Ribollita power

Fotografi, amici, consigliori. Quella corte fiorentina che circonda Renzi a Roma.
L’ultimo arrivato a Palazzo Chigi è il paparazzo di Rignano.
E anche le recenti nomine pubbliche portano in Toscana.
(la Repubblica, 30 aprile 2014)
Come fu che il paparazzo si fece fotografo del premier.
Storia di Tiberio Barchielli: prima autista, poi inventore di un sito di gossip.
(il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2014)

Ribollita power

Scrisse un libro con titolo Stil novo,
ma il suo stil tanto nuovo non appare,
se ha prelevato dal toscano covo
e portato con sé più d’un compare.
Il primo è Luca Lotti, “il lampadina”
per la sua chioma d’un biondo splendente
Provien dalla provincia fiorentina,
Montelupo e Renzi, il Presidente,
l’ha fatto proprio sottosegretario.
Se la Corte dei conti non la vessa
con balzan uzzolo legalitario,
da Firenze verrà “la vigilessa”,
Antonella Manzione, comandante
di tutti i vigili della città,
che con una scalata entusiasmante
agli affari legal lavorerà.
Da Montevarchi venne Monna Boschi,
ministra alle Riforme e al Parlamento,
la qual, con virginali modi toschi,
riformerà il Senato in un momento
e, da buona avvocata praticante,
saprà cambiar la legge elettorale
facendo una porcata allucinante,
a quella del leghista quasi eguale.
Poi l’invasion dei vari Cda,
la Finmeccanica, l’Enel, le Poste,
Elisabetta Fabri e Landi qua,
là Bianchi in una corsa senza soste,
fino al Collegio sindacal dell’Eni.
Il renzian power alla ribollita
ricorda da vicino i tempi osceni
di Rumor, di Bisaglia, di De Mita.
Aggiungasi Carrai da Greve in Chianti,
motor del marchingegno finanziario
cui spetta trovar soldi, e proprio tanti,
per far che Renzi sbarchi i il suo lunario.
L’ultimo giunto a Roma è un paparazzo,
tal Tiberio Barchielli da Rignano,
fotografo ufficiale del ragazzo
del quale non per nulla è compaesano.
Di pullman fu un autista in gioventù
guidando i bus col marchio della Sita
quando Matteo in brache corte blu
negli scout iniziava la salita,
correndo verso un fulgido avvenire.
Dilettante fotografo Barchielli
di cambiar profession ebbe l’ardire
sui quaranta anni e prese a far sfracelli
con un portale pien di fondoschiena,
Gossip blitz che dirige con perizia.
Fra un fondoschiena e l’altro si scatena
a fare scatti a Renzi con dovizia,
fotografa il ducetto di Rignano
con Cameron, Hollande, Barack Obama
e mentre giura da Napolitano.
S’apron così le porte della fama:
ufficio a Roma pien d’attrezzature,
il decreto di nomina in arrivo,
ricco stipendio, vita d’avventure
con Renzi sempre dentro l’obiettivo.
Il Pinocchio premier che ce l’ha a morte
con privilegi, sprechi, nepotismi
e carriere fasulle avute in sorte,
ha messo insieme con i sacri crismi
una corte di nani e ballerine,
il ribollita power cosiddetto,
che a prima vista par del tutto affine
a ciò che fece Craxi Benedetto.
E la democrazia che fin farà?
Pur sbandierata con fiero cipiglio
da questo fiorentin quaraquaquà
sta agonizzando col marchio del giglio.

blog MicroMega, 7 maggio 2014

Renzino la peste

La partita del cuore di Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2014)
Dalla fronda Pd ai falchi di Silvio, l’ira di Renzi contro i “nostalgici”.
(la Repubblica, 24 aprile 2014)
Renzi molla la partita e se la gioca contro Grillo.
(il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2014)
Il premier occupa twitter.
(ibidem)
Berlusconi affonda il patto sul Senato. “E’ incostituzionale”.
(la Repubblica, 25 aprile 2014)
Renzi minaccia le urne, salta tutto? Approviamo l’Italicum da soli.
(ibidem)
Ma cosa ha fatto davvero il governo nei primi 2 mesi?
(il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2014)
Matteo domina gli spazi tv, Cavaliere al contrattacco.
(la Repubblica, 28 aprile 2014)
Renzi media ma avverte. “Riforme o me ne vado”. Il voto slitta al 10 giugno.
(la Repubblica, 30 aprile 2014)
Matteo c’è posta per te, è gratis.
(il Fatto Quotidiano, 30 aprile 2014)

Renzino la peste

Il fulmine di guerra di Rignano,
nato ben prima d’esser concepito,
sa prender per il cul più del caimano
chi di spirito critico è sfornito.

Si trovano dovunque i creduloni,
destra, sinistra, centro, sopra e sotto,
non è question di Renzi o Berlusconi
ma è question di chi nasce sempliciotto.

Il guitto fiorentino è un gran prodigio
nello stilar programmi e dirle grosse
e il preferito gioco di prestigio
son le tre carte sull’ombrello mosse.

E’ sol questione di velocità
e di avere dei gonzi intorno a sé:
l’Italicum sta qui, sta lì, sta là!
Punti il dito e…l’Italicum non c’è.

La stessa cosa val per il Senato,
per la sistemazione delle scuole,
per il Jobs Act, il debito di Stato,
per gli F 35 ed altre fole.

Cronoprogrammi, slide, dichiarazioni,
ultimatum, minacce, avvertimenti,
centinaia di tweet e di concioni
non fanno che produrre slittamenti.

Un di da Floris, l’altro a Porta a Porta,
un altro ancor con la banana in mano,
ovunque fa promesse d’ogni sorta,
ma ogni traguardo è sempre più lontano.

