Ave Madia

Madia e la tesi fabbricata col copia-incolla.
(il Fatto Quotidiano, 28 marzo 2017)
Madia, dottorato con 4mila parole copiate nella tesi.
(ibidem)
Plagio accademico, nei paesi civili i politici si dimettono.
(il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2017)
Ave Madia, il culto per la Marianna: rottamò sei maestri. Da Veltroni a D’Alema passando per Minoli e poi Letta, Bersani fino a Renzi: la deputata per caso che resiste a tutti. L’illuminazione a Medjugorje.
(ibidem)
Madia, ecco le nuove furbate. Non solo la tesi: copiature anche negli articoli scientifici.
(il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2017)

Ave Madia

Pellegrina a Medjugorje,
oculata negli amori,
di un figliolo già morosa
di Re Giorgio, fascinosa

espression botticelliana
ed amazzone renziana.
Favolosa la scalata
che in due lustri l’ha portata

da studente forte in plagio
alle stanze del palagio.
Transitò dalla tivù
di Minoli alla tribù

del prodiano Enrico Letta,
democrista mammoletta
che la disse straordinaria.
Veltroniana leggendaria,

grazie a Walter nominata
capolista ed approdata
alla Camera nell’otto,
conquistò quasi di botto,

senza farsi alcun problema,
anche Massimo D’Alema.
Poi, nel tredici, Bersani:
Madia fu tra i bersaniani

contro Renzi assai agguerrita.
Ma si è subito pentita:
“Per l’Italia Renzi è manna!”
proclamò lesta Marianna,

Peppa Pig mostrando al figlio.
Presidente del Consiglio
Renzi appena diventato,
di Madia si è ricordato

nominandola ministra
di un governo di sinistra
che va a destra di straforo.
Delle lodi si alzò il coro:

“Tra poppate e notti in bianco
con la figlioletta al fianco,
un bel frugoletto rosa,
una mamma premurosa

finalmente va al governo!
A Matteo lode in eterno!”
“La Madia, la Mogherini,
la Pinotti, Boschi e affini,

finalmente la gens nova,
non le Ruby nell’alcova!”
“Finalmente cade un muro
e la via verso il futuro

si spalanca alla Nazione
grazie a mamme col pancione!”
La Madia cosa farà?
La ministra alla P.A.,

l’amministrazion statale
che imprigiona lo Stivale
dagli albori dello Stato.
Matteo Renzi si è impegnato:

“Con la guerra di Marianna,
che con i suoi artigli azzanna
i furbetti negligenti
a suon di licenziamenti,

scambiam la burocrazia
con la meritocrazia!”
Abbiam visto come è andata:
la riforma fu bocciata,

dando smacco alla virgulta,
per metà dalla Consulta,
per metà dai dirigenti
a salvare il culo intenti.

Ma non è finita qui,
poiché il Fatto, ahimè, scoprì
che la tesi di Marianna
qualche software non inganna:

tante pagine copiate,
frasi non virgolettate,
se non plagio, gli somiglia
quella tesi meraviglia.

Chi agitando i boccoletti
andò a caccia di furbetti
fu furbetta più di loro
per il suo capolavoro.

Conclusion: “Ave Madia,
della vil burocrazia
celestial rottamatrice
e, ma questo non si dice,

laureata copia-incolla
che, negando, caracolla
fra l’ostinazion di un mulo
e una presa per il culo”.

blog MicroMega, 3 aprile 2017

Elogio del Pd

Pd, continuità anche nelle sconfitte.
(il Fatto Quotidiano, 4 gennaio 2017)
Il Pd è uno spettro in balia del Pokerista. La sconfitta rimossa.
L’assenza di dibattito e i retropensieri sulla legge elettorale.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2017)

Elogio del Pd

Che il Pd come partito
fosse un sogno già svanito
al momento dell’avvio,
nato dal fatal desio

e dagli amorosi amplessi
di compagni e genuflessi,
era cosa ben notoria.
Non può nascere una storia

da due storie contrapposte
che fra loro senza soste
hanno sempre combattuto
pur con qualche inciucio astuto.

Dopo le iniziali ebbrezze
l’union fra due debolezze,
fra Ds e Margherita,
ha purtroppo dato vita

ad un essere mostruoso,
incapace e rancoroso,
mondo e lindo come un porco,
di un color fra il bianco sporco

ed un rosso molto stinto,
di fallir sempre in procinto.
Come prima marachella
fece fuori Mortadella,

poi alla guida di Veltroni
perse mal con Berlusconi
la sinistra distruggendo.
Dopo quel blairiano orrendo

venne il nulla, Franceschini,
poi seguito dai diessini
distruttori del domani,
il fallimentar Bersani

e Epifani, un segretario
poco più che funerario.
Per por fine ai tempi bui
per prodigio giunse Lui,

il boy scout rottamatore,
Matteo Renzi, il Salvatore.
Per tre anni fu baldoria,
ogni giorno una vittoria

ed una riforma al mese.
Col Pd salvò il Paese,
a sentir la sua parola:
il Jobs Act, la Buona Scuola,

la flessione delle tasse,
l’evasion ch’empie le casse
così il debito va giù,
il match contro le auto blu

e la vil burocrazia,
lo sprint all’economia
e alle banche risanate,
alla Ue tante legnate.

