Ghepensimì e gli 80 colibrì

16 gennaio 2011

A Trieste, nel parco Miramare,
c’è uno stormo di ottanta colibrì
che corre il rischio di farsi sfrattare
per una convenzione senza un sì.

I pubblici denari son mancati
e se il finanziamento non arriva
i biechi comunisti magistrati
sfratteran la canora comitiva.

La Brambilla con Sgarbi, anima buona,
ne informan sull’istante il presidente
il quale in San Francesco si impersona
e coinvolge il ministro dell’Ambiente.

La canzone sublime e melodiosa
che ad Antigua gli rende i giorni belli
richiede l’attenzione laboriosa
della ministra. “Fa’ che questi uccelli

siano salvati e col loro canto
come me rendan lieti gli italiani!”
Stefania Prestigiacomo, pertanto,
presi gli ottanta uccelli fra le mani,

con il sovraintendente di Trieste
per questi colibrì si dà da fare:
“Mettete in fretta le firme richieste,
la convenzion non deve più tardare!”

Grazie a Sgarbi, Brambilla e Berlusconi
si salveranno ottanta colibrì,
ma Sandro Bondi con i lacrimoni
per questa storia, ahimé, molto soffrì.

Credeva come uccello d’esser solo
a intrattener col canto il Cavaliere,
ma ad un tratto ne vede ottanta in volo
e piange, piange come un catetére.

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