Settimo: non rubare

Dal pirla al pirla.
(il Fatto Quotidiano, 13 luglio 2019)

Settimo: non rubare

Questa banda di cazzari
sempre a caccia di denari
ha una storia alle sue spalle
ostil alla Fiamme gialle

e al suo popolo sfigato.
Qualche sguardo sul passato.
Nel novantatré Patelli,
della Lega un dei cervelli,

professione lattoniere
e pertanto tesoriere,
dei quattrin sente l’aroma,
corre all’Enimont di Roma

dove incassa una tangente
e poi, come fosse niente,
torna in sede e in un cassetto
mette il ricco gruzzoletto

di duecento milioncini.
Nella notte i malandrini
vanno alla sua scrivania
et voilà portano via

gli sghei da poco riscossi.
“Questo è un pirla!” dice Bossi
che fra i fan fa una colletta
raccogliendo la sommetta

in un pentolon di rame
e la manda a quell’infame
di Di Pietro, il giustiziere,
a evitare le galere.

Ma verrà poi condannato
con il pirla derubato.
Poco dopo un’altra sfida:
vendon l’erba di Pontida

con le zolle del bel prato.
Pochi fan hanno abboccato
ed è stato un fallimento
anziché un finanziamento.

Sempre a caccia di palanca,
poi fondarono una banca
che fallì miseramente
dissanguando molta gente.

Dopo un po’ l’idea faceta
fu di battere moneta:
Calderoli come grano
volle il tallero padano,

anche detto calderolo:
lo internarono ed al volo.
Venne il tempo del villaggio
in Croazia, breve il viaggio

per raggiungere lo Skipper
per ballar, giocare a flipper,
per nuotare in libertà,
far l’amor, bere, magnà

e sperar che le croate
li accogliessero arrapate.
I padani spendaccioni
investirono milioni

nella bella iniziativa:
che vacanza lieta, evviva!
Puntual giunse la botta:
micidiale bancarotta!

Fu la volta di Belsito,
tesoriere del partito:
in Tanzania investimenti,
spese folli dei parenti,

laurea falsa in Albania
e brillanti. Che allegria!
Fra milioni sputtanati
e milioni accumulati

e nascosti chissà dove
sono ben quarantanove
a mancare dalla cassa
ed il Capitan Fracassa

ha promesso ai magistrati,
giustamente un po’ arrabbiati:
“I nipoti, senza affanni
ed a rate, in ottant’anni

tutti li restituiranno
ed in rubli pagheranno,
grazie a Vladimiro e banda
dei compagni di Meranda!”

Nota: libera rielaborazione del fondo di Marco Travaglio
su il Fatto Quotidiano del 13 luglio 2019 Dal pirla al pirla.

blog MicroMega, 25 luglio 2019

Isoardo, baluardo lombardo

Speedy Pizza, golpe e ruspa: così Mr Lega ha liquidato B. e Renzi.
Ascesa Viminale. Da “comunista padano” a europarlamentare con staff made in Bossi.. Poi la “scalata” nazionale e la sua “pacchia”. Di Pino Corrias
(il Fatto Quotidiano, 9 giugno 2018)

Isoardo, baluardo lombardo

I

Nove-tre-settantatre,
a Milan nasce un bebé
ch’è il peggior dentro i confini
dal nom di Matteo Salvini.

Studia al classico Manzoni,
un liceo fra quelli buoni,
ottien la maturità,
tenta l’Università

dove non combina niente.
Da irrequieto adolescente
cresce pur con qualche sballo:
s’appassiona al Leoncavallo,

gioca a calcio, si ingazzosa,
cuoce hamburger, corre a iosa
a pedal per Speedy Pizza.
Poi la Lega lo elettrizza:

fa il padano comunista
e incazzato scende in pista,
ché un leghista non perdona,
contro la Roma ladrona

e la Napoli colera.
Con megafono, bandiera,
felpa, ruspa ed orecchino
tutti i giorni fa casino

nei bazar d’ogni rione:
“Secessione, secessione!”
incita la verde folla.
Fedelissimo all’ampolla

e credente nel Dio Po
come Bossi gli dettò,
la carriera è eccezionale.
Consigliere comunale

milanese, sugli scranni
sta per diciannove anni
nei qual cerca il galantuom
di spianare i campi rom

e far sì che le signore
e i baluba di colore
viaggino ben separati
in vagoni dedicati

della metro milanese.
Non soltanto. Il bell’arnese
mangia pane a tradimento
nell’odiato Parlamento

