Pd, poltrone e divani

Pd, poltrone e divani

Da tempo era nell’aria ed è successo,
Nicola Zingaretti si è dimesso.
“Con Mattarella in stil Napolitano,
con Mario Draghi in veste di marziano,

con un governo detto dei migliori
che par che sol per i padron lavori,
con il covid ormai alla terza ondata,
con la crisi ogni giorno più sfrenata,

col Recovery plan ai consulenti,
con i leghisti sempre più potenti,
il partito del qual son segretario
da venti giorni almen di calendario

parla solo e soltanto di poltrone,
di congresso, primarie e ribaltone
con uno stillicidio mai finito.
Saluti! Mi vergogno del partito!”

Ma dove vivi, caro Zingaretti?
E dal Pd che cosa mai ti aspetti?
Da tredici anni nato già morente
per rinforzarsi non ha fatto niente.

Ha cambiato ben otto segretari,
le elezioni son state dei calvari
vinte una sola volta a gran fatica.
Con Matteo Renzi, Dio lo benedica,

partito dei padroni è diventato
con tanto di incredibile attentato
al sacro testo costituzionale.
Col referendum giunto al funerale,

non si è ancor liberato dal ducetto
dei suoi ricatti eternamente oggetto.
Non ha un programma, è senza una visione,
vaga qua e là cambiando direzione

con il mutare del soffiar dei venti
e con gli spifferi delle correnti
sua malattia dai giorni del debutto.
Di Base riformista il tosco putto

ha il controllo total senza problem.
Franceschini è il padrone di Area dem.
C’è la corrente dei zingarettiani.
C’è Fianco a fianco con la Serracchiani.

C’è la sinistra con il prode Orlando,
con Provenzano e la Rossomando.
Con Cuperlo i sinistri radicali.
Poi i sindaci e i capi regionali

con Gori, con Nardella e Bonaccini
ed i Giovani turchi con Orfini.
Negli otto clan metà sono renziani
e per una sinistra esseri strani

che si fanno ogni giorno più arroganti.
Ma c’è di peggio: i culi sono tanti
e le poltrone sono sempre meno.
La moral? Zingaretti, stai sereno!

blog MicroMega, 10 marzo 2021

A volte ritornano

Renzi è tornato: fate finta di non averlo mai visto.
(il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2017)
Renzi: Gentiloni arriverà al 2018. Ma il Pd riparte spaccandosi.
(la Repubblica, 8 maggio 2017)

A volte ritornano

Matteo Renzi è ritornato!
“Quando me ne sono andato
per quel voto farabutto
io volevo mollar tutto,

ma l’affetto della gente,
la sua attesa commovente,
la sua rabbia, la sua cura,
mi han costretto, addirittura,

a guardarmi in faccia e in fretta
a cercar la paroletta
che tornar fra voi mi fa:
la responsabilità.

Grazie a Ligabue, vi giuro
che potrò avere un futuro
che non sia solo per me!”
Ligabue, mannaggia a te!

Che paese fortunato,
Matteo Renzi è ritornato!
Ha stravinto le primarie
non più tanto leggendarie

sia per il milion di voti
dati in meno dai devoti
sia per molti voti in più
dati da turpi tribù

dedite agli intrallazzi
senza impacci né imbarazzi.
Matteo Renzi è ritornato
segretario, il men votato

nella storia del Pd.
Il ducetto ottenne i Sì
soprattutto dagli anziani
nonché dai salernitani.

Il toscano tracotante
è tornato nonostante
la Costituzion bocciata
da un’Italia ritrovata

ed il mesto funerale
della legge elettorale,
pervenuta a brusca morte
per volere della Corte.

E’ tornato il boss Matteo
del partito all’apogeo
dopo il grande fallimento
del Jobs Act, falso portento

per la disoccupazione,
invariata col cialtrone.
Renzi torna fischiettando
mentre Padoan sta varando

la manovra per la Ue,
quel brutal salasso che
fu causato dagli errori
del campion dei mentitori,

grazie ai bonus micidiali
e alle mance elettorali.
Torna chi gli ingenui ammalia
proprio mentre l’Alitalia

va a puttane un’altra volta.
Due anni fa cantò la svolta
verso fulgide avventure:
“Allacciate le cinture,

l’Alitalia che decolla
e nei cieli caracolla
è il decollo del Paese
verso strepitose imprese!