A marzo faccio questo, a aprile quello,
a maggio si conclude anche quest’altro
per poi scoprir che Chiti, un suo fratello,
e un criminale vecchio, ma ancor scaltro,

vogliono sempre fargli dei dispetti
in cerca sol di visibilità.
E’ spesso autor di squallidi trucchetti
degni di un misero quaraquaquà.

“Tolgo il segreto e tutto sarà chiaro!”
Ma non son fatti, son solo parole,
dove ha promesso di puntare il faro
era già tutto chiaro come il sole.

Ci sveli tre mister la tosca stella:
il patto che lo lega al re dei loschi,
chi sono i centoun di Mortadella
ed il background legal di Monna Boschi.

“Per spedire il santino elettorale
si pagan da domani i francobolli!”
Poi scopri ch’è una balla colossale
raccontata per ingannare i polli.

La posta elettoral senza esenzione
diventerà realtà ma, guarda caso,
non prima, ma sol dopo le elezioni,
se no ai partiti vien la mosca al naso.

Le leggi per Matteo hanno due facce:
per chi si oppon val quella minacciosa,
per sé e per chi segue la sue tracce
vale la faccia misericordiosa.

“La par condicio a me? Ma che coraggio!
Il farmi rinunciare al match del cuore
giocando a fianco di Antognoni e Baggio
è vessazion di Grillo, un eversore!”

Nel mezzo del cammin della sua vita
riman com’era négli anni felici:
voleva sempre vincer la partita.
Quando perdeva, dicono gli amici,

requisiva il pallone e andava via.
Or che nel cambiar verso è in mezzo al guado
fa come allora il giovane messia:
“O fate quel che dico o me ne vado”.

Che cosa dire al fiorentin statista?
“Evviva! Puoi tornartene a Rignano.
Eccoti l’auto blu, ecco l’autista…,
ma porta via con te Napolitano!”

blog MicroMega, 2 maggio 2014

Il Boy Scout Costituente

Lasciatemi lavorare.
(il Fatto Quotidiano, 1 aprile 2014)
Renzi si scrive le riforme. Il Quirinale fa sapere: è ok.
(ibidem)
Il progetto (per adesso) è questo.
(ibidem)
“Con quel nuovo Senato fare le leggi sarà un caos”.
(il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2014)
Camere a rischio blocco: 12 modi per fare leggi.
(il Fatto Quotidiano, 3 aprile 2014)
Hombres Horizontales.
(il Fatto Quotidiano, 9 aprile 2014)
Riforma del Senato, fronte anti-Renzi da Forza Italia al Pd.
(la Repubblica, 24 aprile 2014)
Senato, riforma a rischio. Forza Italia: va eletto o non c’è la maggioranza.
(ibidem)

Il Boy Scout Costituente

Riforma del Senato. Solo un pazzo
può averla concepita in buona fede,
poiché soltanto chi ragiona a cazzo
quello che poi succederà non vede.

A partire dal suo funzionamento:
di semplificazione non v’è traccia
e la trafila cambia a ogni momento,
dentro ad un labirinto di cartaccia.

Vien l’iter da seguir differenziato
fra leggi e cambi costituzionali,
leggi per il bilancio dello Stato,
leggi e trattati internazionali,

leggi terrtiorial, leggi ordinarie,
con tanto di va e vien, ping pong, navette,
diverse maggioranze necessarie,
assolute, normali, larghe e strette.

Confusionario bicameralismo
che coinvolge la Camera e il Senato
con un aggrovigliato meccanismo
peggior di quello che verrà lasciato.

Per il Senato delle Autonomie
non verranno più eletti i senatori
che arriveran dalle periferie
con ventun fortunati primi attori

nominati dall’uom che sta sul Colle.
Eran già troppi cinque e con ventuno
contesteranno assai le opposte folle:
nessun si fida del Numero Uno.

Col senatore che non vien votato
maggioranze diverse di sicuro
ci saranno alla Camera e al Senato
e sarà sempre muro contro muro.

Questa masnada di raccogliticci
eletti, ma per far altri mestieri
con i ventuno, del Colle i capricci,
un dì saranno dei votanti veri,

senza aver ricevuto alcun mandato,
per votar leggi costituzionali,
per l’elezion del Capo dello Stato,
per i trattati internazionali.

E poi che dir della democrazia?
Del Senato con lo sconvolgimento
e con l’Italicum, pura follia
per l’elezion di mezzo Parlamento,

equi giammai saranno i risultati.
Il Capo dello Stato sarà eletto
ancor da deputati nominati,
ciascun dei quali resta lo schiavetto

di un segretario boss del suo partito,
grazie a liste più corte ma ancor chiuse.
Le minoranze avranno il benservito,
a causa degli sbarramenti escluse.

Il premier sarà il boss del Parlamento
grazie a un premio di maggioranza abnorme,
con un partito da venti per cento
e, della ghigliottina per le norme,

ogni suo didielle otterrà il via
entro un massimo di sessanta giorni.
Diamo l’addio alla democrazia,
sperando sol che prima o poi ritorni.

Della Costituzione ai difensori
che han tentato di dargli l’altolà
ha risposto il boy scout degli oratori:
“Non già su Zagrebelsky e Rodotà,

giurai, bensì sulla Costituzione.
Questi professoroni da strapazzo
debbono farsene una ragione:
quello che dicono non vale un cazzo”.

E pensar che nessuno fu presago
che dopo i quattro pirla sull’alpeggio,
fra i monti del Cadore a Lorenzago,
con Renzi avremmo visto ben di peggio.

blog MicroMega, 27 aprile 2014

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