La zia di Mubarak

Ritratti. Alberti Casellati. Le tre vite di Elisabetta, la messa in piega della Terza Repubblica.
(il Fatto Quotidiano, 14 ottobre 2018)

La zia di Mubarak

Nel lontan quarantasei,
come dono degli dei
che da allora l’han protetta,
venne al mondo Elisabetta,

quella Alberti Casellati
che a cinquanta anni suonati
è arrivata senza scosse
non sbagliando mai le mosse

da avvocata patavina.
A Natal sempre a Cortina
e d’estate in barca a vela
coi quattrin della clientela,

con sentore di Chanel,
bella casa, due gioiel
come Alvise e Ludovica.
Beltà veneta all’antica,

coniuge di Giambattista
avvocato civilista,
ricca di nomi, cognomi,
cameriere e maggiordomi,

nel certame elettorale,
come il padre, è liberale,
fuma light, drinks margarita.
Questa è la sua prima vita.

Cinquant’anni, ha un tuffo al cuore:
ecco l’unto del Signore!
e l’esperta in Sacra Rota
del caiman divien devota.

Da romantica guerriera
ne difende la carriera:
“Dal dì in cui ci siam trovati
mi son detta: “Ha i connotati

per salvar questa Nazione!
e son scesa nell’agone”.
Casellati è coi molossi
contro i magistrati rossi,

è con Previti e Ghedini,
i berlusconian mastini.
Lotta col massimo slancio:
corruzion, falso in bilancio,

evasion fiscal, tangenti,
sono accuse da dementi
di pm assatanati
contro l’uom che ci ha salvati.

Per vent’anni è in gran fermento:
ben sei volte in Parlamento
del caimano pasionaria,
col bis sottosegretaria,

membro laico al Csm,
sono alcune delle gemme
di una splendida carriera
che la vede madre fiera

di una figlia che, voilà!,
viene assunta da mammà
con retribuzion da neuro
di sessantamila euro.

Quando Silvio è condannato
e cacciato dal Senato
perché è un vero farabutto,
in gramaglie veste il lutto

dopo l’invasion nequizia
del Palazzo di Giustizia,
nel difenderlo agguerrita.
Questa è la seconda vita.

Ora, grazie al Salvimaio,
questa femmina d’acciaio,
che nello scalar non scherza,
alla fin giunge alla terza,

presidente del Senato,
mai successo nel passato.
La signora con gli artigli
viene a più miti consigli

e ritorna moderata,
la sinistra evaporata
ne facilita l’azione:
largo alle famiglie buone,

padre, madre e due figliuoli,
sparo libero ai mariuoli,
chi violenta va castrato
perché non sia più arrapato,

guerra ad omosex e affini,
riapertura dei casini,
no alla pillola abortiva.
Grazie a Elisabetta, evviva!,

scanseremo il patatrac
e l’ex zia di Mubarak
accoppiata a Mattarella
ci farà da sentinella.

blog MicroMega, 17 dicembre 2018

E’ arrivato l’ambasciatore in Italia a far bordello…

L’invito di Obama, prima cena di Stato con premier italiano.
(la Repubblica, 13 settembre 2016)
L’ambasciatore Usa si schiera per il Si. Sinistra dem, M5S e Fi: “Grave ingerenza”.
(la Repubblica, 14 settembre 2016)
La faffe dell’ambasciatore.
(ibidem)
Gli Usa bombardano il No.
(il Fatto Quotidiano, 14 settembre 2016)
L’America vota Renzi e spinge Bersani sul No.
(ibidem)
Phillips va cacciato, invece Renzi andrà a genuflettersi da Obama.
Le minacce Usa per favorire il Si sono un’inaudita intromissione, ma i servi si trattano da servi.
(il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2016)

E’ arrivato l’ambasciatore
in Italia a far bordello…

“Non ci intromettiam, però
se vincesse al voto il No
le finanze americane
si terrebbero lontane

da un Paese in rovinio
ed investimenti addio!
All’economia fa danni
che più o meno in sessant’anni

per casini a giorni alterni
ben sessantatré governi
in Italia abbiate avuti.
Basta oppur tanti saluti!

