Dove c’è cricca c’è casa

Milanese incassava tangenti e pagava la casa di Tremonti.
(la Repubblica, 8 luglio 2011)
La maledizione immobiliare del potere, da Scajola a Fini, croce e delizia dei politici.
(la Repubblica, 9 luglio 2011)
Da Scajola a Bertolaso, dove c’è cricca c’è casa.
(il Fatto Quotidiano, 9 luglio 2011)
“E Tremonti pagava a me metà affitto”. Memoria del deputato Pdl alla giunta. Da Giulio 4.000 euro al mese.
(la Repubblica, 27 luglio 2011)
Tremonti in nero.
(il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2011)
Affari, regali e fondi alla politica. Carrai, “l’amico vero” di Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 20 marzo 2014)
Renzi: “Ospite a casa Carrai solo a volte”.
(la Repubblica, 21 marzo 2014)
Carrai e Renzi nei guai. Si muove anche la Finanza.
(il Fatto Quotidiano, 21 marzo 2014)

Dove c’è cricca c’è casa

Basta avere un amico generoso
per abitare un nobile palazzo
con bella vista e in luogo prestigioso
senza pagar, se sei potente, un cazzo.

Il primo, a sua insaputa, fu Scajola
col mezzanino in fronte al Colosseo
e in tutta Italia ancora fa la spola
per cercar chi del dono è stato reo.

Poi venne Bertolaso, l’uomo forte,
che nei casi di lite coniugale
se la squagliava dalla sua consorte,
ospitato da Sepe, il cardinale

di Propaganda Fide capoccione
ed era Anemone, il suo ruffiano,
a pagargli ogni mese la pigione.
Poi fu Lunardi, un uomo del caimano,

ad ottener con scambio galeotto
e a un prezzo che più basso non si può,
dal cardinale Sepe un palazzotto
perché in Piazza di Spagna risanò,

ovviamente coi soldi dello Stato,
della Chiesa un palazzo fatiscente.
Poi venne il triste caso del cognato
di Fini che, a parer del delinquente,

allora dell’Italia ancor ducetto,
ottenne per un prezzo striminzito
a Montecarlo un misero alloggetto
che Gianfranco sottrasse al suo partito.

Persin Tremonti, al tempo alle Finanze,
per il timore d’essere spiato
della caserma abbandonò le stanze
da Milanese subito ospitato

in un palazzo quasi principesco,
tripli servizi, camere, salone,
ogni volta arricchita da un affresco
ed in funereo nero la pigione,

a quanto par ridotta alla metà.
Il dono venne infin del memor Dei,
il Celeste lombardo marajà,
che finanziò con un milion di sghei

la favolosa villa dell’amico
comperata a metà del suo valore
per un importo quasi da mendico,
ovviamente nel nome del Signore.

Dunque il fatto che il fiorentino guitto
stia da te anni nell’appartamento
del qual Marco Carrai paga l’affitto
non sembra meritare alcun commento.

D’altronde Renzi tutto ha già chiarito:
“Verissimo che risiedevo lì,
ma solo poche notti ci ho dormito
e qualche volta ho fatto la pipì!

Conflitto d’interessi con Carrai
del qual da sempre sono grande amico?
Ma, per favore, cosa dite mai?
Io con gli affari suoi non c’entro un fico!”

Gli affari di Carrai sono scemenze:
la Firenze parcheggi, l’aeroporto,
la Cassa di Risparmio di Firenze,
la Big Bang che, con lavoro accorto,

procura a Renzi i soldi per le sfide,
la Cross Media che per Palazzo Vecchio
gestisce con i tablet le audioguide,
Noi link, Festina Lente e ancor parecchio.

La morale per Renzi, il salvatore?
“Chi surfeggia dell’onda sulla cresta
con il vento che serve da motore,
spavalda sicurezza manifesta.

