Il meneghin beghino

Fonti: Quotidiani la Repubblica e il Fatto Quotidiano
Social vari

Il meneghin beghino

Non più ampolle con l’acqua del Dio Po
né cornamuse, corna, elmi a gogò,
non più leghisti che ce l’hanno duro
e sempre più lo avranno nel futuro,

bensì croci, rosari, immaginette,
preci, vangel, medaglie benedette
son gli strumenti usati da Salvini
per imbonir ploton di soldatini.

Pur dicendo cazzate a tutto spiano
blaterarle con un rosario in mano
o un crocifisso sollevando al cielo
le trasforma nel Verbo del vangelo

strappando al popolo dei creduloni
ole ed applausi, grida e acclamazioni.
Dopo il voto trionfale per l’Europa
ecco che sul governo lancia un’Opa.

In conferenza stampa in via Bellerio
riesce ad esclamar restando serio
col crocifisso in man mentre lo bacia:
“Ringrazio chi dall’alto con tenacia

non aiuta Salvini né la Lega
né miseri interessi di bottega,
ma l’Europa e l’Italia a ritrovare
i valori che le potran salvare:

la speranza, l’orgoglio ed il lavoro,
radici e sicurezza, un gran tesoro.
Ho affidato al gran cuore di Maria
non il successo della parte mia,

ma il destino di un popolo dolente
e il doman di un Paese e un Continente”.
Sui social disse pochi giorni fa
spinto da santa religiosità:

“La mia preghiera è dedicata a voi
che cantate sui vostri ballatoi,
a chi lotta, a chi soffre ed a chi aiuta,
a chi muore perché l’ora è venuta

e più non troverete al vostro fianco”.
In man teneva un bel rosario bianco
con la croce e la scritta Medjugorje
per la gioia dei propri estimatori.

Fin da gennaio confessò il giullare:
“A Medjugorje presto voglio andare
per pregar chi protegge le famiglie,
le mamme ed i papà con figli e figlie”.

E “Guardate che bello!” aveva detto
mostrando un campionario benedetto
di medagliette e croci, di rosari,
di immaginette e di santini vari.

Per intortare meglio i creduloni,
oltre a mostrar le croci, le orazioni
dice in pubblico misericordioso
per augurare ai morti buon riposo,

quello eterno nel nome del Signore.
Canale cinque, sul televisore
c’è la D’Urso che recita con lui.
I nostri tempi son sempre più bui.

La moral sul cialtrone fatto prete?
L’ha espressa la Madonna che al Papeete
a forza di mojito in riva al mare
lo sfizio gli negò di comandare

e col virus ferale in Lombardia
l’inetta Lega gli ha spazzato via.
Più la invoca, testardo come un mulo,
più Maria lo prende per il culo.

blog MicroMega, 14 aprile 2020

La fiaba dei pieni poteri

Il racconto. C’erano una volta gli animali alle prese con uno strano virus.
(la Repubblica, 21 marzo 2020)
Adesso da Salvini a Renzi riparte l’assedio a Conte. La destra punta sui tecnici. Lega, Fdi e Forza Italia chiedono udienza a Mattarella. Casellati richiama il premier perché consulti il Parlamento. Il leader di Iv:
“No alla comunicazione da reality”.
(la Repubblica, 23 marzo 2020)

La fiaba dei pieni poteri

Non passa giorno in cui Matteo il padano,
a parole un gigante e a fatti un nano,
non cerchi di distruggere il premier
che gli ha sottratto la poltrona che

per sé voleva coi pieni poteri
richiesti col mojito nei bicchieri.
Incominciò tuonando: “Chiudi tutto,
considerato che il momento è brutto!”

Continuò cianciando: “Tutto aperto,
non può l’Italia essere un deserto!”
Al terzo giro cambiò idea di nuovo:
“Restiamo chiusi dentro il nostro covo!”

Ad alta voce chiese un commissario:
“Se il governo non cambia è necessario!”
E ancor: “Basta, ora è tempo che la paghi!”,
lo giubilò nell’invocare Draghi.

In crisi come un tipo che si dopa
gridò: “Pretendi i soldi dall’Europa!”
Un giorno chiese di abolir le tasse,
l’altro che più nessuno lavorasse,

il terzo una cabina di regia,
il quarto i militari sulla via.
Un dì vuol convocare il Parlamento,
l’altro di Conte cazzia l’intervento

per i modi, l’orario e il contenuto,
il terzo lo rampogna perché è muto.
Telefonò perfino a Mattarella
frignando: “Non mi ascolta quel brighella!”