Dopo il tempo dei lamenti
e dei tanti fallimenti,
grazie ad un duro lavoro,
son tornati i tempi d’oro,

la Nazion riprende il volo!”
E si schianta in fretta al suolo…
Con Agnese il fanfaron
è tornato alla Macron,

da Brigitte accompagnato,
a raccogliere il boato
di una magica assemblea
che lo spinge all’epopea.

Fra ovazioni e battiman
nuovo slogan per i fan,
è: “Lavoro, casa, mamme!”
Credulon renziano, jamme!

blog MicroMega, 10 maggio 2017

En Marche!

Le sigle, i nomi. Così la sinistra si trasformò in una nebulosa.
(la Repubblica, 17 febbraio 2017)
Macaron.
(il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2017)
Renzi fa il bis. Rieletto col 72%.
(la Repubblica, 1 maggio 2017)

En Marche!

Con un premier che galleggia
e Macron che furoreggia,
è tornato il fanfaron,
atteggiandosi a Macron.

Si riparte! E’ il trenta aprile,
stessi gesti, stesso stile.
“Sta seren!” non l’ha ancor detto,
ma il pugnale è nel corsetto,

dritto, lucido, affilato,
pronto ad essere piantato
nella schiena al nuovo Letta.
Si sa quello che ci aspetta:

un ritorno al Nazareno
con il trio che ha dell’osceno,
fra il decrepito caimano
ed il duo Verdini-Alfano.

Col governo a larghe intese
la rovina del Paese,
che a dicembre si fermò
per il piovere dei No!,

verrà presto completata
dall’ignobile brigata.
Torna la stabilità
del sistema fra gli hurrà.

Un aspetto va chiarito:
il gruppetto è sì agguerrito,
ma in realtà non conta un cazzo.
A gestir tutto l’andazzo

che ci manda gambe all’aria
è la destra finanziaria,
della Nato, dell’Europa
e di chi i mercati dopa,

delle multinazionali,
dei poter sovrastatali,
mentre i nostri personaggi
sono solo gli ingranaggi

dell’oliato meccanismo
che, col nom, capitalismo,
dei diritti fa falcidia
e controlla tutti i media.

Che per vincere sicuro
garantendosi il futuro
sceglie pure il suo avversario
nel politico bestiario,

accrescendone il valore
e infondendone il terrore
senza limiti né fren,
come in Francia la Le Pen

e da noi Matteo Salvini,
in realtà due moscerini
che hanno i media trasformati
in giganti smisurati.

Questa destra liberale
spiana lo stato sociale,
i diritti del lavoro,
scarso ormai come un tesoro

ed avaro di palanche,
spende i soldi per le banche
e le guerre umanitarie
che son truffe planetarie,

mette in giro falsi allarmi
e fa traffico di armi.
Grazie a lei la schiavitù
non è certo più un tabù.

La sinistra cosa fa?
Detto in tutta verità,
dal dì in cui nacque il Pd
dalla scena, ahimè, sparì.

Riman gente che fa cine,
microscopiche stelline
da galassia siderale,
una salma al funerale

col rosario, il lumicino,
con il prete ed il becchino
che son pronti a seppellirla,
una manica di pirla

qual da noi sol si registra.
C’è l’Italica Sinistra
di Landini e di Fassina,
di D’Attorre e Castellina.

Poi c’è Campo Progressista
e la vecchia comunista
immortal Rifondazione.
Poi i campion della scissione

con Bersani e con D’Alema,
De Magistris con la Dema
e Possibil di Civati.
Tutti insiem questi sfigati,

microbi in agitazion,
valgon men di Melénchon
Per la gente come noi,
il ben noto parco buoi,

è impossibile capire
chi più ci farà soffrire
fra un boss Capitan Fracassa
e di nullità una massa.

Sceglier porta con certezza
o a uno schifo o a una schifezza.
“Dall’Italia scappiam fuori!
Meglio Lourdes o Medjugorje?”

blog MicroMega, 1 maggio 2017

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