7 marzo 2010
Nel preparar le liste il Pdl
fece come la volpe nella stia,
straziò le norme come gallinelle
per poi invocare la democrazia.
Mancano timbri, mancan luoghi e date,
le firme sono state messe in bianco
e molte, ahimé, non sono autenticate,
a Roma, poi, non giunsero nemmanco,
ma il Cavaliere e tutti i suoi lacché,
a partir da La Russa, quello brutto,
si sfornano un decreto fai da te,
con la minaccia: “Siamo pronti a tutto!”
Per evitar nel Lazio la batosta,
al grido antico di “Boia chi molla!”,
Renata Polverini sempre tosta
arringa a Roma la sua nera folla.
Formigoni, a cavallo di un bidone
dell’oil for food che è giunto dall’Iraq,
grida: “Con me cadrà il Pirellone,
se non si aggiusta questo patratac!”
“Sarà un decreto interpretativo
che non cambia la legge certamente
e non contiene nulla di eversivo…,
può starne certo, caro Presidente!”
Dal primo sonno il buon Napolitano
dalla banda Bassotti vien svegliato
e si ritrova con la penna in mano.
“Tranquillo, Giorgio, firma!” Ed ha firmato.
Così il caimano col decreto golpe
fece morire la democrazia,
esattamente come fa la volpe
con i polli che dormon nella stia.