Cuomo, il funambolo del vitalizio

Il sindaco Cuomo e il miracolo del vitalizio.
Il 15 settembre scatta l’assegno privilegiato anche per lui, eletto a Portici il 13 giugno.
(il Fatto Quotidiano, 14 settembre 2017)
15 settembre. Oggi è il V-Day, scatta il vitalizio per tutti.
(il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2017)
Il capolavoro del senatore Cuomo, tre giorni da fantasma per portare a casa la pensione.
(il Fatto Quotidiano, 16 settembre 2017)

Cuomo, il funambolo del vitalizio

Qui si narra l’avventura
di un piddino che si cura
molto bene i propri affari.
E’ un gregario fra i gregari

dal nom di Vincenzo Cuomo.
Questo nostro valentuomo,
già apprezzato senatore,
per il suo grande valore

vien dal popolo votato
sindaco, terzo mandato.
La città riprende in pugno
addì tredici di giugno.

Dove? A Portici, città
che sotto il Vesuvio sta.
Il legislator però
a Vincenzo dice: “No,

le due cose non puoi fare,
a una devi rinunciare:
sindaco o senatore”.
Cuomo, che è pieno d’amore

per la propria cittadina,
al legislator s’inchina:
“Del Senato farò a meno”,
ma poi viaggia con il freno.

Dalla limpida elezione
alla sua proclamazione
passan trentasette dì.
“La burocrazia è così!”,

spiega con qualche farfuglio.
Giunti quindi al venti luglio
sindaco vien proclamato
e per dire addio al Senato

restan trenta giorni a Cuomo.
Dopo nove il galantuomo
manda la raccomandata
con destinazion sbagliata,

molto sfortuntamente.
Non la manda al Presidente,
il cui ufficio è aperto a agosto,
ma alla Giunta che all’opposto

chiude per la pausa estiva.
La raccomandata arriva
all’ufficio protocollo
il trentuno, dice il bollo.

Quindi Cuomo si è dimesso…
Niente affatto poiché adesso
la convalida ci vuole
ed è chiaro come il sole:

deve intervenir la Giunta.
Qui la Pezzopane spunta
che di Cuomo è grande amica
e riesce a gran fatica

a riunire il comitato,
ma a settembre ormai avanzato.
Giunge il dodici e il Consiglio
tratta Cuomo come un figlio:

“Ti dimetti. Sei sicuro?
Hai pensato al tuo futuro?
Non decidere di fretta,
qualche giorno ancora aspetta.

Va, ci rivediamo qui
entro i prossimi tre dì!”
Cuomo il quindici è tornato:
“Mi dimetto dal Senato!”

uarda che combinazione!
Si è dimesso quel cialtrone,
dopo mille e un artifizio,
proprio quando il vitalizio

è scattato a suo favore.
Fu question di poche ore,
ma alla fine ci è riuscito.
San Gennaro l’ha esaudito.

blog MicroMega, 22 settembre 2017

L’ircocervo NapoLetta

Il Colle chiede lo stop allo scontro in Giunta.
(la Repubblica, 11 settembre 2013)
Napolitano monita e il Pd si ammoscia.
(il Fatto Quotidiano, 11 settembre 2013)
La Giunta allungabile temporeggia su Silvio.
(ibidem)
Napolitano chiede unità. Il Pd si adegua e salva B.
(ibidem)
Stop di Letta a un altro governo. “Escludo accordi al ribasso, non accetterò appoggi esterni”.
(la Repubblica, 12 settembre 2013)
Giorgio e Silvio, trattativa continua. Alfano: “Ma il Capo non si dimette”.
(il Fatto Quotidiano, 12 settembre 2013)

L’ircocervo NapoLetta

Ogni dubbio è confermato:
il Pd che, a tutto fiato,
va da tempo dichiarando:
“Il caiman mettiamo al bando!”,

