Il raggio tragico e la stampa di concime

Muraro, indagata e bugiarda, resta. Sala, indagato e bugiardo, pure. Due storie gemelle di reati e menzogne, ma si parla solo di una.
(il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2016)
I 5 Stelle come la prima Lega, accerchiati e sempre sotto tiro.
Massimo Fini: “Sin dal primo giorno la giunta Raggi è nel mirino di tutti i giornali e le tv”.
(ibidem)
Indagato il pm assessore. Raggi lo scopre e lo manda via.
Un guaio al giorno, De Dominicis sotto inchiesta: “Incompatibile con M5S”.
(il Fatto Quotidiano, 9 settembre 2016)
Lagioia dei furfanti per i guai del M5S.
(il Fatto Quotidiano, 10 settembre 2016)

Il raggio tragico e la stampa di concime

Quando l’uovo si è dischiuso
qualcun si è subito illuso:
“Chissà mai che i Cinque Stelle,
vergini da marachelle,

nel disastro generale
faccian bene allo Stivale”.
Vero che sono inesperti,
ma son giovani ed aperti,

portator di novità
contro la stabilità,
questa ignobile melassa,
questa lurida matassa

ogni dì più aggrovigliata
da una casta sputtanata
di imbroglion peracottari
tutti dediti agli affari.

Si dicevano illibati,
puri e disinteressati,
una cosa così nuova
che li misero alla prova:

“Pur con Grillo e Casaleggio
del Pd non saran peggio”,
ma la lor vera ricchezza
era, ahimè, l’altrui schifezza.

Per restare puri e casti
isolati son rimasti,
chiusi dentro ad un serraglio
e fu questo il primo sbaglio:

“Se pulir vuoi la baracca
o ti sporchi con la cacca
oppur non combini niente
e ancor peggio sta la gente”.

Fu Bersani sputtanato,
fu Re Giorgio ripescato
dal suo posto al mausoleo,
cosicché arrivò Matteo.

“Cinque Stelle casti e puri,
noi coi cul pien di siluri”.
Altro errore fu l’assetto:
no a un partito maledetto,

alle infami gerarchie,
alle vil burocrazie
ed agli intrallazzi immondi:
“Noi siam liberi e giocondi,

senza vincoli al di fuori
del rispetto agli elettori!”
Di qui nacque un gran bailamme,
ogni giorno fuoco e fiamme,

l’uno contro l’altro armati,
ma con man ferme guidati
dal duo Grillo-Casaleggio,
di un partito sembran peggio.

E poi venne il caso Roma.
Che non fosse lieve soma,
che i giornali di regime
e il Pd con il concime

ricoprissero Virginia,
alla pubblica ignominia
condannando i Cinque Stelle
anche per le bagatelle,

era chiaro come il sole.
Ma infinita fu la mole
di cazzate che han commesso:
mancò solo un po’ di sesso

e le han fatte proprio tutte.
Miserabili combutte,
liti, critiche, manfrine,
pochi frutti e tanto cine,

vecchi amici di Alemanno
sempre a caccia di uno scanno,
studio Previti al lavoro,
falsi principi del foro,

blog, menzogne, accuse, clan,
assessori nel pantan,
stop and go, avanti e indré,
è pulito, non lo è,

ha un avviso, non ce l’ha,
non c’è ancor, ma arriverà,
sì ce l’ha, ma non lo svela.
Esplosiva la miscela,

con gran delusion di chi
per cacciar Renzi e il Pd
confidò nel Movimento:
questo ha un nome, tradimento.

“Vero, i boss della melassa
vi preparano la cassa
per la lesta sepoltura.
Vero, la nomenklatura,

i giornal, Napolitano,
tutto l’entourage renziano
voglion farvi fuori in fretta.
Vero, la vostra ricetta

può salvar questo Paese.
Ma trentun cazzate al mese
con le loro trentun toppe,
cari amici, sono troppe!”

blog MicroMega, 14 settembre 2016

Rassegna stampa

Festa dell’Unità in incognito: Renzi scappa pure dai suoi.
(il Fatto Quotidiano, 28 luglio 2015)
L’ultima settimana (di nulla), il turbo di Renzi è già in ferie.
Riforme al palo, numeri ballerini e partito ai ferri corti: il premier arranca.
E il Financial Times rincara: “Il vento che lo spingeva sta scemando”.
(il Fatto Quotidiano, 1 agosto 2015)
L’Unità, il magico mondo di Matteo.
(il Fatto Quotidiano, 2 agosto 2015)
L’Expo dei record: il miliardo e mezzo che manca dai conti.
(il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2013)
Gianluigi Pellegrino, il giurista. “Con la riforma il Senato diverrà un albergo a ore”.
(il Fatto Quotidiano, 5 agosto 2015)

Rassegna stampa

Il Financial Times attacca:
L’aliseo batte la fiacca,
lo spingeva e più non spinge,
più che fare Renzi finge”

ed un giorno dopo l’altro,
benché nell’agir sia scaltro,
i problemi van crescendo.
Dov’è andato lo stupendo

trionfator di mesi fa?
I suoi crucci? Eccoli qua.
Del Jobs Act i risultati?
Crescono i disoccupati.

La riforma della Rai
pone fine a tutti i guai?
Ma è la legge di Gasparri,
con la qual tipi bizzarri

le cui doti son misteri
vengon fatti consiglieri
con l’aiuto del caimano,
che al bulletto dà una mano.

Si è stufato di Crocetta?
Mangia tanta cacca e aspetta…
Vuole eliminar Marino,
del partito un moscerino,

un inetto, una scamorza?
Lo vuol ma non ha la forza.
Per la festa del partito
tutto è stato definito

con un suo trionfal comizio,
come quelli dell’inizio?
Poiché par cambiato il clima,
Renzi arriva il giorno prima,

evita fischi furenti
e coi suoi luogotenenti
gioca col calcio balilla
e una visita tranquilla

fa per non dare nell’occhio.
S’impegnò il tosco Pinocchio
a favore dell’Expo?
Fino ad ora male andò,

nonostante Sala celi
degli ingressi da sfaceli.
La riforma del Senato?
Condominio diventato

di condomini assai loschi,
nonostante Monna Boschi,
ha interrotto il trionfal viaggio:
si prospetta il boicottaggio

di quei gufi rosiconi
da mandar fuor dai coglioni.
Sono state intercettate
le terribili renzate

che scambiò con gran iattanza
con un capo alla Finanza?
Matteo Renzi non le spiega:
ciò che avvien nella bottega

deve stare ben nascosto,
questo è il primo presupposto.
Sulla popolarità
nutre dubbi in quantità?

Ordina mille sondaggi
che alla gente fanno i raggi
per sondarne il gradimento:
ogni dì men tot percento.

Se il Financial Times attacca
e lo vede andare in vacca,
per fortuna l’Unità
gran soddisfazion gli dà.

Il suo nuovo timoniere
ogni dì ci fa sapere
che il governo del Narciso
ci ha portato in paradiso.

“Di migliore nulla vedo!”,
canta D’Angelis, l’aedo,
che, promosso direttore,
lecca il culo al suo Signore.

10 agosto 2015

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