Il bla bla del quaraquaquà

Shhh, silenzio: qui parla Renzi.
(il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2017)

Il bla bla del quaraquaquà

Una serie di renzate
dal ducetto sparacchiate
nel duemila diciassette.
Ma decine in più ne ha dette.

“Siam qui non per vivacchiare,
ma ciò che non va cambiare.
Io non amo il vittimismo.
Quanto è bello oggi il ciclismo.

Torno a casa per davvero.
Le parole stiano a zero,
parlar tocca agli italiani.
Non si ferma con le mani

il doman. Cucù cucù,
Equitalia non c’è più!
Sfida bella e impegnativa.
Popolo: l’alternativa

unica al populismo.
Basta con l’immobilismo.
Quando il calcio è un’emozione.
Sempre il popolo ha ragione.

Certo non sono un robot.
Non si cambia con i no.
Me ne vado, non rimango.
C’è chi sceglie sempre il fango,

noi scegliam la prateria.
Bella assai la nostalgia,
ma più bella è la speranza.
La silente maggioranza

dell’Italia sta con noi.
Voglio bene a tutti voi.
Sarà dell’ascolto il viaggio.
Questi curdi, che coraggio!

Nei due mesi ora passati
i like ho decuplicati.
Il turismo, che rilancio!
Non c’è un buco di bilancio,

ma c’è un ricco tesoretto.
Certo, il Ponte sullo Stretto
vuol dir posti di lavoro.
Li aiutiamo a casa loro.

Senti se bluffa il papà.
Giungerà la verità
senza sconti per nessuno.
Ingrassiam pur col digiuno

poiché basta un po’ di pasta.
No al passato con la casta,
al futuro diciam sì.
Sempre più avanti è il Pd.

Questa Italia ci fa lieti.
Contan più i voti dei veti.
Non si può fermarsi adesso.
Nella settimana spesso

sento l’Inno nazionale.
Torno cittadin normale.
Crisi ormai fuor della soglia.
Di futuro abbiamo voglia,

di domani abbiamo fame.
Siamo sempre sotto esame.
Nessun dubbio: o noi cambiamo
o si resta come siamo.

Vorrei la Nazion volasse.
Con noi sempre meno tasse.
Se le banche fan le banche
non si perdono palanche.

Io non ho paracadute,
Le Leopolde van vissute
poiché, ahimè, col raccontarle
sembran solo delle ciarle.

Qui dal Fatto piano piano
si va al Falso Quotidiano.
Non vogliam Report cassare,
ma i figlioli vaccinare.

Quando il tempo dà battaglia
gioca con la nostra maglia.
Condividere, vi giuro,
sarà il verbo del futuro”.

Noi speriam che nel diciotto
il toscano ragazzotto
a partir da marzo taccia
e di sé non lasci traccia.

blog MicroMega, 31 dicembre 2017

Why?

Cerimonia dei profughi, è rivolta. La folla ai politici: “Assassini”. Alfano portato via dalla scorta.
(la Repubblica, 22 ottobre 2013)
I migranti: “Assassini”. Alfano contestato scappa.
Ad Agrigento la farsa dei funerali per le vittime di Lampedusa.
(il Fatto Quotidiano, 22 ottobre 2013)

Why?

Isola di Lampedusa.
La tragedia si è conclusa,
la più grande della storia
della fuga migratoria.

Dal barcone alla deriva,
ma già prossimo alla riva,
son finiti tutti in mare.
Non sapevano nuotare

e son morti in quattrocento.
Il governo, sempre intento
a insegnare ai cittadini
la parola clandestini,

a ostentar falso dolore
con le lacrime da attore,
a vantare un’efficienza
del casino quintessenza,

turpe nella sua viltà,
con un moto di pietà
e con enfasi sospetta,
fece dire a Enrico Letta,

che era al fianco di Barroso,
quell’oggetto misterioso
che fa il capo della Ue:
“Oggi promettiamo che

farem funeral di Stato
a ogni povero annegato!”
Fu la solita menzogna
della qual provar vergogna.

Messi i morti nelle bare,
senza nome a quanto pare,
con un numero soltanto,
li han mandati al camposanto.

Non in uno, bensì in molti
dove furono sepolti,
col suo rito ciascheduno,
ma col pianto di nessuno.

Per poi far la pagliacciata
di un’ignobile sfilata
di politicanti inetti,
di questori e di prefetti

giunta al molo di Agrigento
per dar lustro a quel talento
del ministro Angelo Alfano.
Come funerale è strano:

non ci son salme né bare
né chi si poté salvare
in quel viaggio della morte
Oltre ai vip ed alle scorte

dei nostrani farisei
ci son pur, per gli eritrei,
i politici coi ceri
ed i fior da cimiteri,

nonché il loro ambasciatore.
Una cosa che fa orrore,
poiché tutti gli annegati
dal paese son scappati

e ora i poveri parenti
si ritrovan coi potenti,
causa di quel triste viaggio.
Manca, invece, il personaggio

che col suo popolo aiuta,
in quell’isola sperduta,
i migranti al loro sbarco.
Giorgio, di civismo parco,

da Agrigento tien lontano
Giusi, il sindaco isolano,
invitato al Quirinale
proprio il dì del funerale.

Dopo i tanti bla, bla, bla,
dei nostran quaraquaquà,
s’alza il grido di “assassini!”
Gli eritrei e gli agrigentini

han capito ch’è una truffa
e scatenano la zuffa
contro il funerale strano.
Scappa Mauro, scappa Alfano,

fugge via l’ambasciatore,
mentre, affranta dal dolore,
una donna grida: “Why?”
Non glielo diranno mai.

l’Universale, 23 ottobre 2013

I concerti del Quirinale: bla-bla, bla-bla

L’Agenda di Napolitano per il 2013. “La vera emergenza è quella sociale”.
(la Repubblica, 2 gennaio 2013)
Ultimo avviso al governo tecnico. Nel discorso di fine anno Napolitano chiarisce i poteri del premier dimissionario e chiede la tutela delle classi deboli.
(il Fatto Quotidiano, 2 gennaio 2013)

I concerti del Quirinale: bla-bla, bla-bla

E’ la settima occasione
in cui, prima del cenone,
qualche masochista insano
vuol sentir Napolitano.

Ogni volta con l’auspicio
che il pesante sacrificio
sul domani faccia luce.
Buio! L’uom che ci conduce

non andò mai al di là
di un retorico bla-bla.
Per sei anni indifferente,
per non dire connivente,

alle azion di un farabutto
al qual sempre firmò tutto,
dal legal impedimento
a quel lodo fraudolento,

si è da un anno superato.
Dall’Europa trascinato,
del caiman punì le colpe:
con un furbo mini golpe

ci sottrasse le elezioni
e con l’uom della Bocconi
ci promise là per là
rigor, crescita e equità.

Il rigor, cieco e assoluto,
sol sui poveri è piovuto,
l’equità fu un’illusione
e la crescita un bidone.

E ora scopre il Presidente
che in Italia molta gente
non arriva a fine mese.
E ora scopre il vecchio arnese

che c’è una question sociale,
alla gioventù va male,
la cultura è quasi morta
e cervel l’Italia esporta.

“Presidente, siam sicuri
che andrà meglio se gli auguri
fa a Mancino, il suo compare.
Senza farsi intercettare…”.

blog MicroMega, 4 gennaio 2012

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