è un partito sotto scacco
pronto ad un novello smacco.
Sulla Giunta, ormai convinta
di bocciare Testatinta

al Giudizio Universale,
piove l’alt del Quirinale
con la pubblica avvertenza:
“Nazionale convivenza,

altrimenti tutto è a rischio!”
Come un cane ligio al fischio
del padrone cui ubbidisce,
il Pd giù si appiattisce

del comando nell’attesa.
La telefonata è tesa,
con un cazziatone raro
al duo Zanda Finocchiaro,

finti falchi del Pd:
“State a cuccia, fermi lì!
Se attaccate il Pdl,
ne vedremo delle belle:

dirò che il vostro partito
con un vil sconcio ha tradito
quell’accordo grazie al quale
son tornato al Quirinale,

per salvar, non la Nazione,
ma il furfante capellone”.
Con il far dei sacrestani
anche Letta ad Epifani

sotto voce suggerì:
“Aspettiamo pochi dì,
cosicché la decadenza
sia più dolce a Sua Innocenza!”

E lì tutto si è fermato.
Lo zio Gianni ne ha informato
il birbon che con la tromba
intonò Vola colomba!

Qualche giorno e si riparte
con il Colle a dar le carte
ai compari giocatori:
per sé tiene i sette e gli ori.

L’ircocervo NapoLetta
nell’usar questa ricetta
è testardo come un mulo
e ci prende per i culo.

blog MicroMega, 13 settembre 2013

No, tu no!

Dalla grazia alla Consulta: ecco tutti i tentativi del Cavaliere per evitare condanna e interdizione.
L’ultima speranza dell’ex premier: la Corte Ue di Giustizia.
(la Repubblica, 4 settembre 2013)
La sola agibilità che gli interessa.
(il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2013)

No, tu no!

Un agosto da spavento
per il pessimo elemento
che sta ad Arcore in clausura
poiché ormai la sua avventura

sembra proprio stia finendo
e, purtroppo, in modo orrendo.
Parla d’agibilità,
ma il caiman teme in realtà

di finire in una cella
se un piemme fa il brighella.
E’ per questo che è incazzato
con la Giunta del Senato,

con il vecchio presidente,
col Pd che non ci sente,
con le inutili colombe
troppo allergiche alle bombe,

coi legali da strapazzo
che non han risolto un cazzo,
ogni giorno una trovata
che vien subito bocciata.

Dicon che la Severino,
all’inizio un gioiellino,
par ìncostituzionale?
Va ben per il criminale!

Impugnarla e si vedrà?
No, al reo danno l’altolà.
Par che i costituzionalisti,
di legal scienza provvisti,

dian pareri discordanti:
van sentiti tutti quanti,
così un po’ di tempo passa?
Un bel no il bandito incassa.

Fare cazzeggiar la Giunta
così un bel rinvio si spunta?
Piove un no sul mascalzone.
Aspettar l’interdizione?

In un no il briccone è incorso.
Alla Ue fare ricorso
e aspettare la risposta?
Altro no alla faccia tosta.

Implorar per il birbone
anche per l’interdizione
una grazia eccezionale
dal Capoccia al Quirinale?

Piove un no sul delinquente.
Aspettar che il malvivente
scelga il tipo della pena?
Altro no che lo avvelena.

Alla Giunta organizzare
per l’ignobile compare
un ennesimo processo,
illegal, ma fa lo stesso?

 

Il no è forte ed assordante.
Regalare a quel birbante
tutto il tempo che lui vuole
grazie al ruolo di ex Re Sole?

Un ennesimo no spunta.
Cambiar membri della Giunta
ché han parlato troppo presto?
No, di nuovo, al disonesto.

Ogni giorno un tentativo
con un no quasi ossessivo,
ogni dì qualcun lo illude,
ma la porta poi si chiude.

Non in cella detenuto,
ma al Senato decaduto:
è così che Berlusconi
andrà fuori dai coglioni.

10 settembre 2013

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