Location, candidati,, armi ammesse: congresso Pd, tutto ciò che non sapete.
(il Fatto Quotidiano, 5 settembre 2018)
Caos Pd, Orfini: “Sciogliamolo”.
(la Repubblica, 16 settembre 2018)
Pd, primarie fissate a gennaio. Martina: Macché scioglimento.
(la Repubblica, 17 settembre 2018)
Il declino dei dem, dal ko in Liguria al 18,7 del 4 marzo.
(ibidem)
Pd, corto circuito sulla cena. No di Renzi e Calenda annulla.
(la Repubblica, 18 settembre 2018)
La separazione consensuale.
(la Repubblica, 20 settembre 2018)
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Malaticcio e macilento
fin dal suo primo momento,
il Pd, passando gli anni,
sempre fu causa di affanni
per la pessima salute:
infinite ricadute
dopo le convalescenze,
nuovi mal, nuove emergenze,
con ploton di specialisti,
quanti mai se ne son visti
nelle Asl della nazione,
ovest, est, sud, settentrione.
Da tre anni ad ogni voto
un tremendo terremoto
ha distrutto genti, storie,
tradizion, beni, memorie.
Perse in grande quantità
sia regioni che città:
Siena, L’Aquila, Venezia,
Pisa, Genova, La Spezia,
Massa, Imola, Pistoia,
Roma, grande mangiatoia,
Nuoro, Sesto Fiorentino,
la Torino di Fassino,
il Friuli, la Sicilia,
il Molise, una quisquilia,
la Liguria, Trieste, Arezzo,
mezza Italia, pezzo a pezzo.
Referendum a puttane
e politiche da cane
con governo alla congrega
fra pentastellati e Lega
grazie a Renzi, il parolaio
che negò il suo Sì a Di Maio
per salir sull’Aventino
dei popcorn col sacchettino.
I piddin, anche il più fesso,
parlan solo del congresso:
si farà? Ma quando? Dove?
Ad inizio diciannove
oppur dopo le europee
e altre dodici assemblee?
Si dovrà, come soldati,
andar al congresso armati?
Ci vorran gli assaggiatori
contro gli avvelenatori?
Ci sarà cannibalismo
per combattere il renzismo?
Il partito è in gran fermento
fra chi vuol lo scioglimento,
chi soltanto un nome nuovo,
chi nascosto nel suo covo
pare ai suoi lontan debutti:
“Torno e vi rottamo tutti!”
Mortadella, Enrico Letta
e Veltroni, il trio saetta,
parlan come la Sibilla
mentre Orlando Camomilla
gioca a far la minoranza
sempre con buona creanza.
E’ Calenda il più agitato:
come ultimo arrivato
del partito non sa nulla.
Dei suoi primi mali in culla.
Della vita travagliata,
ogni mossa una cazzata.
Dei suoi genitori in lite.
Della sua labirintite
che lo fa vagar qua e là
sempre fuor dalla realtà.
Per entrare nell’arena
prova con l’invito a cena
dei boss ma nessun lo caga:
Renzi è in Cina che si svaga,
Gentiloni fa un sorriso
ma fra il No e il Sì è indeciso
e Minniti ammicca e tace
mentre indossa un vecchio orbace.
Carlo in retromarcia latra:
“Qui ci vuole uno psichiatra!”
Non è certo il salvatore,
ci vuol ben altro dottore
che il Pd divida in due
come fanno con un bue
e Ds e Margherita
alla fin rimetta in vita,
ciascun col suo condottiero.
Si riparte dallo 0.
blog MicroMega, 25 settembre 2018