Letta style, la sottile arte del governo provvisorio.
(il Fatto Quotidiano, 7 luglio 2013)
Democrista nullità
Il premier Letta ha lo stile
del perfetto baciapile
tartufesco e farisaico,
di chi vuol passar per laico
mentre è un vero democristo:
“Mi destreggio, quindi esisto…”.
Andreottiana è la sua scuola,
vivacchiare è la parola
che giammai gli viene a noia,
pur di non tirar le cuoia.
L’uom che vive al Quirinale
chiamò Letta al capezzale
di una pressoché stecchita
Nazion da tenere in vita
con cristiano accanimento:
fleboclisi, nutrimento
del paziente col sondino,
preci, ossigeno e un santino.
Come un grande luminare
Letta ha preso a lavorare
circondato dal fior fior
di infermieri e di dottor,
bravi come macellai
ed in lite come mai.
Con la cura palliativa
che non fa tornare viva
la Nazione quasi morta,
il dottore tutti esorta
ad aver tanta fiducia
in chi coi banditi inciucia,
anche quello più nefando.
Se qualcuno chiede quando
la paziente sarà salva
il dottore, testa calva,
ogni giorno fa promesse,
per lo più sempre le stesse,
per rimetter tutto in sesto:
“Farò quello, farò questo!”
Poi, però, non lo fa mai
e ogni dì crescono i guai.
Tranquillizza i creditori,
piange sui lavoratori
senza soldi a metà mese,
finge di aiutar le imprese,
gli esodati ed i precari,
ma dà i soldi ai militari
perché si comprino i caccia.
Alla Ue spesso si affaccia
richiedendo questo e quello,
ma gli dicono: “Pivello,
di quattrini non ce n’è
e ciascun pensi per sé”.
Disfa quel che ha fatto Monti
e per dir: “Partiamo, pronti!”
l’ok vuole di Brunetta.
Questo sacrestan fighetta
ogni giorno si ripete,
biascicando come un prete
che farfuglia il suo rosario:
“Fare quello è necessario,
è essenziale fare questo
per por fine al gran dissesto
e se spunta qualche veto,
farò subito un decreto!”
In realtà poi va in vacanza
e la fine lesta avanza
per il povero Paese.
Per il cul non lui ci prese,
ma chi sta sull’alto Colle
il qual come premier volle,
con perfidia comunista,
questa larva democrista.
8 agosto 2013