E ancor legge elettorale
e riforma eccezionale
dell’attual Costituzione.
Referendum. La Nazione

col giochin dei No e dei Sì
boccia Renzi ed il Pd:
la Costituzion va bene,
di Matteo ha le palle piene.

Renzi, premier leggendario,
se ne va, ma segretario
resta ancora del partito:
lo statuto vien tradito

e, pur dopo la batosta,
il boy scout con faccia tosta
bellamente se ne frega.
Il Pd non fa una piega,

fra un governo ch’è un doppione
e una muta Direzione,
fra una timida Assemblea
e l’ignominiosa idea

di votare in fretta, adesso.
Non si anticipa il Congresso
per un giusto chiarimento,
chi ha votato il cambiamento

viene preso per il culo
e, testardo come un mulo,
Renzi come un pokerista
vuole ritornare in pista

per rifarsi con urgenza
e la turpe connivenza
di gigliate camarille.
Mentre cala il due per mille

il partito perde iscritti:
restan quattro derelitti
incapaci di reagire.
Pd: il Sol dell’Avvenire!

blog MicroMega, 16 gennaio 2017

L’Attila di Rignano

Effetto Jobs Act: il lavoro si fa voucher.
(il Fatto Quotidiano, 20 dicembre 2016)
Riecco Poletti: insulti ai giovani.
(ibidem)
Nuovo guaio: i venti miliardi rischiano di non bastare.
(il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2016)
Banche, governo allo sbando mentre il sistema si sfascia.
(il Fatto Quotidiano, 29 dicembre 2016)
Dal governo del fare a quello del disfare. Buona Scuola e le sue sorelle. Tutto il Renzi da rottamare.
(il Fatto Quotidiano, 31 dicembre 2016)
Benvenuta post verità: ecco tutte le balle di tre anni di Matteo.
(il Fatto Quotidiano, 7 gennaio 2017)

L’Attila di Rignano

Ricordate? “Arrivo, arrivo!
disse un Renzi molto attivo
dopo aver trombato Letta,
lesto come una saetta.

Questa Italia la cambiamo!
disse quando prese all’amo
i ploton di creduloni.
Ricordate i paroloni?

Noi corriam per la vittoria!
E’ finita la baldoria!
per chi non ha fatto niente
per il bene della gente.

Disse: “La Nazion riparte!”,
lo confermano le carte.
Rischierò l’osso del collo!
proclamò con “Io non mollo!

Ricordate?, sembra ieri:
Mille scuole coi cantieri!
Mille giorni, mille asili!
Ricordate i dì febbrili

di un portento che debutta?
Ce la metteremo tutta!
Ed ancor: “La svolta buona!
E nell’aria ancor risuona

la fatal parola: “Adesso!”,
quando al suo trionfale ingresso
giurò d’essere diverso
con “L’Italia cambia verso!

Or tre anni son passati,
ma con quali risultati?
Fra montagne di macerie
che riforme deleterie

han donato al Belpaese,
ricordiamolo, una al mese!,
il disastro è colossale.
La sua legge elettorale,

Tutto il mondo ce la invidia!”,
ricordarlo è una perfidia,
è già condannata a morte,
non ancora dalla Corte,

ma da lui e dal suo partito.
I No! hanno incenerito
la riforma della Carta
per la quale partì in quarta

con la Boschi e Giorgio Re,
strabocciati tutti e tre.
Il Jobs Act da beneficio
diventò un voucherificio,

causa di lavoro nero
grazie ad un padron negriero,
con i giovani costretti,
per la gioia di Poletti,

a fuggir con il cervello
ben lontano dal paesello.
La burocrazia è rimasta.
La Madìa è stata nefasta

con la sua riforma finta,
bla bla bla, ma niente grinta,
così mal organizzata
che la Corte l’ha bocciata.

E dov’è La buona scuola?
Di renzate una gragnola
tale che pur Gentiloni,
messo lì con i suoi cloni

per tenergli il posto caldo,
si mostrò così spavaldo
da cambiare qualche cosa
perché sia meno schifosa.

La riforma alla Giustizia
è oramai una mummia egizia
nel sarcofago sospinta
da un ministro che fa finta

di volerla realizzare,
ma in realtà si fa bloccare
da Angelino Senzaquid,
nel frenare sempre speed.

Svetta infin fra i grandi fiaschi
la question Monte dei Paschi:
Questa banca è risanata!
E’ un bel brand, una figata!”,

una splendida goduria
giurò con Maria Etruria.
Ma non era affatto vero
e si è aperto un buco nero

da più di venti miliardi.
Il No è giunto troppo tardi
perché passo dopo passo
ci ha portato allo sconquasso.

Ora Renzi se n’è andato
e il disastro è smascherato.
E noi? Chiaro come il sole,
pur col culo che ci duole

siamo lieti di brindare
all’uscita del compare
e al bicchiere della staffa
gli cantiamo: “Vaffa, vaffa!”

blog MicroMega, 12 gennaio 2017

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