Tutto provò testardo come un mulo,
ma l’han mandato sempre a fare in culo.
E qui in aiuto vien la fantasia,
quella di Benni ed un po’ la mia.

Stressato il Capitan dai suoi rivali,
chiese i pieni poteri agli animali
i qual, forse sorpresi e impreparati,
malauguratamente glieli han dati.

“Attenti al virus o verrete estinti!”
li minacciò e purtroppo li ha convinti
a fare ciò che fanno gli italiani.
Non volan più le rondini e i gabbiani,

ogni formica ha un mini appartamento,
ogni colombo ha il proprio monumento.
I canguri fan sol tre salti al giorno,
le quaglie stan vicin solo nel forno,

i delfini non vengono più a galla
e le foche non giocano più a palla.
I carnivori a un metro di distanza
si mettono le zebre nella panza,

non scendon più le scimmie dalle piante
e in ogni hangar vive un elefante.
L’orso sta prolungando il suo letargo,
il banco di sardine è molto largo,

ogni ape si è fatta il suo alveare
e molto caro il miel viene a costare.
Il leone e Salvini, cioè il potere,
controllano le strade per vedere

la certificazion di chi va in giro.
Arrivan due animal: “Fuori il papiro!
Non si può camminare per la strada,
ognuno a casa propria se ne vada!”

La lumaca rodendo la lattuga
commenta il fatto con la tartaruga:
“Più a casa di così non possiam stare,
che coglioni il leone e il suo compare!”

blog MicroMega, 27 marzo 2020

Il trio Sciagura

Disguido Bertolaso.
(il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2020)
Vogliamo il colonnello.
(il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2020)
Il cazzaro verde. Matteo cambia idea ogni settimana.
(ibidem)

Il trio Sciagura

Mentre il virus ci tormenta
in Italia c’è chi tenta
di far fuori il premier Conte,
c’è un Benito all’orizzonte.

Per eliminar Giuseppi
e, chissà?, vederlo in ceppi
i Matteo vanno all’attacco:
“Il governo è troppo fiacco,

spicca l’inadeguatezza,
manca consapevolezza
circa ciò che sta accadendo.
Ed il premier sta facendo

contro il virus troppi errori.
Troppi gli spifferatori,
troppe fughe di notizie,
troppe soluzion fittizie!”

Il finale è lapidario:
“Serve un super commissario!”
I giornal danno manforte,
stiam tornando all’uomo forte,

puzza di pieni poteri.
I Matteo, due avventurieri,
nullità che dettan legge
pur da pecore del gregge,

son due virus nel sistema,
un italico problema.
Il lumbard ghepensimì
ha sfornato in pochi dì

soluzioni contrastanti
contro il virus che va avanti:
“Diamo retta agli scienziati,
dobbiam vivere blindati,

non pensar solo ai quattrini,
sigillar tutti i confini!”
Poi, passati sol sei dì,
lo sentimmo dir così:

“Riapriam tutto in pochi istanti,
discoteche, ristoranti,
musei, stadi, gallerie,
centri commercial, sciovie!

Basta con questo deserto,
in un amen tutto aperto!”
Dieci giorni e cambia ancora:
“Presto andremo alla malora

se qui non fermiamo tutto.
Il momento è proprio brutto,
tutto chiuso ed un domani
potrem ripartir da sani!”

L’altro, di Rignano il Dio,
il campion del fotuttio
che è crollato al tre per cento,
lancia il suo suggerimento:

“Oltre a me, sol Bertolaso
può salvarci in questo caso!”
Chi? Il campion dei fallimenti?
Dai rifiuti maleolenti

di una Napoli in gran pena
al flop della Maddalena
devastata da un G8,
poi costretto a far fagotto

verso L’Aquila distrutta?
Dall’ignobile combutta
con Anemone, il ruffiano
del massaggio brasiliano

alla cricca con Balducci
poi in prigion per gli affarucci?
Già dal virus preoccupati,
gli italian sono allarmati.

Qual la soluzion del caso?
Fra il bluff Guido Bertolaso,
l’uomo da un disastro al dì,
il padan ghepensimì

e il boy scout del fotuttio,
meglio optar per Santo Pio,
consulente del premier?
Meglio usare il fai da te.

blog MicroMega, 16 marzo 2020

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