Matteocrazia

E’ già ieri.
(il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2014)
Secondo Matteo. Il consenso che odia la Cultura.
(il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2014)
Zagrebelsky. “Riforme per il potere, non per la democrazia”.
(ibidem)
La Boschi: “Basta con i professori”. Il ministro: “Sono 30 anni che bloccano le riforme”.
(la Repubblica, 5 aprile 2014)
Lodati e offesi, l’eterno destino degli intellettuali critici col potere.
(ibidem)

Matteocrazia

Tutti i giorni ritorna il déjà vu
e si riaffrontano le stesse cose,
come la cuoca che scopre il ragù
e il barista che inventa le gazzose.

“Dei manager tagliamo gli stipendi!”
riportan la Repubblica e il Corriere,
risvegliando i malanimi più orrendi
di chi lo sente dir tutte le sere.

“Una stretta sui manager di Stato!”
fanno l’eco la Stampa e l’Unità,
risuscitando l’odio accumulato
per le vecchie e le nuove povertà.

Non l’han già fatto Monti e Enrico Letta?
Ed allora di che Renzi vaneggia?
Mercato del lavoro? La ricetta
è il Jobs Act da attivar come una scheggia

sol per svuotar l’articolo diciotto.
Ma non l’aveva fatto la Fornero,
facendo nel lavoro un quarantotto
con disoccupazione e posti zero?

Con gli F 35 sulla scena
è tornata la solita manfrina.
Da sindaco Matteo fu quel che frena:
“E’ il caso di buttare una dozzina

di miliardi per comperare i caccia?”
“Per i caccia gli acquisti van ridotti –
disse Bersani un dì – piaccia o non piaccia!”
E pur la Mogherini e la Pinotti

han parlato di tagli della spesa.
Poi l’accoppiata Obama-Giorgio Re
ha rilanciato in nom della Difesa
con marcia indietro di pupe e premier.

I saggi e i professor vengon cazziati
da tipi come Serracchiani e Boschi
da questa bella massima guidati:
“Li sceglie il Colle o son esseri loschi!”

E agli inviti alle lunghe riflessioni
per evitar di fare gravi errori
risponde Renzi, il nuovo Berlusconi:
“Tacciano intellettuali e professori!

Probabilmente è ver, hanno il sapere,
ma Io, con il consenso della gente,
che mi ha voluto come timoniere,
son del loro sapere più sapiente!”

Il suo consenso è inver molto ridotto:
il guitto fiorentino non fu eletto,
ma mandato al poter da un anzianotto
che ha nel curriculum qualche difetto.

Arrivò al Colle grazie a un Parlamento
di legittimità dubbiosa assai
e con l’appoggio d’un bell’elemento
che, pure se in prigion non andrà mai,

è un delinquente certo e conclamato.
Affidar leggi costituzionali
ad una Camera e ad un Senato
dai molto criticabili natali

sarà pure legal per la Consulta
che ha fatto di necessità virtù,
ma è vile azion che la morale insulta
meritando milion di Buu! Buu! Buu!

Non bastan tre milioni a una primaria
né di un nonagenario qualche ubbia
per mandare l’Italia gambe all’aria
senza un minimo di democrazia.

blog MicroMega, 11 aprile 2014

Presto e bene raro avviene

Forrest Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2014)
Renzi in Vaticano, il Papa scherza coi figli.
(la Repubblica, 5 aprile 2014)

Presto e bene raro avviene

“Corriamo perché è lenta la ripresa!”
“Corriam perché è il Paese che lo chiede!”
“Corriam perché finisca infin l’attesa
della riforme cui nessuno crede!”

“Fermarci non possiam, passo di corsa!”
Son gli inviti del turbo ragazzotto
il qual si crede l’ultima risorsa
di un Paese piuttosto malridotto.

Con l’occhio all’orologio il fiorentino,
che crede di far bene e invece nuoce,
frenetico, fulmineo repentino
si affretta, scatta, schizza, va veloce.

Corre mattino, pomeriggio e sera,
corre di notte, all’alba ed al tramonto,
corre col sol, la pioggia e la bufera,
corre, guarda l’iPad e dice pronto.

Corre per far la legge elettorale,
corre per inciuciare con Verdini,
corre in aiuto a Silvio, il criminale,
corre in Italia ed oltre i suoi confini.

Corre per fare fuori i senatori,
corre da Ban Ki-moon per i marò,
corre per fottere i lavoratori,
corre per dire: “Le province? No!”

Corre a pagar l’affitto da Carrai,
corre alla Ue per ingannar Barroso,
corre con l’auto Smart e col tranvai,
corre da Grasso, troppo bellicoso.

Corre e da Schultz fa il finto socialista,
corre a parlar del libro di D’Alema,
corre da Angie e quasi la conquista,
corre a Bruxelles e già l’Europa trema.

Corre da Blair, il top dei suoi modelli,
corre dagli scolari canterini,
corre par fare il culo a Cottarelli,
corre coi taxi e con i motorini.

Corre per gli F 35 in meno,
corre par l’asta delle auto blu,
corre con l’aeroplano e con il treno,
corre per gli F 35 in più.

A Pontassieve corre per la messa,
corre a Firenze per la Fiorentina,
corre per mantenere la promessa
di ottanta euro a chi sta già in rovina.

Corre qua e là per aumentare il Pil
corre per far la Comunione santa,
corre per insegnar cos’è il new deal,
corre a Parigi dove Hollande incanta.

Corre sul Colle da Napolitano,
corre per esentare dalla Tasi
tutti gli immobili del Vaticano,
corre per superar la lunga stasi.

