Il patto del Nazareno

Tu quoque, Bruti.
(il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2014)
Riforme avanti tutta, l’anticorruzione può attendere.
(il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2014)
Falso in bilancio, quella norma non s’ha da fare.
(il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2014)
Il Senato dei cento, ecco la riforma. Torna l’impunità.
(la Repubblica, 21 giugno 2014)
La svolta di Renzi. L’immunità ai senatori ladroni.
(il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2014)

Il patto del Nazareno

Procede la riforma del Senato,
fra gli sconquassi, verso il suo suggello
in base al patto osceno un dì firmato
al Nazaren da Silvio e dal pivello

e il grande malfattore n’è entusiasta.
Grazie al manovrator del Quirinale
ed al rottamatore della casta
è diventato recordman mondiale:

è il primo a diventar Costituente,
riformator di un povero Paese
essendo, per sentenza, un delinquente.
Sono i prodigi delle larghe intese!

Alla contrattazione ha lavorato
la pupilla di Renzi, Monna Boschi
che una grande esperienza ha dimostrato
nel trattare con gli esseri più loschi

di una casta per finta rottamata:
il gran bancarottier Denis Verdini
nonché l’autor dell’orrida porcata,
Calderoli, il collega di Salvini.

Non manca la ciliegia sulla torta
nelle vesti di quella Finocchiaro
famosa per la foto con la scorta
ed un passato da compagna faro.

Scontato sia la legge disgustosa
e peggiorata dall’immunità,
ciò che spaventa è non saper che cosa
hanno concesso in cambio a quello là.

Già quella legge anti corruzione,
più volte vanto del guardasigilli,
su auto riciclaggio, prescrizione,
falso in bilancio, pare che vacilli

sotto i colpi di Alfano e della Guidi
che, come ai tempi della Severino,
studiano qualche comma in cui si annidi,
come sempre, un intento truffaldino.

C’è poi quello che dice il Quirinale
che invita i magistrati a stare attenti
ai guai che può creare un tribunale
in specie nei difficili momenti

che la nostra Nazione sta vivendo.
Non ne fosse ben nota la saggezza,
potrebbe suscitare il dubbio orrendo
di un Alt! alla Giustizia di Sua Altezza,

perché la vita dello scellerato
non abbia a peggiorare ancor di più
per i processi in cui vien giudicato
col rischio di restar senza Dudù.

Comunque sono ancora in commissione
ed al Senato nel primo passaggio,
pur se Madonna Boschi e il fanfarone
fingono che sia già finito il viaggio.

La strada è ancora lunga ed in salita,
la compagnia non è delle migliori,
Napolitano è ancor della partita,
ma i creduloni sono sognatori…

blog MicroMega, 24 giugno 2014

SmemoZanda

Jurassic park degli appalti. Il sistema Bernabei è vivo.
Il potente Ettore affidò Venezia all’ex portavoce di Cossiga, Luigi Zanda.
(il Fatto Quotidiano, 5 giugno 2014)
Il Pd: via Mineo dalla commissione. Il senatore contrario alla riforma costituzionale e ago della bilancia viene sostituito dal capogruppo Zanda. La decisione di Renzi.
(la Repubblica, 12 giugno 2014)
Corradino Mineo. “Così non ci sto. Militarizzano tutto, deciderò cosa fare”.
(ibidem)
Senato, è bufera nel Pd. 13 autosospesi con Mineo. Renzi: non accetto veti.
(la Repubblica, 13 giugno 2014)
Renzi fa il coatto: “Mineo chi? Io ho preso il 41 per cento”.
(il Fatto Quotidiano, 13 giugno 2014)
Riforme, l’affondo di Renzi: “La sostituzione di Mineo l’ho voluta fortemente io”. Patto segreto con la Lega.
(la Repubblica, 14 giugno 2014)
Un pesce di nome Zanda.
(il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2014)

SmemoZanda

Esordì portavoce di Cossiga
ministro degli Interni e poi premier,
fu a Venezia agli inizi della diga
per spartire i lavori ed i dané

dentro il Consorzio di Venezia Nuova,
appena nato per gestire il Mose.
E’ poi lì che Rutelli Zanda scova
per la più santa delle sante cose:

gestir le opere del Giubileo
a Roma organizzato nel duemila.
Sospinto dal benevolo aliseo
di Bernabei, Rutelli e di Wojtyla,

poi col Pd approda in Parlamento.
Adesso è capogruppo del Senato
laddove su mandato del Portento
Corradino Mineo ha giubilato,

sostituendolo in commissione.
“Non è accettabile che il senatore
contesti del Pd una decisione
comportandosi come un traditore!

Non si parli di caso di coscienza:
laddove sia la maggioranza in ballo
la regola richiede l’obbedienza,
è da espulsion di Corradino il fallo

e la Costituzione lo prevede!”
Chi si informa, chi legge i quotidiani
a questo punto giunto ahimè si chiede:
“Dunque i politici son ciarlatani?

