Al voto, al voto!

Arrenditi Matteo, sei circondato.
Scissione di D’Alema, ultimatum di Bersani, melina di Napolitano, nuovo Ulivo di Prodi.
(il Fatto Quotidiano, 2 febbraio 2017)
Pd, caos legge elettorale. Ora le proposte sono sei. Cuperlo: Renzi si dimetta.
Dopo il fallito blitz sull’asse con M5S e Lega, si spacca anche il fronte renziano.
(la Repubblica, 5 febbraio 2017)
Voto, la svolta di Renzi: “Premio di coalizione ma urne a giugno”.
(la Repubblica, 7 febbraio 2017)
La maggioranza Pd in Senato processa Renzi. Addio voto a giugno.
Ieri riunione tra Area Dem e parlamentari vicini al segretario.
(il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2017)
Pd, 41 senatori si sfilano da Renzi. Varato un documento pro Gentiloni.
Offensiva della correnti contro il voto anticipato.
(la Repubblica, 9 febbraio 2017)

Al voto, al voto!

Mentre governa il conte Gentiloni,
freme il Pd come un vulcano attivo:
la lotta è fra chi vuole le elezioni,
che sono del ducetto l’obiettivo
per non farsi scordar dai creduloni
e chi, dopo il gustoso aperitivo
del referendum perso dal toscano,
vorrebbe fare fuori il ciarlatano

definitivamente. Se è lontano
il giorno dello scontro elettorale
comprendere potrà ogni italiano,
che non sia un malato cerebrale,
che Renzi ci ha portato in un pantano
da prosciugar con sforzo decennale.
E’ tornato il Pd quello che era,
casin falce, martello e acquasantiera,

ove si litiga da mane a sera.
Ciascuno vuol votar con la sua legge,
ciascuno sventola la sua bandiera,
ma con lo stesso fin: fregar noi gregge.
C’è chi nel vecchio Mattarellum spera,
chi lo manipola e lo corregge.
C’è chi vuole bloccare i capolista,
come Matteo che vuol mettere in pista

soltanto chi si dimostrò renzista.
C’è chi coi Consultellum vuol votare
ed atteggiandosi ad alchimista
Senato e Camera vuol conciliare
e chi al suo passato di ulivista
vorrebbe in tutta fretta ritornare.
C’è Cuperlo, la giovane speranza
che fra renziani e antirenziani danza,

che un mini premio vuol di maggioranza
con legge elettoral proporzionale.
C’è chi vuol dare il premio all’alleanza
fra più partiti, ciò che fu ferale
nel provocar di Prodi la mattanza,
secondo Orfini, del boy scout sodale.
La discussione infuria sul congresso:
la minoranza vuole farlo adesso

con Matteo Renzi debole e malmesso,
ma il fanfaron non vuole anticiparlo:
“Per i milion di No mi son dimesso
e da quel giorno, ahimè, mi rode un tarlo:
che tutti vogliano il mio decesso.
Perciò un congresso speed non voglio farlo”.
Son nel Pd talmente dilaniati
che Renzi va alla caccia di alleati,

a partire dal team degli indagati
guidati dal campione dei delfini
che il Cavaliere ha in serie giustiziati.
Non basta Alfano, prova con Salvini,
coi Fratelli d’Italia riesumati,
con Berlusconi e pure coi grillini.
Chi un giorno rottamava a destra e a manca
adesso di trattare non si stanca.

Inappuntabile in camicia bianca,
sperando di riprendere il potere,
alle elezioni subito si abbranca:
convoca caminetti ch’è un piacere,
nel leccar culi la sua lingua sfianca.
Hanno sentito dire dal messere:
“Mi sentivo un Obama piccolino,
ma son solo un Cirino Pomicino!”

blog MicroMega, 9 febbraio e017

Elogio del Pd

Pd, continuità anche nelle sconfitte.
(il Fatto Quotidiano, 4 gennaio 2017)
Il Pd è uno spettro in balia del Pokerista. La sconfitta rimossa.
L’assenza di dibattito e i retropensieri sulla legge elettorale.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2017)

Elogio del Pd

Che il Pd come partito
fosse un sogno già svanito
al momento dell’avvio,
nato dal fatal desio

e dagli amorosi amplessi
di compagni e genuflessi,
era cosa ben notoria.
Non può nascere una storia

da due storie contrapposte
che fra loro senza soste
hanno sempre combattuto
pur con qualche inciucio astuto.

Dopo le iniziali ebbrezze
l’union fra due debolezze,
fra Ds e Margherita,
ha purtroppo dato vita

ad un essere mostruoso,
incapace e rancoroso,
mondo e lindo come un porco,
di un color fra il bianco sporco

ed un rosso molto stinto,
di fallir sempre in procinto.
Come prima marachella
fece fuori Mortadella,

poi alla guida di Veltroni
perse mal con Berlusconi
la sinistra distruggendo.
Dopo quel blairiano orrendo

venne il nulla, Franceschini,
poi seguito dai diessini
distruttori del domani,
il fallimentar Bersani

e Epifani, un segretario
poco più che funerario.
Per por fine ai tempi bui
per prodigio giunse Lui,

il boy scout rottamatore,
Matteo Renzi, il Salvatore.
Per tre anni fu baldoria,
ogni giorno una vittoria

ed una riforma al mese.
Col Pd salvò il Paese,
a sentir la sua parola:
il Jobs Act, la Buona Scuola,

la flessione delle tasse,
l’evasion ch’empie le casse
così il debito va giù,
il match contro le auto blu

e la vil burocrazia,
lo sprint all’economia
e alle banche risanate,
alla Ue tante legnate.

