Non spingete. Sul cargo del vincitore.
(il Fatto Quotidiano, 28 maggio 2014)
Gli ex nemici smacchiati: “E’ uno di noi di sinistra”.
(ibidem)
La lingua batte dove Renzi vuole.
(ibidem)
Fassina. “Su Matteo ho sbagliato, è l’uomo giusto al posto giusto”.
(la Repubblica, 29 maggio 2014)
“Zitti tutti”, il 40% del premier rottama il dissenso interno.
(il Fatto Quotidiano, 30 maggio 2014)
Avanti, c’è posto!
Abituati a dire d’aver vinto
col ventisei per cento ed anche meno,
quando invero il Pd sembrava estinto
ed in tribù diviso, in un baleno
il quarantun per cento li ha portati
a trasformarsi in un monolite,
in un gruppo di amici sfegatati
che vivono in concordia da più vite.
Quel Renzi preso a calci nel sedere
nelle vecchie primarie con Bersani
e tenuto lontano dal potere
con mezzi vetero democristiani,
adesso, come leader stravincente
di una squadra che dell’Europa è un mito
nonché della culona concorrente,
dai leccaculo pare molto ambito.
Già il tradimento del povero Letta
aveva dimostrato il suo valore
tanto da aver zittito molto in fretta
chi si apprestava a far l’oppositore.
La vittoria che ha appena conquistata
sol grazie ad una buona parlantina,
a una mancetta quasi trafugata
ad un’economia che va in rovina,
al suicidio di Casaleggio e Grillo,
della politica nuovi Tafazzi
ed all’aiuto di un nonnetto arzillo
che muove i burattin senza imbarazzi,
ha spinto chi ha perduto per vent’anni
a rinunciare ad ogni velleità.
Val di più la conquista degli scranni
che il cianciar di Giustizia e Libertà.
“Se Renzi ci assicura un cadreghino
fino al diciotto, ebben viva Matteo!
Smettiamo subito di far casino
e ci accodiamo tutti al suo corteo!”
Anzi, per leccar meglio, fan di più:
dan la scalata al carro già affollato
da portaborse, fate e servitù,
ciascun col rischio d’essere schiacciato.
Giovani turchi, vecchi dalemiani,
sostenitor di Walterloo Veltroni,
Fassina e i pochi amici di Bersani
si fanno avanti a forza di spintoni
in cerca di enti pubblici, di banche,
di cadreghini dentro i ministeri,
di cda che donino palanche,
di authority e prebende a tanti zeri.
Lo spazio è ormai strapieno e non c’è posto
per tutti gli ideali di una volta
e i nuovi leccaculo di nascosto
li buttan giù dal carro ad ogni svolta.
Giù i diritti civil, giù l’energia,
giù le scuole statal, la laicità.
Giù la Giustizia e la Democrazia,
giù l’ambiente, giù la moralità.
Giù la ricerca e la Costituzione,
la guerra al liberismo più sfrenato.
Giù la cultura, giù l’occupazione
nonché la lotta contro il precariato.
Oltre a tutti i sodali vecchi e nuovi
cosa riman sul carro di Matteo?
Bambini congolesi e fate trovi,
slogan, promesse e un po’ di marameo!
blog MicroMega, 30 maggio 2014