Il Sì qui deve trionfare
od è proprio un brutto affare!”
Chi ha peccato di ingerenza
al di là d’ogni decenza?

Chi mai fu così invadente,
impiccione e supponente?
Fu l’ambasciator cialtron
degli yankee, Phillips John

che, di origine toscana,
per il Bomba si scalmana
e per l’orrida riforma
sostenuta da una torma

di banchieri disonesti,
malfattori manifesti,
brutal multinazionali,
finanziarie criminali,

vecchie volpi staliniste
in golpetti specialiste,
giornaloni del potere,
maneggioni di mestiere,

big burocrati europei,
cardinali della Cei,
dalla Merkel e da Obama.
E’ lo stesso panorama

che vediam da settant’anni.
Chiunque qui il potere azzanni
ci fa sudditi degli Usa
e l’Italia lecca e annusa

i padroni americani.
Liberal, democristiani,
vecchi lupi comunisti
e berlusconian forzisti

son per loro andati in guerra
negli inferni della terra:
Iraq, Libia, Afghanistan,
Serbia e poi chissà doman.

Poiché il nostro ruolo è chiaro
anche all’ultimo somaro:
essere fedel lacchè,
bravi maggiordomi che

obbediscono al padrone.
E Matteo non fa eccezione:
è una vita che Carrai
riempie i suoi salvadanai

di quattrini americani
per fregare gli italiani
e che pur di andare in Usa
Renzi inventa qualche scusa.

Ad ottobre, addì diciotto,
con Agnese il giovinotto
sarà a cena con Obama,
cosa che da sempre brama.

Questa è l’ultima occasione
per leccare quel padrone
poiché Obama se ne va
e il padrone cambierà.

Il boy scout non fa una piega
e la cosa ben si spiega:
cambia il santo sull’altare?
Cambia il culo da leccare.

blog MicroMega, 19 settembre 2016

San Caimano martire

Televisione e mercato dei senatori. Berlusconi indagato per corruzione.
L’inchiesta di Napoli su Saccà e le offerte a Randazzo.
(la Repubblica, 12 dicembre 2007)
La telefonata. Silvio, le attrici e l’Operazione Libertà.
La richiesta a Saccà: la Russo e la Manna utili a far saltare il governo.
(la Repubblica, 21 dicembre 2007)
Nuove intercettazioni, è scontro Rai-Mediaset. Ecco le telefonate di Berlusconi su politici e attrici.
(la Repubblica, 27 giugno 2008)
Berlusconi al Gran Bazar di Montecitorio, “caccia” ai deputati Udc e agli indecisi.
(la Repubblica, 10 settembre 2010)
Quei soldi per far cadere Prodi.
(il Fatto Quotidiano, 12 settembre 2010)
Corruzione, indagato Berlusconi. “Comprò il mio voto con 3 milioni”.
La confessione di De Gregorio che fece cadere Prodi. Il Pdl: andiamo in piazza.
(la Repubblica, 1 marzo 2013)
Operazione Libertà. B. pagò De Gregorio, così cadde Prodi.
(il Fatto Quotidiano, 1 marzo 2013)
Soldi, incarichi e ricatti. Il golpe bianco di Berlusconi che avvelenò il governo Prodi.
(la Repubblica, 2 marzo 2013)
De Gregorio: “Ho silurato Prodi con gli americani”.
(il Fatto Quotidiano, 2 marzo 2013)
Ora Berlusconi rischia la mazzata. Raduno anti-pm il 23 marzo.
(ibidem)
“Questo è solo l’inizio della valanga. Ora devono parlare Lavitola e gli altri”.
De Gregorio: “Silvio pensava alla campagna acquisti e basta”.
(la Repubblica, 3 marzo 2013)

San Caimano martire

Delinquente per sentenza,
colleziona Sua Indecenza
un processo dopo l’altro,
ma poiché è piuttosto scaltro,

più che scaltro, anzi, pirata,
fino a adesso l’ha sfangata.
Ora spunta De Gregorio,
senatore migratorio,

che di corruzion lo accusa:
“Tre milion chi li ricusa
per saltar da Prodi a qua?”
Fu l’Azione Libertà

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