8 ottobre 2012
A Pontida più niente giuramento,
nel prato senza crauti e salamelle
c’è il silenzio del chiostro di un convento
dove stanno in clausura le sorelle
immerse nelle preci quotidiane.
L’Hotel Mirella di Ponte di Legno
non è più meta per folle padane
che a Umberto Bossi davano sostegno
fra il fumo dei toscani puzzolenti,
le coca a garganella tracannate,
un dito medio, due biascicamenti,
un rutto e tre pernacchie esagerate.
Non c’è più Bossi in foto alle pareti,
non ci son Rosi Mauro, Calderoli,
il Trota, cerchi magici obsoleti,
Alberti da Giussan, padani soli.
Nessun viaggio sui monti del Cadore
per festeggiar di nuovo il compleanno
di Giulio, dei conti il salvatore,
come ci han sempre detto con l’inganno.
Nei pressi di Camogli, a San Fruttuoso,
il Cristo degli abissi resta solo
perché a Belsito, sub avventuroso,
i giudici hanno fatto un gran paiolo.
Ora che fa Maroni il capintesta
si va a Venezia col pisello molle
del popolo padano alla gran festa:
nessun l’ha duro come Umberto volle.
Mentre a Torino Bobo se la spassa
con Passera, si vede in prima fila
Bossi privato della sua grancassa
e simile a un pupazzo senza pila.
Fa pena il Senatùr sempre convinto
che la sua Lega Nord esista ancora
e ogni verde padan gli resti avvinto.
Vuole un consiglio? Con la sua signora,
col Trota e Rosi Mauro, la badante,
dica a Bobo Maroni: “Marameo!”
corra dal Cavalier seduta stante
e si faccia inumar nel mausoleo.