Il Papa Oscurantista

febbraio 2008

Il Papa Oscurantista

 

Il Sogno Proibito

Invitato dal rettore,
Benedetto, che ha il terrore
e il disprezzo per la scienza,
si presenta alla Sapienza

per cacciar dall’ateneo
il docente Galileo,
lo scienziato che abiurò,
ma la Chiesa sputtanò.

Galileo, un dei precari
con problemi pecuniari,
esportando il suo cervello
fece il gesto dell’ombrello

ed a Roma non c’è più.
Ora sta da Belzebù
e coi suoi finanziamenti
studia nuovi Sacramenti.

Tutte cose da demoni
come: falsi matrimoni
senza sindaco né chiesa,
con possibile sorpresa

che si tratti di due gay,
di due lui o di due lei,
confessioni con bugia,
morte con eutanasia,

preti e monache sposati,
comunione ai divorziati,
supermarket dell’embrione,
scuola senza religione.

Il deluso Benedetto
vuole fare un discorsetto,
ma nell’Università
più nessuno, ahimé, ci sta:

tutti son fuor dei confini
per avere più quattrini.
Son rimasti tre studenti,
fuori corso ripetenti.

Uno è il sindaco Veltroni
che si becca due ceffoni
e la frase rituale:
“Anche a scuola andasti male!”

Una è donna di sinistra,
Livia Turco, la ministra,
che passò la notte in bianco
nella laica veglia al fianco

del provocator Ferrara,
contro la brutal cagnara
di chi vuol Sua Santità
fuor dall’Università.

Benedetto si commuove:
“Superasti tali prove
che sarai Madre Teresa
da Morozzo per la Chiesa!”

Riman un terzo studente
ch’è di mole sconvolgente,
per l’intelligenza è noto
e per esser ateo devoto.

Si avvicina Benedetto
e gli porge un gruzzoletto:
“Grazie, hai lavorato bene
e ti do quanto ti viene…”

Lui controlla gli euro e fa:
“Grazie a Vostra Santità,
posso dire che il messia
paga meglio della Cia.”

Era un sogno e Benedetto
si risveglia nel suo letto,
per timor dell’accoglienza
non è andato alla Sapienza.

Dito Medio

Una frase a grande effetto:
“Qui censuran Benedetto!”
Forse è meglio precisare.
Non fa altro che parlare:

dall’altare e dall’ambone
prima e dopo la funzione,
agli arrivi e alle partenze,
dalla sala delle udienze,

dalla Piazza di San Pietro
quando parte e torna indietro,
dal suo davanzal lassù.
Te lo trovi alla tivù

a parlar dalla finestra
mentre attacchi la minestra
e al momento del caffè
sullo schermo ancora c’è

questo Papa Benedetto
che ti parla con affetto:
“Quello è brutto, questo è bello,
puoi far questo, non far quello.”

Il rettor della Sapienza
che ne apprezza l’eloquenza
gli apre l’Università:
“Da noi venga, Santità,

a parlare di valori
a scienziati e professori,
spieghi che la religione
vale più della ragione…”

Il rettore ha osato troppo
ed è nato qualche intoppo
alla visita papale,
un casino colossale.

Per cui il Papa rinunciò:
“A parlare non verrò!”
Il tam tam s’è scatenato:
“Benedetto censurato!”

Tutti insiem, destri e sinistri,
i peones, i ministri,
senatori e deputati,
santi e pluridivorziati,

i politici più seri
e i più noti puttanieri,
i neo padri come Fini,
i Caltagiron Casini,

i coerenti, gli inciucioni
come Baffo e Berlusconi,
quelli brutti e quelli belli,
le Binetti ed i Rutelli,

i prescritti, gli indagati
ed i pluricondannati,
sindaci di città sante
e d’Italia il più importante

che si scusa per iscritto.
Nel sapere il Papa zitto,
ringraziamo gli studenti
e di fisica i docenti

che ci han fatto molto lieti
perché a prediche e divieti
per un giorno offron rimedio.
E al rettore: dito medio.

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