9 maggio 2010
Pare che per la Sindone a Torino
abbia ottenuto Silvio, a mezzo Alfano,
un lodo, questa volta papalino,
che dall’inferno lo terrà lontano.
Una prece alla Sindone varrà
l’indulgenza plenaria anche futura
per i peccati che commetterà
fin alla dipartita addirittura.
Fornicazion, lussuria, corruzione,
ira, superbia, empietà, cinismo,
menzogne in quantità, circonvenzione
e riduzion dei gonzi allo schiavismo
sono e saran per sempre perdonati
a Silvio che nel duomo di Torino,
senza gorilla e senza porporati,
si è prostrato davanti al Sacro Lino.
E’ giunto Benedetto poco dopo
per chiedere alla Sindone il perdono
con una bolla che si è fatta all’uopo:
“Gesù, sono pentito e chiedo il dono
d’aver l’assoluzion dai miei peccati:
sui pedofili preti l’omertà,
i deboli negletti, i soldi amati,
l’ipocrisia, l’amor per quello là…”
Nel duomo si fa santa l’atmosfera
fra canti, preci e musiche di Bach
e il Papa per dar forza alla preghiera
all’Icona si prostra…Un patatrac!
Non il volto del Cristo fatto uomo,
gli appare sull’antico e Sacro Lino
ma il viso del Berlusca dopo il duomo
lanciato da Tartaglia, il birichino.