Ma quando il tempo cambia, cala il vento
e si appiattisce il mar per la bonaccia,
e prima o dopo arriva quel momento,
non salva né il sedere né la faccia”.

blog MicroMega, 27 marzo 2014

Baffo e Matteo, dall’euro al neuro

Massimo e Matteo, i carissimi nemici alla guerra dei nervi tra battute e veleni.
(la Repubblica, 19 novembre 2013)
“Matteo è un ignorante”.
(il Fatto Quotidiano, 19 novembre 2013)
L’anatema di Max contro il rottamatore: “Daremo battaglia”.
(il Fatto Quotidiano, 6 dicembre 2013)
Renzi e D’Alema, gli amici ritrovati. “Ora le riforme o nella Ue sarà tsunami”.
Il segretario lancia l’ex premier come commissario europeo.
(la Repubblica, 19 marzo 2014)
Il premier spinge D’Alema verso la Ue.
(il Fatto Quotidiano, 19 marzo 2914)

Baffo e Matteo, dall’euro al neuro

Fra il rottamato ed il rottamatore
che in passato si sono massacrati
pare scoppiato un infuocato amore
come avvien fra due freschi fidanzati.

Sono trascorsi solo pochi mesi
da quando se ne sono dette tante
Renzi e D’Alema, senza sottintesi,
nella gara a chi fosse più sprezzante.

“Se vince, Renzi sfascerà il partito,
di iscritti ci sarà un’emorragia”.
“Sarà nel social-net molto agguerrito,
ma è un estraneo al Pd, parola mia!”

“Con dieci dita scrive alla tastiera,
ma più che un dattilografo ci vuole,
per dar l’avvio ad una nuova era,
un segretario, è chiaro come il sole!”

“Spiritoso sarà e pur brillante,
ma è un blairista con echi liberali,
superficial, bugiardo ed ignorante,
privo di idee nuove e originali”.

“Vuole soltanto giovani vicino,
ma poi arruola vecchi in quantità,
come Walter, De Luca e Bassolino
e smentisce la storia del’età”.

“Grazie alle antiche tradizion di lotta
certo a Matteo non lasceremo il campo,
altri meglio di lui mettemmo in rotta
e manco al fanfaron daremo scampo!”

Renzi rispose come ad un nonnetto
bizzoso nonché un po’ rincoglionito
con silenzi, occhi al cielo, sorrisetto
e con il suo progetto preferito:

“”Baffo è da rottamar senza incentivi!”
“Basta con questi leader del Pd
desolanti ed assai poco attrattivi!”
“Infin di pensionarlo mi riuscì”.

Adesso par che il guitto fiorentino,
appena giunto al sommo del potere,
e la volpe del Tavolier Baffino
sian diventati come cacio e pere.

Non solo euro è il libro che D’Alema
vuol promuovere al Tempio di Adriano
e, scordato ogni insulto ed anatema,
se lo fa presentare dal toscano

al qual dona di Totti la maglietta.
“Non c’è dibattito, siamo d’accordo –
all’unisono esclama la coppietta –
di ciò che fu non resta che il ricordo.

Non è l’archeologia che ci interessa,
ma la politica ed il futuro!”
I due si son scambiati la promessa
di un inciucio fraterno e duraturo.

D’Alema aiuta Renzi nel Pd
e nella Ue, evitandogli un calvario
e Renzi dell’Europa farà sì
che Massimo diventi commissario.

E poi, chissà… Il Re partenopeo
lascerà quanto prima la poltrona
e per Baffo potrà Renzi Matteo
spendere qualche parolina buona.

