Elogio del Pd

Pd, continuità anche nelle sconfitte.
(il Fatto Quotidiano, 4 gennaio 2017)
Il Pd è uno spettro in balia del Pokerista. La sconfitta rimossa.
L’assenza di dibattito e i retropensieri sulla legge elettorale.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2017)

Elogio del Pd

Che il Pd come partito
fosse un sogno già svanito
al momento dell’avvio,
nato dal fatal desio

e dagli amorosi amplessi
di compagni e genuflessi,
era cosa ben notoria.
Non può nascere una storia

da due storie contrapposte
che fra loro senza soste
hanno sempre combattuto
pur con qualche inciucio astuto.

Dopo le iniziali ebbrezze
l’union fra due debolezze,
fra Ds e Margherita,
ha purtroppo dato vita

ad un essere mostruoso,
incapace e rancoroso,
mondo e lindo come un porco,
di un color fra il bianco sporco

ed un rosso molto stinto,
di fallir sempre in procinto.
Come prima marachella
fece fuori Mortadella,

poi alla guida di Veltroni
perse mal con Berlusconi
la sinistra distruggendo.
Dopo quel blairiano orrendo

venne il nulla, Franceschini,
poi seguito dai diessini
distruttori del domani,
il fallimentar Bersani

e Epifani, un segretario
poco più che funerario.
Per por fine ai tempi bui
per prodigio giunse Lui,

il boy scout rottamatore,
Matteo Renzi, il Salvatore.
Per tre anni fu baldoria,
ogni giorno una vittoria

ed una riforma al mese.
Col Pd salvò il Paese,
a sentir la sua parola:
il Jobs Act, la Buona Scuola,

la flessione delle tasse,
l’evasion ch’empie le casse
così il debito va giù,
il match contro le auto blu

e la vil burocrazia,
lo sprint all’economia
e alle banche risanate,
alla Ue tante legnate.

E ancor legge elettorale
e riforma eccezionale
dell’attual Costituzione.
Referendum. La Nazione

col giochin dei No e dei Sì
boccia Renzi ed il Pd:
la Costituzion va bene,
di Matteo ha le palle piene.

Renzi, premier leggendario,
se ne va, ma segretario
resta ancora del partito:
lo statuto vien tradito

e, pur dopo la batosta,
il boy scout con faccia tosta
bellamente se ne frega.
Il Pd non fa una piega,

fra un governo ch’è un doppione
e una muta Direzione,
fra una timida Assemblea
e l’ignominiosa idea

di votare in fretta, adesso.
Non si anticipa il Congresso
per un giusto chiarimento,
chi ha votato il cambiamento

viene preso per il culo
e, testardo come un mulo,
Renzi come un pokerista
vuole ritornare in pista

per rifarsi con urgenza
e la turpe connivenza
di gigliate camarille.
Mentre cala il due per mille

il partito perde iscritti:
restan quattro derelitti
incapaci di reagire.
Pd: il Sol dell’Avvenire!

blog MicroMega, 16 gennaio 2017

Martirello e i Rutelli boys

La Costituzione batte Renzi 59 a 41.
(il Fatto Quotidiano, 5 dicembre 2016)
Matteo si arrende: “Il popolo ha parlato chiaro, ora lascio”. Il premier annuncia le dimissioni.
Oggi sale al Colle. Tiene però la guida del Pd, domani la resa dei conti in Direzione.
(ibidem)
Renzi, l’ultimo comizio, non ammette critiche: ma non lo ascoltano più.
(il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2016)
Il Pd firma il patto Gentiloni, Renzi vuole che duri poco.
(il Fatto Quotidiano, 10 dicembre 2016)
Gentiloni, governo fotocopia.
(la Repubblica, 13 dicembre 2016)
La Boschi passa a guidare la struttura di Palazzo Chigi: quasi una promozione.
Il Quirinale non lascia i Servizi segreti a Luca Lotti che ottiene però Sport ed editoria.
(il Fatto Quotidiano, 13 dicembre 2016)

Martirello e i Rutelli boys

“La clessidra è ormai girata,
basta un No a me e alla fata
e non ci vedrete più,
salve a tutta la tribù!”

“Con il No cambio mestiere,
lascio perdere il potere:
altro premier, ma non solo,
altro segretario al volo.

Non son un quaraquaqua,
è question di serietà!”
Certo d’una gran vittoria,
l’uomo pien di vuoto e boria

mille volte così disse.
Poi ci fu l’apocalisse
perché nel giorno del voto
per il Sì fu un terremoto

ed il rutellian marmocchio
tornò ad essere Pinocchio.
“Abbiam perso la battaglia,
ora tocca all’accozzaglia

il governo del Paese.
Mi dimetto e con Agnese
me ne torno a Pontassieve”.
Solo chi è fesso se la beve.

