beniamini

di Bersani Pierluigi.
Quando il Renzi dei prodigi
mise fine ai tempi bui
lesto si schierò con lui

sulla vetta dell’Impero
incassando un ministero,
quello dell’Agricoltura
e da allora se ne cura

con solerzia, disciplina
e efficienza meneghina.
Quando Silvio era il messia,
segretario in Lombardia

di un partito derelitto,
mille volte fu sconfitto
come un povero pirlotto.
Perse le elezion nell’otto,

le province l’anno appresso,
fu nel dieci fatto fesso
da Giuliano Pisapia
che Milano portò via

a Boeri, candidato
del Pd che fu beffato.
Grazie a doti eccezionali
perse pur le regionali

quando subentrò Maroni
al Celeste Formigoni
pien di grane giudiziarie.
Perse infine le primarie

con quel Cuperlo che, ahimè,
arrivò terzo su tre.
Ordinato, un po’ sbiadito,
invisibile, compito,

incapace di battute,
sembran pillole scadute
le sue misere concioni
in un mondo di marpioni.

Ricordate Enrico Letta
da Matteo fatto polpetta?
Letta con le gomme a terra
sembra un fulmine di guerra

a confronto con Martina,
uomo senza adrenalina
e l’amato Mattarella
che dà la sbadigliarella

a confronto con il rosso
sembra un mare molto mosso.
Se Martina è di sinistra
la Madia è una ministra,

Berlusconi un indigente,
Mattarella un presidente,
Matteo Renzi uno statista
e Salvini uno jiahdista.

Il boy scout è un gattopardo
che per vincere al traguardo,
come sempre dal debutto,
finge di cambiare tutto,

ma in realtà con cambia nulla
e col ticket si trastulla
in maniera vergognosa:
la sinistra è un’altra cosa.

blog MicroMega, 23 marzo 2017

Fra Lingolda e Leopoldotto

Un’arena in blu e rosso e le musiche di Muse e U2 per la kermesse di Renzi.
(la Repubblica, 9 marzo 2017)
Renzi e la ribollita del Lingotto.
(il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2017)
E Matteo ora rilancia la parola compagno per scavalcare anche i suoi fallimenti.
(la Repubblica, 11 marzo 2017)
Il comizio di Renzi a Torino sembra scritto sei mesi fa.
(il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2017)
Al Renzi II andrà peggio: sarà ostaggio delle correnti Dem.
(il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2017)

Fra Lingolda e Leopoldotto

Si riparte dal Lingotto
dopo il tragico cazzotto
che gli han dato i tanti No.
Fu da lì che Walterloo

scese in campo col Pd
e si sa come finì,
ma non c’è scaramanzia
che fermar possa il Messia.

Nell’ambiente rosso e blu
festival del dejà vu,
nuovamente vengon buoni
Muse, U2, Claudio Baglioni

“…vedrai che non sarai solo…”
e ciascun capisce al volo
che, gli piaccia o non gli piaccia,
Renzi è ancora una minaccia,

un terribile problema,
pur col trolley, nuovo emblema.
Dal qual tira fuor Martina,
la versione meneghina

del toscano giglio in fiore,
un compagno assai incolore,
un che fa dell’ape il fuco
e della ciambella il buco.

Rappresenta, messo lì,
la sinistra del Pd,
una prova un po’ maldestra
che Matteo non è di destra.

Or compagno si può dire
senza tema di arrossire,
torna Gramsci gran cervello,
torneran falce e martello,

una marcia indietro che
fa veder Renzi cos’è,
un volgare opportunista
e un astuto trasformista.

E’ un Lingotto pien di assenze
e nebbiose dissolvenze:
non c’è il Ponte sullo Stretto
né Tizian con lo zainetto

né la Buona Scuola in fasce
né Bagnoli che rinasce
da un passato molto oscur.
Ci son sketch e calembour

mille volte già sentiti
e perciò triti e ritriti:
“I processi ai tribunali,
non ai fogli dei giornali”.

“Una Ue delle persone,
non dei cul sulle poltrone”.
“Ci muoviam con sentimento
e non con risentimento”.

“Noi non siamo rancorosi
come i transfughi bizzosi”.
“Fine della povertà”.
“Spazio per l’identità,

la salute ed il lavoro
senza i voucher del disdoro”.
“Lotta all’assistenzialismo”.
“Di sinistra è il patriottismo”.

“Del doman siamo gli aedi,
non siam reduci ma eredi
della tradizion migliore”.
“Affrontiam senza timore

del futuro l’avventura,
è degli altri la paura”.
Parlan i capicorrente,
ciascheduno alla sua gente,

al suo pezzo di partito
ed è chiaro a primo acchito
che ciascuno ha il suo ideale
e brandisce il suo pugnale

nell’attesa di capire
come Renzi andrà a finire.
Regna la malinconia,
con un’aria un po’ stantia

di furbizie famigliari,
di commerci fra compari,
di intrallazzi fra sodali
che col Chianti nei boccali

e l’amata ribollita
fanno affari da una vita.
Matteo Renzi ha sentenziato:
“Far così non è reato”,

mentre annuncia un libro nuovo
e di far la testa d’uovo
alla Stanford di Firenze,
scuola sol per le eccellenze.

Dopo i giorni del Lingotto
ce la stiam facendo sotto
perché Renzi ripartì
all’attacco del Pd,

ma la botta che ha incassato
proprio nulla gli ha insegnato.
C’è ben poco da sperare:
Renzi sol Renzi sa fare.

blog Micromega, 20 marzo 2017

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