Se questo è un gentiluomo

Babbino caro.
(il Fatto Quotidiano, 22 gennaio 2016)

Se questo è un gentiluomo

E’ uno shock piuttosto brusco
lo scoprir che il babbo etrusco
gentiluomo di campagna
cela più di una magagna.

Il miglior degli aretini,
difensor dei contadini
e del loro parentado,
ha trovato l’Eldorado

come boss capocenturia
della banca dell’Etruria.
La figliola lo racconta
come un uomo privo d’onta

e persona assi per bene
sulle cittadine scene.
Scopri poi che il babbo mito
ha purtroppo malgestito

della banca le faccende
e una gran multa si prende
per pagare i propri errori.
Poco dopo viene fuori

il rapporto col massone
di papà Renzi amicone,
tal Mureddu Valeriano,
l’uomo che gli dà una mano

per conoscere colui
che in passati tempi bui
aiutò Calvi Roberto
quale in bancarotte esperto,

il masson Flavio Carboni
ospite delle prigioni
come gran bancarottiere.
All’ambiguo faccendiere,

che è finito nei casini
con Dell’Utri e con Verdini
per gli affar della P3,
si rivolge il babbo che

vuole un nuovo direttore
per la banca ch’è il suo amore.
Per trovar questo campione
altro giro, altro massone,

questa volta Ferramonti
che fra i tanti mastodonti
propon Arpe da capoccia
che poi Bankitalia boccia.

Ma il papà pien di virtù
è riuscito a far di più:
per un grande andirivieni
di vigneti e di terreni

dei qual corse all’arrembaggio
con lo strano personaggio,
che a parer del magistrato,
è alla ‘ndrangheta legato,

fu indagato per due volte.
Per le prove che han raccolte
i pm in quel di Arezzo
il papà tutto d’un pezzo

ben due multe si è beccate
dagli agenti delle Entrate:
una solo per banale
normal evasion fiscale,

l’altra per il riciclaggio
di proventi a suo vantaggio
da terren venduti in nero,
a metà del prezzo vero.

Ma non è finita qui.
Se la Corte dirà: “Sì,
Banca Etruria è, ahimè, insolvente”,
papà Boschi.come niente,

finirà nella tormenta:
bancarotta fraudolenta!
Ed allora Maria Etruria,
la ministra che si infuria

per le accuse al suo papà,
finalmente capirà
che il suo babbo appare onesto
solo quando è buio pesto.

blog MicroMega, 2 febbraio 2016

A buon intenditor

L’appello di Mattarella su tasse e occupazione. “Evasione inaccettabile”.
(la Repubblica, 2 gennaio 2016)
Il saluto al 2015. Lavoro, evasione, ambiente e Carta: i renziani lodano le parole del Capo dello Stato.
E fanno finta di non sentire che racconta un altro Paese.
(il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2016)
“Ma che tristezza il Presidente in tinello”.
(ibidem)
Evasione. L’allarme del Quirinale e le scelte del governo in materia fiscale.
Dallo scudo ai contanti, la finta lotta di Matteo.
(ibidem)

A buon intenditor

In letargo come un ghiro
che d’inverno non va in giro
se ne stava Mattarella
col pigiama di flanella

a dormire nel suo letto,
con il birichin progetto
di svegliarsi a primavera
quando vien la capinera.

Ad un tratto uno scossone:
“Presidente, in trasmissione!
E’ il trentuno, non si infuri,
ma il messaggio degli auguri

deve far, pur s’è un pivello”.
Sergio corre nel tinello
sulla sua verde poltrona,
l’Inno nazional risuona.

Gli vien voglia di frignare,
ma è il momento di parlare.
Dire bene del ducetto
che, volere o no, lo ha eletto?

Impossibile da farsi,
visti i risultati scarsi
di un governo insufficiente.
Criticarlo duramente?

Anche questo non sta bene.
L’uom che vien dal pleistocene
per parlar due volte al mese
parla, ma in politichese.