Sale al Colle e a Martirello,
presidente travicello,
fa un discorso molto chiaro:
“Ma ne vado, Sergio caro,

ma è evidente che al mio posto
deve andar non uno tosto
che poi resta nei coglioni,
ma uno come Gentiloni,

di Rutelli già lacchè.
Lui farà un governo che
del mio sia copia fedele
con le solite miscele

di fanciulle, di incapaci,
di affaristi, di mendaci
e di miei capicenturia.
Ovviamente Maria Etruria,

che ha sbagliato ogni sua mossa,
dovrà essere promossa
così come Luca Lotti,
il miglior dei miei picciotti.

Il teatrino è cominciato:
Martirello ha consultato
ventitré delegazioni
e ha affidato a Gentiloni

il governo del Paese
dove il No il sessanta prese,
ma mai nulla cambierà
grazie alla stabilità.

Il boy scout referendario
è rimasto segretario
di un partito che è un vulcano,
dove chi non è renziano

se la vede molto brutta.
Dove regna una combutta
col velen dello speziale
e la legge del pugnale.

Nella direzion post No
solo Renzi sproloquiò,
come sempre nel passato
fu il dibattito vietato.

Il Congresso si avvicina
con la solita manfrina
sulle regole da usare
affinché vinca il compare.

In attesa di che cosa?
Di una novità preziosa:
il votar per un governo
e mostrar che non è eterno

il ducetto assatanato.
Tanti No lo han dimostrato
anche se questo marmocchio,
che nell’essere Pinocchio

è testardo come un mulo,
poi ci ha preso per il culo
non togliendosi di torno.
Ma domani è un altro giorno.

blog MicroMega, 19 dicembre 2016

Il quattro dicembre. Ei fu?

Da “Il 5 maggio” di Alessandro Manzoni.

Il quattro dicembre
Ei fu?

Ei fu, ma Renzi è ignobile
e dopo la gran botta,
di gran menzogne artefice,
continua la sua lotta
contro l’Italia attonita
per tal quaraquaquà.

Lieta al pensier dell’ultima
sberla per l’uom fatale,
spera che mai una simile
faccia da cul totale
e seviziare il popolo
ritorni proprio qua.

Un superego immane
vidi con gli occhi e scrissi
quando, con vece assidua,
ci ha spinto negli abissi,
mentre i giornali al seguito
cantavan l’alalà.

Vergin di servo encomio
e fiero del dileggio,
or sorgo al capitombolo
di un boss peggio del peggio
e sciolgo al tosco un cantico
che non gli piacerà.

Dall’Alpi ai monti Nebrodi,
dal Po e dal Liri al Reno,
dalla Sicilia al culmine
dei monti a Vipiteno,
mentì da Scilla al Brennero,
dall’uno all’altro mar.

Fu vanagloria? Ai posteri
l’ardua sentenza. Nui
siam senza dubbi in merito,
nessun fu come lui,
un mentitor ciclopico,
borioso senza egual.

La procellosa e trepida
strada delle riforme,
l’ansia d’un cor che docile
segue di Giorgio l’orme
lo portan nel Palazzo
ch’era follia sperar.

Tutto Ei provò: la gloria
non scevra dal periglio,
le rotte, la vittoria
e la magia del giglio,
solo alla fin la polvere
dopo un bel po’ d’altar.

Ei si votò: gli omumcoli
di un clan Pd sfigato
tremanti a lui si volsero
come se fosse il fato
e nel casin da duce
s’issò sopra di lor.

E vinse, mai nell’ozio,
ma sempre in cima all’onda,
schiavo di un’arroganza
d’intensità profonda,
d’inestinguibil spocchia
e di toscan furor.

Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda che a quel cialtrone,
alta pur dianzi e tesa,
dava la gioia a scernere
fantastico il doman,

tale su Renzi il cumulo
delle memorie scese!
Oh quante volte ai creduli
narrar se stesso imprese
sulle bugiarde pagine
dei social d’internet!

Oh quante volte al tacito
morir d’un giorno inerte,
spenti i bla bla fulminei
su piazze ormai deserte,
starà dei giorni fulgidi
godendo il sovvenir.

Ripenserà le splendide
leggi per le riforme,
le lotte con gli omuncoli
e i rosiconi a torme
e il suo vincente imperio
che i gufi fé impazzir.

Ahi forse a tanto strazio
cadrà lo spirto anelo
e soffrirà, ma valida
ecco una man dal cielo
che in più spirabil aere
Renzi trasporterà

ed avvierà per floridi
sentieri del potere
ad un trionfal ritorno
il tosco timoniere
dove non son più tenebre,
ma frottole a gogo.

Gelli, masson malefico,
eterno Gran Maestro,
darà a noi gran rammarico
e il tipo da capestro,
ch’era già giunto al Golgota,
risorgere farà.

Chi l’ha pensato in cenere
come lavoro e scuola,
come le banche e il welfare
e far vuole la ola,
rinunci al suo proposito:
Renzi ritornerà!

blog MicroMega, 12 dicembre 2016

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