E ancor legge elettorale
e riforma eccezionale
dell’attual Costituzione.
Referendum. La Nazione

col giochin dei No e dei Sì
boccia Renzi ed il Pd:
la Costituzion va bene,
di Matteo ha le palle piene.

Renzi, premier leggendario,
se ne va, ma segretario
resta ancora del partito:
lo statuto vien tradito

e, pur dopo la batosta,
il boy scout con faccia tosta
bellamente se ne frega.
Il Pd non fa una piega,

fra un governo ch’è un doppione
e una muta Direzione,
fra una timida Assemblea
e l’ignominiosa idea

di votare in fretta, adesso.
Non si anticipa il Congresso
per un giusto chiarimento,
chi ha votato il cambiamento

viene preso per il culo
e, testardo come un mulo,
Renzi come un pokerista
vuole ritornare in pista

per rifarsi con urgenza
e la turpe connivenza
di gigliate camarille.
Mentre cala il due per mille

il partito perde iscritti:
restan quattro derelitti
incapaci di reagire.
Pd: il Sol dell’Avvenire!

blog MicroMega, 16 gennaio 2017

Martirello e i Rutelli boys

La Costituzione batte Renzi 59 a 41.
(il Fatto Quotidiano, 5 dicembre 2016)
Matteo si arrende: “Il popolo ha parlato chiaro, ora lascio”. Il premier annuncia le dimissioni.
Oggi sale al Colle. Tiene però la guida del Pd, domani la resa dei conti in Direzione.
(ibidem)
Renzi, l’ultimo comizio, non ammette critiche: ma non lo ascoltano più.
(il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2016)
Il Pd firma il patto Gentiloni, Renzi vuole che duri poco.
(il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2016)
Gentiloni, governo fotocopia.
(la Repubblica, 13 dicembre 2016)
La Boschi passa a guidare la struttura di Palazzo Chigi: quasi una promozione.
Il Quirinale non lascia i Servizi segreti a Luca Lotti che ottiene però Sport ed editoria.
(il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2016)

Martirello e i Rutelli boys

“La clessidra è ormai girata,
basta un No a me e alla fata
e non ci vedrete più,
salve a tutta la tribù!”

“Con il No cambio mestiere,
lascio perdere il potere:
altro premier, ma non solo,
altro segretario al volo.

Non son un quaraquaqua,
è question di serietà!”
Certo d’una gran vittoria,
l’uomo pien di vuoto e boria

mille volte così disse.
Poi ci fu l’apocalisse
perché nel giorno del voto
per il Sì fu un terremoto

ed il rutellian marmocchio
tornò ad essere Pinocchio.
“Abbiam perso la battaglia,
ora tocca all’accozzaglia

il governo del Paese.
Mi dimetto e con Agnese
me ne torno a Pontassieve”.
Solo chi è fesso se la beve.

Sale al Colle e a Martirello,
presidente travicello,
fa un discorso molto chiaro:
“Ma ne vado, Sergio caro,

ma è evidente che al mio posto
deve andar non uno tosto
che poi resta nei coglioni,
ma uno come Gentiloni,

di Rutelli già lacchè.
Lui farà un governo che
del mio sia copia fedele
con le solite miscele

di fanciulle, di incapaci,
di affaristi, di mendaci
e di miei capicenturia.
Ovviamente Maria Etruria,

che ha sbagliato ogni sua mossa,
dovrà essere promossa
così come Luca Lotti,
il miglior dei miei picciotti.

Il teatrino è cominciato:
Martirello ha consultato
ventitré delegazioni
e ha affidato a Gentiloni

il governo del Paese
dove il No il sessanta prese,
ma mai nulla cambierà
grazie alla stabilità.

Il boy scout referendario
è rimasto segretario
di un partito che è un vulcano,
dove chi non è renziano

se la vede molto brutta.
Dove regna una combutta
col velen dello speziale
e la legge del pugnale.

Nella direzion post No
solo Renzi sproloquiò,
come sempre nel passato
fu il dibattito vietato.

Il Congresso si avvicina
con la solita manfrina
sulle regole da usare
affinché vinca il compare.

In attesa di che cosa?
Di una novità preziosa:
il votar per un governo
e mostrar che non è eterno

il ducetto assatanato.
Tanti No lo han dimostrato
anche se questo marmocchio,
che nell’essere Pinocchio

è testardo come un mulo,
poi ci ha preso per il culo
non togliendosi di torno.
Ma domani è un altro giorno.

blog MicroMega, 19 dicembre 2016

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