Achtung, dorotei!

Tra “verifiche”, “vertici” e “pregiudiziali” la Prima Repubblica cala sui quarantenni.
(la Repubblica, 8 gennaio 2014)
Matteo a testa bassa contro Palazzo Chigi: “Basta figuracce, siamo i loro badanti”.
(la Repubblica, 9 gennaio 2914)
Il caso De Girolamo accelera il rimpasto. Letta: “Si decide tutto dopo giovedì”.
Spunta l’ipotesi di una crisi pilotata.
(la Repubblica, 13 gennaio 2014)
Dal rottamatore al doroteo.
(il Fatto Quotidiano, 14 gennaio 2014)
Il segretario Pd attacca il governo: “In questi mesi ha fatto poco”.
(la Repubblica, 15 gennaio 2014)
Napolitano al premier: Rimpasto? Quello caccia tutti.
(il Fatto Quotidiano, 16 gennaio 2014)
Renzi-Letta, duello senza fine.
(la Repubblica, 17 gennaio 2014)
Renzi: “Falliti, vado da Silvio”.
(il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2014)

Achtung, dorotei!

Questo governo ormai vaga in mutande,
coi tempi che si allungano ogni giorno,
fra chiacchiere superflue e miserande
col vuoto in mezzo e tanto nulla intorno.

Gli incontri fra chi conta non si fanno,
si mandano messaggi trasversali
e i quarantenni sembrano un malanno
come i loro antenati, tali e quali.

I vecchi riti sono ancora qui,
è solo il loro nome che è cambiato:
il patto Renzi-Letta-Ncd
è la verifica del tempo andato,

oggi detta contratto di governo,
di coalizione o accordo alla tedesca.
Mentre si approssima l’orrore eterno
che era il rimpasto, una specie d’esca

per fare sì che il popolino abbocchi
e creda che due o tre ministri nuovi
faccian d’un fesso un premier coi fiocchi
che dei problemi le soluzioni trovi.

Il governicchio dalle larghe intese,
ormai ridotto a un Quattronani-Letta,
non cambierà fin quando il vecchio arnese
di far dal Colle la badante smetta.

Anche Renzi si è detto la badante
di un premier che val come il due di coppe,
anche se fa la voce roboante.
Ma due badanti sono proprio troppe.

La vecchia lo vorrebbe congelato
fino alla fine del semestre Ue,
alla stabilità sol dedicato,
in attesa non si sa ben di che.

Mentre la giovane, piena di ardore,
vorrebbe sol fregargli la poltrona,
senza dare nell’occhio, con l’amore
della badante che ti si affeziona.

“Questo governo ha fatto proprio poco!”,
sussurra Renzi col ditino alzato
e “Quello del rimpasto è un vecchio gioco
al quale mai mi sono appassionato.

Tocca a Letta decidere il da farsi,
se vuole migliorare il suo governo
sostituendo dei ministeri scarsi…”.
Il tutto con un sorrisin di scherno.

Il già rottamator Renzi Matteo,
vero erede di stirpe democrista,
obliquo, trasversale, doroteo,
sorridendo dissimula, depista.

Una battuta,un tweet, una frasetta,
un silenzio eloquente ed un sorriso
fanno capir che per Enrico Letta
traballa la poltrona dove è assiso.

Non è fantapolitica pensare
che, oltre ad un rimpasto dei ministri,
anche Letta si possa rottamare
qualora un calcio in cul gli somministri

col suo piede regal Napolitano,
nominando premier Renzi Matteo.
Chissà che il comunista oggi sovrano
a un tratto non diventi doroteo.

blog MicroMega, 20 gennaio 2014

La morte della democrazia

Decadenza, nuovo scontro al Senato. Pd: “Niente voto segreto su Silvio”.
(la Repubblica, 14 ottobre 2013)
Decadenza, voto rinviato al Senato. Scontro Pd-Pdl sul voto segreto. Si rischia lo slittamento a dicembre.
(la Repubblica, 16 ottobre 2013)
Decadenza, pratica infinita. B. può arrivare anche a Natale.
(il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2013)
L’ira di Berlusconi sui ministri. “Se io decado il governo salta”.
(la Repubblica, 19 ottobre 2013)
Decadenza, il voto segreto agita il Pd. Cuperlo: “No alle regole contra personam”.
(la Repubblica, 21 ottobre 2013)
Decadenza, il voto a fine novembre per evitare trappole sulla manovra. Alfano: meglio tempi lunghi.
(la Repubblica, 23 ottobre 2013)
Pdl allo sbando, unito solo dal voto segreto.
(il Fatto Quotidiano, 24 ottobre 2013)
Decadenza, l’accelerazione del Pd. “Il Senato decida entro due settimane”. L’ipotesi del voto segreto in aula.
(la Repubblica, 27 ottobre 2013)
Verso il voto segreto, Lanzillotta decisiva. Ma il Pd non lascia margini al Cavaliere.
(la Repubblica, 28 ottobre 2013)

La morte della democrazia

Condannato il primo agosto,
il caiman mantiene il posto
con il cul sul cadreghino.
Ha un bel dir la Severino

che qualunque delinquente
decadrà immediatamente
da ogni carica elettiva
quando una condanna arriva.