Cosa è successo a questo SmemoZanda?
E’ la memoria che si è fatta corta?
O è effetto di un’alcolica bevanda?
O è l’intelletto che non lo supporta?”

Quando Schifani un paio d’anni fa
in una commissione del Senato
ha deciso di dare l’altolà
al senator berlusconiano Amato

Luigi Zanda furente dichiarò:
“Questa sostituzion non è legale,
caro Schifani, farla non si può
poiché il dettato costituzionale

la consente sol per le dimissioni
oppur nel caso di nuovo mandato.
Cacciar qualcuno dalle commissioni
in tutti gli altri casi vien vietato.

Sotto il profilo regolamentare
è una modalità da giocoliere
che del diritto se ne vuol fregare.
Si ripassi le norme, per piacere!”

In ventiquattro mesi, caro Zanda,
cos’è cambiato? Sol la maggioranza.
Ma non è che poiché Renzi comanda
or della legge si può far mattanza.

Non è che quando parla Monna Boschi
e nel parlare, ahimè, dice cazzate,
pur con accenti dolcemente toschi,
tutte le norme vengono annullate.

Va ben che sia cambiato il galateo,
ve ben che corra ormai l’Era renziana,
ma nel caso del povero Mineo
è il giglio magico che si sputtana.

blog MicroMega, 18 giugno 2014

Fuochi d’artificio

Salvatore Settis. La svolta decisionista. “Renzi è un figlio padrone”.
(il Fatto Quotidiano, 14 giugno 2014)
Renzi, il bulletto che fa il premier.
(ibidem)
Il pifferaio magico fa miracoli e prende cantonate.
(la Repubblica, 15 giugno 2014)
“Noi vogliamo”: il dizionario del rottamatore.
(il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2014)

Fuochi d’artificio

Il quarantun per cento alle elezioni
ha montato la testa al fiorentino:
contando i voti il re dei fanfaroni
è diventato proprio un berluschino.

“Dieci milion – gioiva il Cavaliere –
mi salveranno il cul dalla Giustizia!”
“Con dodici milion vi fo’ vedere –
si è messo a proclamar Mister Furbizia –

che a furia di riforme cambiam verso!”
Ed è un continuo fuoco artificiale
che fa apparir nell’alto cielo terso
disegni di bellezza eccezionale

con sequenze di botti e di colori,
come lapilli usciti da un vulcano
per l’entusiasmo degli spettatori
conquistati dal dono del sovrano.

I fuochi si susseguono nel cielo:
uno si spegne, l’altro sale e esplode
e ai crucci quotidiani fanno velo
celando il bluff della renziana frode.

Ogni fuoco che scoppia è una riforma
che per un attimo soltanto esiste,
l’attimo dopo in nulla si trasforma.
Quante riforme stanno nelle liste?

Il lavoro, la macchina statale,
la Rai, la scuola, la Giustizia offesa,
il Senato, la legge elettorale,
la sanità, il fisco, la difesa.

Ma non ne parla solo il parolaio,
il dizionario del rottamatore
è egual per i galletti del pollaio
ed ogni frase ha un eco emulatore.

Sono i guardian della rivoluzione,
i colonnelli di belle speranze,
a modo suo ciascun fattosi clone
dello spauracchio delle minoranze.

Sentito Renzi, il resto è un copia/incolla:
stesse parole, stessa intonazione,
stessa postura che gli schermi affolla
di ogni canal della televisione.

“Non accettiamo veti da Mineo!”
dice Picierno, l’eurodeputata,
cioè la stessa frase che Matteo
da qualche parte ha appena pronunciata.

“Il voto alle primarie è stato chiaro!”
un giorno sentenziò la Serracchiani,
la stessa frase detta paro paro
dal salvator di tutti gli italiani

“Il partito ha discusso ed ha votato,
non una volta sola, ma ben tre!”
ha detto il capogruppo del Senato,
la stessa frase detta dal premier.

“E’ l’Italia che vuole le riforme!”
afferma alla tivù Madonna Boschi.
E’ ciò che disse l’uomo che non dorme
e vedi sui giornali in tutti i chioschi.

“Per cambiare le cose siamo qui,
non sol per annunciarle!” Bonafé,
in Europa mandata dal Pd,
dice la frase esatta del premier.

Ha conquistato tutti il pifferaio,
le Camere, le piazze ed il partito:
ottanta euro, un pien dal benzinaio,
gli ha procurato quasi un plebiscito.

Lo ha già spiegato Gianbattista Vico
coi corsi ed i ricorsi della storia.
E’ quello dell’Italia un vizio antico:
fidarsi dei gradassi pien di boria.

Successe con Benito Mussolini,
poi con Bettino, poi con Berlusconi.
Or tocca a Renzi con i suoi renzini
fregare un’altra volta i creduloni.

blog MicroMega, 16 giugno 2014

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