La parola al fuorilegge

E Grillo gli scrive il (finto) discorso di addio al Senato.
(il Fatto Quotidiano, 21 agosto 2013)

La parola al fuorilegge

Il ben noto delinquente,
dichiarandosi innocente
nonostante la condanna
di una Cassazion tiranna,

vuol restare senatore
per il razional timore
che un piemme buontempone
gli riservi la prigione.

Nell’estate burrascosa
si ricorda Mamma Rosa
che gli sussurrò una sera:
“Scendi in campo o vai in galera!”

Un consiglio previdente
che ha salvato il delinquente,
autor di mille reati,
dal finir fra i carcerati.

Ora è giunto quel momento:
se va fuor dal Parlamento
dei piemme è alla mercé,
nonostante Giorgio Re,

le sue firme ed il suo aiuto
mille volte ripetuto
con l’ostinazion del mulo.
Che far per salvarsi il culo?

Si ricorda di Bettino,
finì male il poverino
in esilio ad Hammamet,
ma l’idea piace all’umét:

un discorso al Parlamento
con l’indecoroso intento
di far d’un vil malfattore
un virtuoso accusatore.

Grazie a Grillo si dispone
della bozza del briccone.
“Cari miei parlamentari
(Dio sa quanto foste cari),

se mi trovo a voi davanti
è per dire a tutti quanti
“Affanculo!”, ma di cuore,
pur con stil non da signore

elegante e seducente.
Se io sono un delinquente,
voi, sodal, soci, lacché,
siete tali e quali a me.

La Sinistra in primis guardo
che portò dritti al traguardo
il fiscal scudo e l’indulto,
per i quali ancora esulto.

Ora mi lasciate solo,
a partir da quel mariuolo
del nipote Letta che
invitò a votare me

e non Grillo e i suoi picciotti.
Come consigliò Andreotti
e l’esimio Professore
(è volubile il signore…).

Se di colpe sono reo
grazie a un falso galateo,
per avermi dato aiuto,
favorito e ben pasciuto

pur sapendo chi son io,
pur voi siete rei, perdio!
Il mio agir fu sempre chiaro,
cari Baffo e Finocchiaro

e se voi mi abbandonate
tutte le vostre furbate
a favore del caimano
svelerò a ogni italiano.

Grazie a me ed ai miei appetiti
tutti voi siete esistiti.
Né sarei esistito io
senza il vostro balbettio

sul conflitto di interessi
e sui miei infiniti eccessi
e da un vil destin travolto
Hammamet mi avrebbe accolto

con Bettino, il mio sodale.
Se per un trucco fiscale
ora mi lasciate solo,
affanculo andate al volo.

Anche se perderò il seggio
io di voi non sono peggio:
il padron peggior che c’è
è miglior dei suoi lacchè!”

blog MicroMega, 6 settembre 2013

Anche i nonni sbagliano

La scelta di Napolitano, quattro nuovi senatori a vita. Ma il centrodestra si ribella.
Pdl: perché non Berlusconi? Letta: formiche contro il gigante.
(la Repubblica, 31 agosto 2013)
Niente politici, spazio alla cultura. Le proteste infastidiscono il Colle.
(ibidem)
Artisti e scienziati: i volti dell’Italia migliore.
(ibidem)
Quattro senatori del Colle per incastrare Berlusconi.
(il Fatto Quotidiano, 31 agosto 2013)
Gli alti meriti dei nuovi senatori.
(ibidem)

Anche i nonni sbagliano

Giorgio Re, con mossa ardita,
quattro senatori a vita
fa che scendan nell’agone
per il ben della Nazione:

Renzo Piano, l’archistar,
Rubbia, un Nobel, luminar
dei boson vu doppio e zeta,
la Cattaneo che ha per meta

la vittoria sul dolore
ed Abbado, il direttore.
Quattro illustri personaggi
in cultura e scienza saggi.

Si rivolta il Pdl,
la congrega di pulzelle,
di affaristi e parolai,
di legali scaccia guai,

di evasor, escort, lacchè.
Strepita la Santanché
nel cazziar Napolitano:
“Meritevole è il caimano

d’esser senatore a vita.
Meritocrazia tradita!”
Ha ragion la passionaria:
la carriera straordinaria

del signore delle alcove
ne fornisce mille prove.
Solo il Ponte sullo Stretto
fa di Silvio un architetto

meglio assai di Renzo Piano.
Se si aggiungon le Milano,
Dùe e Tre, che volle far,
è il Berlusca l’archistar!

Se ad Abbado, il direttore,
accostiamo il cantautore
che con voce molto bella
si accompagna ad Apicella

con un ricco repertorio,
altroché Conservatorio,
i Berliner e la Scala…
Vien da dir: “Claudio, pedala,

per raggiungere il caimano
il traguardo è ben lontano!”
Quanto a Rubbia e ai suoi bosoni,
in confronto a Berlusconi

che ha aiutato la Gelmini
a far correre i neutrini
nella lunga galleria
che a Ginevra prende il via

per raggiungere il Gran Sasso,
come fisico è uno spasso
ed il Nobel che gli han dato
certamente l’ha pagato.

Elena Cattaneo, infine,
quella che fa tanto cine
nel parlar di staminali,
pensi a Silvio e ai suoi sodali:

vedrà che, grazie a Verzé,
non si muore più perché
centoventi è l’età media.
Ed ancora, la tragedia

dei malati di tumore
che finiscono al Creatore
è sul punto di finire:
“In tre anni – disse il Sire –

questo mal sarà guarito!”
ed il tempo è ormai finito.
Ha ragion la Santanché:
ha sbagliato Giorgio Re

a non scegliere il migliore.
Per non dir che un senatore
costa meno di un quartetto.
Non fu lucido il nonnetto.

blog MicroMega, 4 settembre 2013

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