Corre per finanziar le scuole ai preti,
per cambiar verso alla Costituzione
dai troppi articoli ormai obsoleti,
corre da Rodotà e gli dà un ceffone.

Accompagnato da figli e consorte,
a Santa Marta corre da Bergoglio
e, nel veder le tante cose storte,
dicendo: “Stai seren!” gli frega il soglio.

Corre da Enrico Letta e lo pugnala
come il più ignobile dei maramaldi,
in bicicletta corre, anzi pedala,
corre a Lancaster House per Garibaldi.

Corre alla City per gli investimenti,
corre per rottamare i sindacati,
corre per pagar meno i dirigenti,
corre in aiuto dei disoccupati.

Corre per il doman dei nostri figli,
corre par far cazziate agli industriali,
corre da Obama e gli dà consigli
in cambio dei suoi immensi capitali.

Corre da Farinetti e si fa ricco,
corre a Londra dagli italian stilisti,
per fare il figo corre da Baricco,
corre ovunque qualcuno lo intervisti.

“Chi si ferma è perduto!” disse un dì
il precursor di Silvio Berlusconi,
ma se noi non fermiamo questo qui
siamo proprio una banda di coglioni!

blog MicroMega, 8 aprile 2014

Vecchia storia: tanta boria non dà gloria

Spunta bonus in busta paga. L’ipotesi di una nuova misura al posto dei tagli Irpef.
(la Repubblica, 24 marzo 2014)
80 euro a rate. Una tantum nel 2014. I soldi veri solo dopo Cottarelli.
(il Fatto Quotidiano, 25 marzo 2014)
“La lotta all’evasione non si fa perché costa 10 milioni di voti”.
(il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2014)
Anche Napolitano boccia la spending di Cottarelli.
(ibidem)
210 veicoli in arrivo. Polemica del Movimento Cinque Stelle
“Mentre si svendono le auto vecchie se ne acquistano di nuove per 23 milioni”.
(ibidem)
Sull’omofobia il ministero sceglie la linea di Bagnasco.
(ibidem)
Gli F 35 non si toccano: Obama e Napolitano mettono in riga Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2014)
“Riforme pericolose”, il premier bocciato sulla Costituzione.
(ibidem)
Lavoro. Epifani guida la rivolta: “La legge non passerà”. Ma il premier è pronto a fare delle concessioni.
(la Repubblica, 29 marzo 2014)
“Generale, stai sereno” il cacciabombardiere arriva.
(il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2014)

Vecchia storia: tanta boria non dà gloria

Par proprio che il toscan quaraquaquà
dopo tante parole entusiasmanti
nell’affrontare l’ostica realtà
faccia tre passi indietro ed uno avanti.

 

Intanto, al primo inciucio col caimano,
per il qual si sentì parecchio scaltro,
con un crescendo quasi rossiniano
ne stan seguendo tanti, un dopo l’altro.

Un giorno c’è Brunetta a far casino,
un altro c’è Verdini a far bordello,
nel terzo è Toti a fare il birichino,
nel quarto qualche donna fa un macello.

E mentre Forza Italia va in rovina
ed il caimano perde il suo potere,
sempre di più il fiorentin si inchina
nell’obbedienza a chi fu Cavaliere.

Pare il Pd del tutto ormai plagiato
da Renzi nel seguir ogni sua mossa,
al punto che gli inciuci del passato
or sembrano rivoluzione rossa.

Cottarelli partì con entusiasmo
per risparmiare trentadue miliardi,
ma dopo un primo assai fugace orgasmo
si vanno allontanando i suoi traguardi.

Renzi lo tiene chiuso nel Palazzo
per controllare meglio quel che fa
e l’uomo al Quirinal, senza imbarazzo,
gli ha dato l’altro giorno l’altolà.

Il Jobs Act è una specie di Fornero
che piace tanto a Squinzi ed a Sacconi:
recandoti al lavoro pensi: spero…
e alla sera sei fuori dai coglioni.

Continuamente di equità si ciarla,
mettendola in programma per domani,
ma di caccia agli evasori non si parla
per non fare paura agli italiani.

Per gli F 35 e la Difesa
si spendono montagne di quattrini,
quando sarebbe meglio, senza offesa,
usarle per gli asili dei bambini.

Nei giorni pari vendon le auto blu
con aste molto ben reclamizzate,
nei dispari ne comprano di più
con gare pubbliche, ma camuffate.

La pioggia di quattrin per fine maggio
sembra l’Imu di Saccomanni e Letta:
le coperture son solo un miraggio
e la burocrazia non corre in fretta

per trovare come pagar l’importo.
Fino a quando il Senato non si cambia
l’Italicum sta sul binario morto
e non serve nemmeno per lo Zambia.

Un premier un po’ troppo intraprendente
a un Parlamento delegittimato
da un’elezione che non vale niente
l’autorità costituente ha dato,

mancando di rispetto alla morale
e con l’aiuto di Napolitano,
una “roccia” abusiva al Quirinale.
Poi tutti quanti insieme metton mano

ad una povera Costituzione
non meritevole di tanto affronto,
mentre tace la pubblica opinione.
Si aggiungan poi, ad aggravare il conto,

conflitti di interessi, omofobia
e l’esenzion dei preti dalle tasse
che continua la trista compagnia
a propinare alle silenti masse.

Che sia un bravo politico il toscano
non si direbbe proprio a prima vista
e in una gara il malfattor caimano
gli darebbe due o tre giri di pista.

blog MicroMega, 31 marzo 2014

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