L’Aquila, Italia Tragedia in quattro atti, atto terzo

22 agosto 2010

E’ la ricostruzion pura vetrina,
azion di marketing per che ci casca,
mentre L’Aquila resta una rovina
senza alcuna speranza che rinasca.

Decreto “abracadabra” senza soldi,
nessun programma di ricostruzione,
guadagni solo per i manigoldi
macerie, solitudine e un cialtrone

che ora fugge da L’Aquila lontano.
Deserto il centro storico silente,
animato dal popolo aquilano
che sposta le macerie manualmente,

di domenica con le sue carriole.
Azione ritenuta sovversiva,
che la severa Autorità non vuole
per cui il sequestro prontamente arriva.

Il popolo è disperso fra la costa,
le case provvisorie ed i parenti,
a nessuna domanda una risposta,
attività economiche morenti.

I soldi arriveran col Gratta e vinci
e con la vana lotta all’evasione.
Gli Aquilani protestano: “Perdinci,
ci ha presi per il culo il Capellone!

Pagammo per Vajont, Friuli, Irpinia
e nessun vuol per L’Aquila pagare?”
Per por fine all’ignobile ignominia
parton per Roma in cerca del compare

che ormai da troppo tempo scappa via.
Ma a Roma gli Aquilan rompicoglioni
vengon menati dalla polizia!
E avevano creduto a Berlusconi…

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