I due forni di Di Maio

Berlusconi rifiuta il concorso esterno: ultimo forno Di Maio-Salvini.
(il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2018)
Adesso tocca a Fico. Mattarella chiude il forno con la Lega.
(il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2018)
Pd, Martina apre ai 5 Stelle e subito i renziani lo linciano.
(il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2018)
La mappa del Pd, chi vuole cosa in Direzione (saranno sì ma per dire no).
(il Fatto Quotidiano, 28 aprile 2018)

I due forni di Di Maio

Cinque Stelle primi, in testa
e pertanto, lancia in resta,
il grillin Giggi Di Maio
fa il galletto del pollaio.

Ha capito, molto a stento,
che col trentadue per cento
non può governar da solo,
ma si illude il buon figliolo

di trovar qualche compare
senza un prezzo da pagare.
“Il programma sarà il mio
ed il premier sarò io!”

da cinquanta dì starnazza
in tivù, sul web e in piazza.
Il programma molto ardito
in realtà si è già addolcito

ché così vuole il sistema
a evitare ogni problema
con l’Europa e Mattarella,
con la Nato e Trump brighella.

A trattar con i grillini
primo è l’orrido Salvini
con nessun che fa una piega
ad un Cinque Stelle-Lega,

la rovina del Paese.
Un renzian, anzi, alle prese
con la più bieca vendetta
della cosa si diletta,

fino ad esclamar con scherno:
“Venga in fretta un tal governo
e noi ci divertiremo!”
Sarà masochista o scemo?

Il leghista per fortuna
al grillin chiede la luna
poiché vuole Berlusconi
nella stanza dei bottoni.

Ma Giggino dice: “No,
così in basso non andrò!
Se lo accetto gli elettori
a calcion mi fanno fuori.

Cambio forno sull’istante,
vo’ al Pd, Fico, adelante!”
I due scalan l’Aventino
per trovar qualche piddino

per la firma di un contratto.
Non l’avessero mai fatto!
Il partito è inesistente,
a dirigerlo è un reggente,

nullità senza rimedio.
Molti fanno il dito medio
e li accolgono a sberleffi:
son la gang dei brutti ceffi

che sostiene il fanfarone.
Una smilza opposizione
disponibile all’ingaggio
muta sta, senza il coraggio

di iniziar la trattativa.
All’aspetto sembra viva,
ma in realtà è morta da quando
il toscan prese il comando.

Direzioni ed assemblee
per lanciare nuove idee
ed ignobili renzate
vengon sempre

a evitare votazioni
ed il rischio di scissioni.
Ciascun con la sua masnada
se ne va per la sua

con sorriso celestiale,
ma celando il suo pugnale.
Matteo Renzi ovunque incombe
minacciando le colombe

e annunciando il suo ritorno.
Giggi e Fico, visto il forno,
si son proprio spaventati
ed al Colle son tornati

per parlar con Mattarella:
“Minchia, non c’è maggior iella
che trattar coi due Mattei,
Presidente, faccia lei!”

blog MicroMega, 30 aprile 2018

Un picciotto non edotto

Il vero passaporto kazako mette nei guai Alfano e B.
(il Fatto Quotidiano, 9 luglio 2013)
Caso Ablyazov, “espulsione illegale”.
(la Repubblica, 10 luglio 2013)
Alfano sempre più in difficoltà. Ieri vertice al Viminale in vista del question time di oggi.
(il Fatto Quotidiano, 10 luglio 2013)
Consegnate al tiranno: Alfano sotto accusa.
(il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2013)
“Quella espulsione era illegale”. La dissidente kazaka può tornare. Scoppia il caso Alfano.
(la Repubblica, 13 luglio 2013)
Caso Kazakistan, ombre su Alfano.
(la Repubblica, 14 luglio 2013)
“Puttana russa e poi mi hanno portato via”.
(il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2013)
Letta: “Chi ha sbagliato pagherà”.
(la Repubblica, 15 luglio 2013)
Bufera su Alfano, Pdl in trincea.
(la Repubblica, 16 luglio 2013)
Angelino non si tocca e il Pd s’adegua per forza. Reazione cauta tra i democrat e silenzio totale di Napolitano. Renzi attacca: “Il governo così non durerà a lungo”.
(il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2013)
Shalabayeva, paga solo la polizia. Alfano: “Mai informato”.
(la Repubblica, 17 luglio 2013)
Il Quirinale sceglie la prudenza: non si può indebolire il governo.
(ibidem)
Cadono due teste, Alfano si fa salvare dalla polizia.
(il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2013)

Un picciotto non edotto

Angelin nulla sapeva
circa la Shalabayeva,
moglie dell’oppositore
del kazako dittatore.

Alma per esser sicura
capitò, per sua sventura,
in Italia, il belpaese
che in nom delle larghe intese,

la passion del Quirinale,
si scordò della morale,
nascondendo ogni angheria
con bigotta ipocrisia.

Contò almen quaranta agenti,
ceffi armati fino ai denti,
la task force che fu impegnata
per rapir la rifugiata

con la sua figlia bambina,
quanti usati per Riina
e Bernardo Provenzano
nel contesto siciliano.

Un questore, l’Interpol,
Digos e Criminalpol,
due pm, tre prefetti,
vari capi gabinetti,

in sostanza tutto intero
dell’Interno il Ministero,
col jet han spedito a Astana
colei che russa puttana

un infame definì.
Fu un lavoro di tre dì
la realizzazion di un piano
che, a sentire Letta e Alfano,

non coinvolse né il governo
né il ministro dell’Interno.
Letta, nel far l’occhiolino
ad Alfano a sé vicino,

canta la sua canzonetta:
“Questa azion grida vendetta
e qualcun dovrà pagare!
Non possiamo tollerare

ombre, dubbi, negligenza!
Noi siam per la trasparenza!”
Poi interviene Angelo Alfano
con un piglio scajolano

e ira a stento trattenuta:
“Tutto avvenne a mia insaputa!
Da Madama Farnesina,
in passato paladina

di meschin, perseguitati,
dissidenti e rifugiati,
ho saputo questo fatto
per il qual di rabbia schiatto!

Ma in tre dì la verità
verrà fuori e pagherà
chi, mancando di informarmi,
finì con lo sputtanarmi!”

E con due capri espiatori
Angelin ne venne fuori…
Nessun monito dal Colle,
preda del timore folle

che il governo a larghe intese
possa andare a quel paese.
Come posson questi ceffi,
che ci copron di sberleffi,

pensar che qualcuno abbocchi?
Mentitor come Pinocchi,
par lavorino al futuro
dell’ignobile figuro,

quando scapperà il caiman
nel lontan Kazakistan:
il maestro con l’alliev,
Silvio con Nazarbayev!

blog MicroMega, 17 luglio 2013

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