In questo caso la morale è doppia
e chi la segna non avrà rimpianti:
“Il Signore li fa e poi li accoppia”.
“Più che politici, politicanti!”

blog MicroMega, 24 marzo 2014

Parole, parole, parole

Fisco e lavoro, la frustata di Renzi. “Mille euro all’anno a 10 milioni di italiani”.
Giù l’Irap, ma aumentano le tasse sulle rendite.
(la Repubblica, 13 marzo 2014)
Sì all’Italicum. Il premier: via il Senato o lascio la politica.
(ibidem)
Auto blu vendesi, tetto alle paghe dei manager.
(ibidem)
One-man show di Renzi fra slide, battute e pesciolini. “Venghino, siori, venghino”.
(ibidem)
“Nel Jobs Act ci sarà il salario minimo”.
(ibidem)
Via al rilancio degli alloggi popolari, 10 mila interventi di edilizia scolastica.
(ibidem)

Parole, parole, parole

La conferenza stampa del toscano
nella veste di televenditore
surclassa la presenza del caimano
a Porta a porta con l’adulatore.

Non più la scrivania e la carta in bollo,
non più il notaio Vespa deferente,
ma sempre ugual lo spettatore pollo
che crede a quel che dice un presidente.

Vent’anni fa promise Berlusconi
un milione di posti di lavoro,
di aumentare agli anziani le pensioni
per ridar loro dignità e decoro,

di tagliare le tasse agli italiani,
di estirpare la criminalità,
di far sì che l’ambiente in un domani
tornasse di eccellente qualità.

E aggiunse: “Se fallisco, me ne vado!”,
per vent’anni facendo marameo.
Adesso pensa a offrirci l’Eldorado
l’erede del caiman, Renzi Matteo.

Con la mano un po’ in tasca e un po’sul cuore,
come sempre vestito da fighetto,
par voglia uscire dal televisore
per far sui credulon maggiore effetto.

Ad ogni slide illustra il suo messaggio
con la passion di un ottimo mercante:
“Incredibile, storico passaggio!”
“Rivoluzion davvero impressionante!”

“Ecco tutti i prodigi che farò.
Per chi a fatica arriva a fine mese
mille euro all’anno l’Irpef calerò.
Ridurrò l’Irap che pagano le imprese.

Taglierò gli stipendi ai dirigenti.
Finanzierò le case popolari,
il restauro di scuole fatiscenti
e l’acquisto di nuovi macchinari.

Abolirò province e sedi Rai.
Razionalizzerò i carabinieri.
Metterò fine dell’ambiente ai guai.
Pagherò tutti i debiti di ieri.

Darò un taglio alle pensioni d’oro.
Farò un fondo per i ricercatori
con centomila posti di lavoro.
Moltissime auto blu farò far fuori.

Garantirò il credito alle imprese
e pagheranno meno l’energia.
Le cinque polizie del Belpaese
riformerò per fare economia.

Aumenterò le tasse ai ricchi abbienti
sulla speculazione finanziaria.
Il Cnel abolirò con altri enti.
Riordinerò la spesa sanitaria.

Con l’assegno di disoccupazione
ed un salario garantito a tutti
il mio Jobs Act sarà la soluzione
che al lavoro darà ottimi frutti.

I quattrini? Non vedo alcun problema,
non c’è un euro ma presto arriveranno.
Il deficit aumentare è un buon sistema,
pur se alla Ue ce lo contesteranno.

Dalla spending review verran miliardi,
dall’inferiore spread ne verran altri
e dalla Svizzera, senza ritardi,
quelli verran degli evasori scaltri.

Quanto all’abolizione del Senato,
in soli cento giorni sparirà
e poi rinascerà, più a buon mercato,
senza i trecento attual quaraquaquà”.

“Presidente, ci sono dei decreti,
dei disegni di legge del governo?
Sicuro che non ci saranno veti
o dall’Europa o da un nemico interno?

Siamo certi non sian solo parole,
promesse, fantasie, libri dei sogni,
illusion, favole, novelle, fole?
Per vent’anni ne abbiam sentite d’ogni!”

“Ho espresso solo a mezzo il mio pensiero
dicendo: “Venghino, Signori, venghino!”
Vi dico l’altro mezzo e son sincero:
“Si prendino il bidone e se lo tenghino!”

blog MicroMega, 18 marzo 2014

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