Un cazzaro multitasking

Il mitomane.
(il Fatto Quotidiano, 1 giugno 2019)
Ora il ministro di Tutto convoca pure i sindacati.
(il Fatto Quotidiano, 23 giugno 2019)
Il cannibalismo di Salvini.
(la Repubblica, 24 giugno2019)
Ombre russe sulla Lega.
(la Repubblica, 11 luglio 2019)
L’affare russo si ingrossa: indagato l’uomo di Salvini.
“Corruzione internazionale”. I pm di Milano sul leghista Savoini.
(il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2019)

Un cazzaro multitasking

Il ministro dell’Interno
di un ignobile governo
fin dal giorno del debutto
ha viaggiato dappertutto

in campagna elettorale
disertando il Viminale.
Vuole sol bagni di folla
cui gridar: “Boia chi molla!”

ed il lavorar davvero
dentro il triste ministero
proprio par non lo sopporti.
Meglio dir: “Chiudiamo i porti!”

su quei social che son bombe
mentre il suo regime incombe.
Ha Matteo la convinzione
d’esser un grande campione

anche se non è un portento
cosicché non è contento
se non fa il mestier degli altri
pur se son di lui più scaltri.

Eccolo alla Difesa
con l’ignobile pretesa
di sostituir la Trenta:
un siluro scaraventa

sulla prode Capitana
che si scansa e lo sputtana.
Eccolo all’Economia
per sostituire Tria

nella sfida con la Ue:
“Largo ai sovranisti! “Tié!”
gli risponde il cancelliere
con un calcio nel sedere.

Fa il ministro alla Giustizia
e con foga tribunizia
i migranti manda in cella,
ma non sa l’infam brighella

che in prigion può andar lui stesso
che lo Stato ha fatto fesso
coi milion, quarantanove,
ben nascosti, chissà dove.

Furbo come una faina
corre poi alla Farnesina,
dà a Moavero un sinistro
e è degli Esteri ministro:

a Trump il solito inchin,
molti rubli da Putin.
Fa il ministro Toninelli
e combina gran sfracelli:

autostrade, ferrovie,
oleodotti, gallerie,
circonvallazion, bretelle,
terra e mar pien di trivelle.

Il ministro dell’ambiente
si è incazzato. “Non fa niente, –
di Salvini è la risposta –
prendo il posto a Sergio Costa!”

Va al Lavoro il parolaio
ed elimina Di Maio
convocando i sindacati
che ormai sono diventati

grandi amici dei padroni.
Che il Signore li perdoni.
Infin va alla Sanità,
via la Grillo e là per là,

in divisa tutta bianca,
di cianciare non si stanca.
Lesta arriva un’ambulanza
con sirena d’ordinanza,

scendon ben quattro infermieri
grandi come corazzieri
che attanagliano il brighella,
lo sistemano in barella

e lo portano lontano.
“Addio, caro Capitano, –
alzan tutti il medio dito –
torna presto, ma guarito!”

blog MicroMega, 15 luglio 2019

Cesa, il santo di Arcinazzo

Quarta Gamba(dilegno).
(il Fatto Quotidiano, 23 gennaio 2018)

Cesa, il santo di Arcinazzo

Cesa, nota buonalana,
ex Democrazia cristiana,
Ccd ed Udc,
di Casini signorsì,

tien da qualche tempo a balia
il neo team Noi per l’Italia,
quarta gamba del caimano.
Il politico titano

a un appello dell’Espresso
ha risposto ad un dipresso:
“Noi vogliamo candidati
puri, candidi e illibati.

Questo è un team legalitario:
casellario giudiziario
nonché carichi pendenti
chiederemo ai concorrenti

alla sfida elettorale.
Vogliam qualità morale,
pulizia e legalità,
senza se e senza ma!”

E’ lo stesso Cesa che
nel lontan novantatre,
dopo breve latitanza,
in galera fu di stanza

con la grave imputazione
di aggravata corruzione.
Era il tempo in cui Borrelli
col suo pool fece sfracelli

e Di Pietro andò all’attacco.
Cesa disse: “Vuoto il sacco!”,
senza remore e tremori.
C’era ai Pubblici Lavori

da ministro quel Prandini
che nel prendere i quattrini
era tanto spudorato
da Prendini esser chiamato.

Cesa n’era il portaborse
e infinite volte corse
dal ministro tangentaro
con le buste del denaro.

“L’impresario mi chiamava,
del lavoro si parlava,
qui una nuova tangenziale,
là un raccordo autostradale,

qui un raddoppio di corsia,
là una lunga galleria,
qui un viadotto e una rotonda,
là una nuova via di gronda.

Al ministro riferivo
il qual, collaborativo,
dava il via all’affidamento
ed a sé il cinque per cento.

Al momento pattuito
per saziare l’appetito
del ministro tangentaro
una busta col denaro

ritiravo dal cliente:
l’ammontar della tangente.
Il ministro ben pasciuto
dava a me un piccolo aiuto…”

E così tirava avanti
da brigante fra i briganti.
Dopo questa confessione
iI politico cialtrone

visse a lungo senza guai,
la Giustizia è lenta assai
e soltanto nel duemila
tre anni e mezzo gli rifila

da passare in una cella.
Ma si salverà il brighella.
Un cavillo giudiziario
gli risparmierà il calvario,

son gli scherzi del Diritto:
il reato andò prescritto,
la Giustizia infin si è arresa.
Oggi ritroviamo Cesa,

prode figlio di Arcinazzo
e birbon senza imbarazzo,
campion di legalità.
“Ferma il mondo, scendiam qua!”

blog MicroMega, 29 gennaio 2018

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