novembre 2004
Ma il Berlusca non lo sa
Giù le mani dalla Costituzione, Il beato Berlusconi,
Bella senz’anima: tre commenti a suon di quartine
sulle ultime sortite del Cavaliere e della sua corte di saggi
sfigati, menti malate, conflitti a volontà,
Bossi in ospedale e Pera in mutande.
E c’è ben poco da ridere
Giù le mani dalla Costituzione
Il Polo cambia la Costituzione. Primo sì del Senato alla riforma:
devolution e premier più forte.
Indeboliti i poteri del Quirinale. L’Ulivo abbandona l’aula
per protesta, il centrodestra contesta Fisichella.
(la Repubblica, 26-3-2004)
L’Assemblea Costituente
impegnò parecchia gente
quasi sessant’anni fa.
Ritornati in libertà,
cinquecento deputati,
dai valori sol guidati,
han donato alla Nazione
l’ideal Costituzione.
Ora è tempo di cambiare:
col sistema bipolare,
con regioni in gran fermento,
ci vuol più decentramento.
E’ un difficile problema,
ci provò pure D’Alema
ma la sua bicamerale
fu un disastro colossale.
Equilibri, garanzie,
non son stupide manie
dei costituzionalisti,
non son cose da leghisti.
Ma il Berlusca non lo sa
e ad Umberto Bossi fa:
“Tu che vuoi la secessione,
cambia la Costituzione”.
Le riforme son studiate
nel bel mezzo dell’estate.
Lorenzago nel Cadore
è il paese ispiratore
dei famosi quattro saggi
che con prove ed aggiustaggi
cambian la Costituzione
come chiesto dal padrone.
Quattro saggi li han chiamati,
in realtà quattro sfigati
che, in tre giorni di lavoro
nella baita sul pianoro,
fra dormite e passeggiate,
vino e carni ben grigliate,
le riforme han partorito
ed han subito spedito
il corposo elaborato
all’esame del Senato.
Fra litigi e correzioni,
fra ricatti e discussioni
su interesse nazionale
e dov’è la Capitale,
ecco la prima lettura:
la Costituzion futura
ha un Senato federale
ma, purtroppo, conflittuale
con regioni e deputati.
Coi politici aumentati,
sette son nella Consulta,
chi governa lieto esulta:
la Consulta, che follia!,
avrà meno autonomia.
Con il forte premierato
ecco un altro risultato:
per il nuovo capintesta
governar sarà una festa,
con poteri in abbondanza
per domar la maggioranza
e zittir l’opposizione
ogni volta che si oppone.
Un ministro non gli piace?
Lo dimette, così tace!
Non gli piace il Parlamento?
Immediato scioglimento!
Dello Stato il Presidente
non avrà da far più niente,
gli vien tolto ogni potere.
Sarà sol cerimoniere
nelle feste nazionali
ed ai grandi funerali,
solo questo gli han lasciato:
un picchetto ben schierato,
colpi a salve dei cannoni,
le medaglie ai gonfaloni,
quattro frecce tricolori,
bei discorsi sui valori.
E per chiudere in bellezza,
la final piacevolezza:
avrem la devoluzione,
per la qual ogni regione
potrà far quel che vorrà
sia per scuola e sanità,
che per polizia locale.
Ogni scuola regionale
la sua storia insegnerà.
Basta con le oscenità
di Mazzini, Garibaldi,
Quarto e i mille suoi ribaldi!
Quelli al Sud, che son terroni,
studieran solo i Borboni,
in Piemonte, sai che gioia!,
studierem solo i Savoia,
Cecco Beppe in Lombardia,
i toscan la Signoria.
I romani, gran ladroni,
studieranno i vescovoni,
il potere temporale
e Pio Nono, è naturale.
Anche per la sanità
una grande varietà:
ci sarà chi fa i trapianti,
chi darà il ciuccio ai lattanti,
chi in nuovissimi reparti
curerà bene gli infarti,
chi coi bravi suoi dottori
lenirà tutti i dolori.
Chi ha abbondanza d’infermieri
iniezion farà e clisteri,
le region che non han niente
lasceran morir la gente.
Questa è la Costituzione
che vuol darci il Berluscone!
Quando è l’ora di votare
ci conforta il ricordare:
“Ritiriamoci in coscienza
e facciam che la sentenza
che darem col nostro voto
non ci lasci dentro il vuoto
di un rimorso vergognoso!”.
Così disse, timoroso,
Benedetto Croce quando
l’Assemblea stava votando
l’inizial Costituzione.
Questa saggia esortazione
non è stata ricordata
da chi con mente malata
le modifiche votò.
Noi gridiamo forte:” No!”.
Nel vedere che Maroni
della Lega coi campioni,
braccia al cielo ben gioisce,
mezza Italia inorridisce.
Nel vedere che Castelli
corre in piazza a far saltelli
mentre grida coi padani:
“Noi non siam certo Italiani!”,
pensi: “Questa volta è dura!”.
Ma è sol la prima lettura,
altre tre ce na saran.
No, di qui “No pasaran”!
Il beato Berlusconi
Primo sì della Camera alle riforme del Polo. Federalismo, premierato:
così cambia la Carta (la Repubblica, 16-10-2004).
“Montecitorio è presa”, esplode la festa lumbàrd. Leghisti in piazza
dopo il voto, parte il coro “Padania libera”(ibidem).
La felicità di Bossi: “Quanti anni di fatiche”. Il Senatùr al telefono con
Calderoli e Berlusconi. “Oggi è un bel giorno”(ibidem).
Grazie a Bossi e alla sua torma,
è passata la riforma:
ora la Costituzione
contien la devoluzione,
un Senato federale,
un premier dittatoriale,
un meschino presidente
che non conta proprio niente
e conflitti a volontà
fra i poteri. Ben si sa,
questo è solo il primo passo:
per raggiunger lo sconquasso
ci son altre tre letture.
Scesi da monti e pasture,
i padani fanno festa
col Berlusca, il capintesta,
che saltella in mezzo a loro
e telefona: “Tesoro,
caro Umberto, grazie a te
la riforma adesso c’è!”.
Tiene un mazzolin di rose
come fanno molte spose,
ma lo sposo suo adorato
è lontan perché ammalato.
Ora certo guarirà
e un miracolo sarà.
Sentiremo le orazioni
al beato Berlusconi.
Bella senz’anima
Pera: “Su Buttiglione congiura anti-cristiana”.
“Europa senza anima, solo la cristianità può dargliela”.
Parla il presidente del Senato dopo la firma della Costituzione
e le polemiche sul commissario italiano.
(la Repubblica, 31-10-2004)
“Quest’Europa è proprio vuota.
Troppo spesso ormai denota
che non sa da dove viene,
dove va, dove sta il bene,
quali son le sue radici.
Occupata dai nemici
musulmani, ahimè, non sa
salvar la sua civiltà.
Si sa ben per qual ragione
fu bocciato Buttiglione:
pregiudizi anti-cristiani
di europei molto pagani.
Su svegliamoci perché
è senz’anima la Ue!”.
Così disse il neocrociato
presidente del Senato,
quell’intollerante Pera
che alle sette della sera
tira giù le sue serrande
e in salotto sta in mutande.
Quando, senza pantaloni,
Pera scrive i suoi sermoni
la visione è proprio atroce:
sugli slip porta una croce.