Berlusconi, il malfattore
è tuttora senatore,
tutti vogliono cacciarlo
ma si guardan ben dal farlo.

Pur se i voti, in apparenza,
ne consenton la partenza,
fra un cavillo ed un rinvio
il Pd sembra restio

a affondare la sua lama.
Ogni giorno ad un proclama
che ne annuncia la cacciata
segue, pronta, una frenata.

Primo, per il putiferio
che vien se si fa sul serio:
tutti son sotto ricatto
e pur il più mentecatto

sa che prima del bandito
cade con Enrico il mito
del governo a larghe intese
e del Quirinal l’Arnese

perderebbe la sua faccia
per la grave figuraccia.
Ma per fare i Sor Tentenna
che al caiman offron la strenna

di resistere al comando
c’è un motivo più nefando:
sono i franchi tiratori.
Quanti sono i senatori

dell’adamantin Pd
che nell’una diran: sì,
Berlusconi se ne vada?
Quanti, con il non decada,

cercheranno di salvarlo?
Par che sia roso da un tarlo
l’ineffabile Epifani
che, perché il Pd non frani,

il palese voto invoca.
La fiducia sembra poca
nei compagni senatori
che in segreto han fatto fuori

nientemen che Mortadella.
Cento ed un sporchi brighella
l’han bocciato a tradimento
procurando il lieto evento

di far ritornar sul Colle
colui che il caimano volle
per la pacificazione.
Il Re, ingenuo e credulone,

prontamente disse sì
e purtroppo non capì
che la pace aveva un prezzo:
giammai togliere di mezzo

la rovina del Paese.
Col governo a larghe intese
e l’economia allo sbando
gli italian lo stan pagando.

Cento ed un, sono ancor lì,
annidati nel Pd,
a dar la stabilità,
quella che la morte dà!

blog MicroMega, 29 ottobre 2013

Laide intese

L’appello di Napolitano: “Rispettare le toghe. Ora riforma della giustizia”.
“Serenità e coesione per uscire dalla crisi”.
(la Repubblica, 2 agosto 2013)
“Rispettare il verdetto e riformare la giustizia”
(il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2013)
Berlusconi: la grazia o si va al voto.
(la Repubblica, 3 agosto 2013)
Il delinquente ricatta il Colle per avere la grazia.
(il Fatto Quotidiano, 3 agosto 2013)
Quel contentino che irrita i giudici.
(ibidem)

Laide intese

Presidente, è soddisfatto
dell’ennesimo ricatto
del ben noto malfattore?
Giorgio Re, non fu un errore

affiancare a Enrico Letta,
di per sé già una macchietta,
i ministri di un partito
comandato da un bandito,

forse allor non ufficiale
ma, secondo un tribunale,
già acclarato delinquente?
Eccellenza, non si pente

di un governo a laide intese
fatto con quel bell’arnese
già prescritto, già indagato,
già imputato e condannato

a quel tempo in primo grado?
Già in passato l’Eldorado
fece al tipo balenare,
accettando di firmare

le più infami scappatoie
dalle sue legali noie:
lodo, leggi personali
anticostituzionali

e legali impedimenti.
Giorgio Re, dei delinquenti
era meglio diffidare.
Sembran santi sull’altare,

collaborativi, aperti
quando voglion compiacerti.
Ma poi fan come i mafiosi
e diventan minacciosi

quando in cambio non han niente.
Ci permetta, Presidente,
ma la pacificazione
con un noto mascalzone

gratis non la si può avere
e si è illuso il Cavaliere
che chi sta sul Quirinale
possa dire a un tribunale

di azzerar qualche processo.
Non che lei l’abbia promesso,
chi lo pensa va curato!,
ma il bandito ci ha sperato…

E poi, dopo la sentenza,
una minima prudenza
era meglio dimostrare.
Fu un errore dichiarare,

con accidental malizia,
che i problem delle giustizia
van discussi quanto prima
e che fu garbato il clima.

Meno di ventiquattro ore
e ha tuonato il malfattore:
“O la grazia o le elezioni!”
Presidente, ci ragioni:

al disastro d’oggidì
molto lei contribuì
dirigendoli a bacchetta,
perciò è ben che si dimetta.

3 agosto 2013

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