Ue per tre legislature
dove si è portato pure,
portaborse ben pagati,
i parenti fortunati

del gran capo Umberto Bossi,
dell’Europa due colossi,
ciascheduno nel suo ruolo
di fratello e di figliolo.

II

Ma la Lega va a puttane,
il declino è proprio immane:
lotte interne, quote latte,
ictus vil che Bossi abbatte,

avventure di Belsito
che depredano il partito,
Renzo, il Trota, che sputtana
padre, Lega e tanta grana.

Mentre il veteran Salvini
se ne frega dei casini
e dà corso alle sue idee
con la guerra alle moschee,

ai terroni nella scuola
e l’elogio alla pistola.
In amore è assai focoso:
a trent’anni è dolce sposo

e di un figlio buon papà,
poi divorzia là per là.
A quaranta fa una figlia
senza metter su famiglia.

Per l’amor non è mai tardi
ed arriva la Isoardi,
diligente stiratrice
delle sue bianche camicie.

Nel frattempo ormai la Lega
sta per chiudere bottega
con il suo quattro per cento.
Ecco, è giunto il suo momento,

manda fuori dai coglioni
tanto Bossi che Maroni
senza il minimo rimorso
ed inizia il nuovo corso.

Grazie a “Dio, Patria e Famiglia”,
la muffita paccottiglia
di un passato leggendario,
viene eletto segretario.

III

Il Po non è più il confine
come fu nel vecchio cine,
bensì il punto di partenza
di una Lega che ha l’urgenza

di imbonir tutto il Paese.
Basta con insulti e offese
contro Roma e il Meridione.
Lotta contro l’invasione

dei baluba e dell’Islam,
stop a tutti a questi infam!
Nuovi motti dei padani:
“Vengon prima gli italiani”

E “Padroni a casa nostra”
alla brutta faccia vostra.
Con indegne scorrerie
sfrena la periferie

fomentandone i rancori,
incoraggia gli evasori
con la gran guerra alle tasse
ed ancora non bastasse

vuol che venga molto estesa
la legittima difesa
trasformando i cittadini
in legittimi assassini.

I quattrini sputtanati
dai capoccia in tempi andati
ed al popolo sottratti?
“Me ne frego dei misfatti

della primordial bottega.
Conta sol la nuova Lega
della qual son Capitano.
Il passato è ormai lontano”.

IV

Liquidati in un baleno
Forza Italia e il Nazareno,
il caimano Berlusconi
e il campion dei fanfaroni,

cambia immagine e impersona
un sovran con la corona
ch’è non sol dominatore,
ma anche uom ricco di cuore

che si mostra, figli in braccio
e d’amore preso al laccio
da una bella seduttrice
e perfetta stiratrice,

sui settimanali pop.
Ha stravinto, è giunto al top
e “La pacchia è ormai finita”
sia per chi rischia la vita

preda degli sfruttatori
raccogliendo pomodori
o arrivando coi barconi
sfugge a fame e privazioni,

sia per i propri alleati
che Matteo si è cucinati.
Non è più il verde cazzaro,
ora è del governo il faro

dalla torrenzial favella.
Addio Sergio Mattarella,
addio Conte, addio Di Maio,
ecco un altro parolaio

che conquista gli italiani
che fra lodi a battimani
per Salvini fanno il tifo.
La morale? “Ma che schifo!”

Nota: La poesia è stata ispirata da un articolo uscito sul Fatto
Quotidiano del 9 giugno 2018.”Speedy Pizza, “golpe” e ruspa:
così Mr Lega ha liquidato B. e Renzi” di Pino Corrias che qui
ringrazio.

blog MicroMega, 20 giugno 2018

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