Senza lodi né rimbrotti,
un dei tanti pistolotti
pieni di banalità
e di misere ovvietà

che fan tutti i presidenti
il trentun, dopo le venti.
Ma col suo parlar felpato,
da democristiano nato,

qualche critica vien fuori:
“Fregan troppo gli evasori,
centoventidue miliardi!
Se pagassero i bastardi,

scenderebbero le tasse
diventando ben più basse
ed aumenterebbe il Pil…”
Che a chi evade non sia ostil,

anzi lo aiuti il ducetto,
questo Sergio non lo ha detto.
“Troppi ancor senza lavoro
sono i giovani, un disdoro

che ci fa i peggiori, ahimè,
fra i più grandi della Ue…”
Non ha aggiunto il Presidente
che il Jobs act non serve a niente

per i giovani meschini
che ancor fanno i nipotini…
“Senza un Mezzogiorno sano
non andrem molto lontano…”

Non ha detto Mattarella
che sul Sud Matteo il brighella
sol coi piani si trastulla,
senza combinare nulla.

Alla fin della concione
tutta quanta la Nazione
loda il saggio Presidente,
senza aver capito niente.

Non ha infatti detto chiaro
che abbiam un peracottaro
che purtroppo ci governa.
Fuori c’è la galaverna

ed il Capo dello Stato
nel suo letto è ritornato,
fra le braccia di Morfeo.
“Quante ne ho dette a Matteo!”

blog MicroMega, 4 gennaio 2016

Il mostro di Loch Ness

C’è chi trama. Verdini e la sua corte al bar: seggi, villette, cornetti.
(il Fatto Quotidiano, 1 ottobre 2015)
Senato, Verdini è un problema del Pd. Renzi: “Non è il mostro di Loch Ness”.
Ma Speranza: “Smetta di amoreggiare con lui”.
(la Repubblica, 3 ottobre 2015)
Curriculum. Il casellario giudiziale di Loch Ness.
Denis fra un tribunale e l’altro: un “mostro” per cinque processi.
(il Fatto Quotidiano, 6 ottobre 2015)

Il mostro di Loch Ness

Perché mai tanto stupore
nel veder che il Mentitore
se la intende con Verdini?
Che i due toschi birichini,

all’unisono in azione
contro la Costituzione
e un Senato in via di sfratto,
sono ormai coppia di fatto?

Questa tresca è vecchia assai:
il campion dei parolai,
giunto all’Università,
lavorava per papà,

di giornal distributore.
Così Denis, l’editore
del Corriere fiorentino,
lo trovò sul suo cammino

e di lui si innamorò.
Da marpione ne apprezzò
il carattere guascone
e il cianciar da fanfarone

e furbon matricolato.
Pur se Renzi era schierato
contro Silvio, destro Sire,
fu capace di capire

il progetto di Matteo:
arrivare all’apogeo,
pronto a tutto per lo scopo.
Lealtà e bene vengon dopo.

E da allora lo aiutò:
al caiman lo presentò
come un giovane colosso
che non può vedere il rosso..

Quando corse come Prenze
al Comune di Firenze
lo aiutò nelle primarie
con le truppe mercenarie

di berlusconian ferventi
per far fuori i concorrenti.
Poi, nel balzo al cadreghino,
per far sì che il Berluschino

ci posasse il suo sedere,
nominò Galli, il portiere,
del Berlusca candidato:
in politica sfigato,

nullità di Forza Italia,
col carisma di una balia
e la forza di un pigmeo.
Fu un trionfo per Matteo!

Lo scortò nella scalata:
dalla bieca pugnalata
al collega Enrico Letta
alla arguta barzelletta

di un governo di successo.
Dal vil nazareno amplesso
col fantasma del caimano
all’amore cesariano

per un uom solo al comando
che ha il programma abominando
di distruggere la Carta
e per questo corre in quarta

per abbattere il Senato.
Fu così che un imputato
per concorso in corruzione,
delinquente associazione

di una banda galeotta,
fraudolenta bancarotta,
truffa semplice e aggravata,
portò a Renzi una brigata

di migranti senatori
della Carta traditori.
Lo scout dice: “Non è un mostro,
anzi, dà una mano al nostro

Belpaese che lo ammalia!
Denis fa bene all’Italia!”
Forse un mostro non lo è,
ma si può ben dire che

non è il caso di andar fieri.
I Costituenti veri
son diversi da Verdini,
Monna Boschi, Renzi e affini.

blog MicroMega, 7 ottobre 2015

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