L’Interdizione, chi era costei?

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Consulta, no al ricorso di Berlusconi. “Non era legittimo impedimento”.
Va in Cassazione il processo Mediaset. L’ex premier: è accanimento, sostengo comunque il governo.
(la Repubblica, 20 giugno 2013)
Il piano del Cavaliere per fermare i giudici. “Niente crisi, ma chiedo un patto al Pd”.
Vuole la garanzia che il Senato voti contro l’interdizione.
(ibidem)
La Corte sbugiarda Berlusconi. Lui abbaia ma non morde.
(il Fatto Quotidiano, 20 giugno 2013)
Il Pdl punta dritto al Colle. Incontro col Presidente.
Aventino. Gasparri: “Se lo interdicono dai pubblici uffici, ci dimetteremo tutti dal Parlamento”.
(ibidem)

L’Interdizione, chi era costei?

La Consulta ha detto: “No,
truffar troppo non si può!
Non si usa a piacimento
il legal impedimento!”

Per il noto piduista
c’è la Cassazione in vista
e la vita si fa dura.
Si prospetta, addirittura,

del caiman l’interdizione
da ogni pubblica mansione.
S’alza il coro dei lacché,
delle simil Santanché,

di Olgettine e di fascisti,
di affamati socialisti:
“Siamo molto preoccupati,
allibiti e amareggiati

per l’infam, rosso, violento
giudiziario accanimento,
senza eguali nella storia.
Con il no finisce in gloria

l’armonia sempre propizia
fra Politica e Giustizia.
Basta col governo Letta!”
Ma il caimano frena, e in fretta,

con parole da statista:
“Da vent’anni sono in pista
col sostegno della gente
e non cedo certamente

all’ignobile disegno
di chi vuol fiaccar l’impegno
col qual servo il mio Paese!
Forza con le larghe intese!”

Ha una strategia il marpione
per scansar l’interdizione
a cui sembra destinato.
La salvezza nel passato

gli arrivò non dagli amici,
ma dai suoi finti nemici,
oggi uniti nel Pd.
E sarà ancora così.

L’ineleggibilità
che il Senato affronterà
con il voto a inizio luglio
non scatenerà un subbuglio.

E’ un esam che ha superato
molte volte nel passato
e, malgrado i Cinque Stelle
e di Sel le anime belle,

può contar sul voto amico
del partito dell’Enrico,
lacchè di Napolitano,
grande sponsor del caimano

in versione pacifista.
Ha capito il piduista
che con questo precedente,
con lo stesso Presidente

e il Pd formato Letta,
un doman lieto lo aspetta.
Anche se la Cassazione
sancirà l’interdizione,

senza un voto del Senato
non potrà venir cacciato.
Ciò che per Previti avvenne,
che passò due anni indenne

sbeffeggiando in gran letizia
le sentenze e la Giustizia,
per lui si ripeterà.
E pertanto hip, hip, urrà!

Al governo a larghe intese!
A Re Giorgio, il vecchio arnese
che manovra al Quirinale!
E a un Pd sempre letale!

blog MicroMega, 21 giugno 2013

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